Il progetto per il nuovo ponte Garibaldi a Senigallia è al centro di una disputa che coinvolge cittadini, imprese e associazioni ambientaliste. Dopo il ricorso al Tar delle Marche che ha visto protagoniste alcune realtà ambientaliste locali, si è mosso il “Comitato tra 2 fiumi – Le imprese per il territorio”, formato da persone danneggiate dall’alluvione del 2022, con un controricorso volto a impedire la sospensione dei lavori. Questo intervento da oltre sei milioni di euro è considerato fondamentale per la messa in sicurezza della vallata e per la ripresa economica del territorio.
Il ricorso ambientalista e il blocco del progetto ponte Garibaldi
Nel corso del 2025, diverse associazioni ambientaliste di Senigallia hanno presentato al Tar delle Marche un ricorso per fermare il progetto del ponte Garibaldi. Il loro intento è di mettere in pausa un’opera la cui realizzazione è già stata approvata e per cui sono stati stanziati oltre sei milioni di euro. Queste associazioni hanno messo in discussione il quadro normativo che sostiene i lavori, puntando il dito sulle procedure e sull’impatto del progetto in termini ambientali.
Il rischio più grave, secondo i firmatari del ricorso, sarebbe quello di intervenire senza una valutazione adeguata delle conseguenze ambientali, ma anche sugli equilibri idrogeologici locali. Tuttavia, questo ricorso rischia di bloccare un’opera che è considerata indispensabile per evitare ulteriori danni idraulici e per la prevenzione di altre calamità simili a quella del 2022. Il fermo dei lavori potrebbe infatti rallentare tutta la serie di interventi previsti per la messa in sicurezza del territorio, con pesanti ripercussioni per abitanti e aziende.
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Il controricorso del comitato tra 2 fiumi e la difesa delle imprese colpite dall’alluvione
Il “Comitato tra 2 fiumi – Le imprese per il territorio” ha reagito al ricorso ambientalista presentando un controricorso al Tar delle Marche. Questo gruppo, costituito da circa 470 cittadini, famiglie e aziende di Ostra, Senigallia e altri comuni colpiti dall’alluvione, mira a impedire una sospensione che potrebbe compromettere la ripresa del territorio.
Le imprese rappresentate dal comitato sono ancora alle prese con le conseguenze economiche della calamità del settembre 2022. I danni subiti hanno provocato una diminuzione degli ordini, svalutazione degli immobili e costi assicurativi molto più alti, talvolta quadruplicati. Tutto questo senza la protezione di un intervento rapido per la sistemazione dei fiumi Misa e Nevola. Alla luce di queste difficoltà, il blocco dei lavori per il ponte Garibaldi rappresenta una beffa aggiuntiva per chi ogni giorno cerca di rialzarsi.
Andrea Morsucci, portavoce del comitato, ha spiegato come “la continuità degli interventi sia fondamentale per sostenere la ripresa economica.” Finché i lavori non saranno completati, numerose aziende della vallata faticheranno a uscire dalla crisi indotta dall’alluvione, compromettendo anche il tessuto sociale e produttivo locale.
Criticità idrogeologiche e impatto sociale del blocco dei lavori
Il progetto finanziato per il ponte Garibaldi non riguarda solo un’infrastruttura viaria, ma è parte di un piano più ampio di mitigazione del rischio idrogeologico nella vallata. Secondo gli enti preposti, i lavori avviati mirano a migliorare la sicurezza dei territori attraversati dai fiumi Misa e Nevola, aree già provate dall’alluvione di quasi tre anni fa.
Bloccare questi interventi rischia di rallentare il sistema di prevenzione che tutela non solo le abitazioni, ma anche le attività commerciali e agricole. Infatti, si parla di opere collegate a delocalizzazioni, ristori economici e varianti urbanistiche necessarie a rispondere agli effetti del disastro.
La categoria delle imprese vede in questi lavori un tassello imprescindibile per recuperare normalità e fiducia. Il comitato ha sottolineato che “la sospensione dei cantieri provocherebbe un danno che va oltre la struttura stessa:” tradotto in termini concreti, significa ritardi nella concessione di aiuti, calo della sicurezza idraulica e sospensione di un processo già avviato per ridurre il rischio di nuove catastrofi.
Il ruolo dell’avvocatura e la posizione del comitato tra 2 fiumi
L’avvocata Roberta Alessandrini ha illustrato i motivi legali alla base del controricorso promosso dal comitato. Secondo lei, l’intervento mira a tutelare tutti gli sforzi compiuti per affrontare l’emergenza derivata dall’alluvione e a difendere i contributi messi a disposizione di cittadini e imprese.
Questo controricorso si presenta come una risposta diretta alla minaccia di sospensiva del Tar, con l’obiettivo di non fermare il flusso degli interventi e garantirne il completamento. La tutela degli interessi economici e sociali degli alluvionati passa da questi mezzi legali, che diventano un argine nei confronti di una battaglia giudiziaria che potrebbe allungare i tempi della ricostruzione e della prevenzione.
Il comitato ha ricordato che questo scontro legale interessa non solo la viabilità o l’ambiente, ma riguarda la sopravvivenza stessa delle comunità locali colpite da un evento ormai di lunga memoria. Bloccare i progetti significherebbe negare la possibilità di rilancio alle imprese della zona e aumentare il senso di frustrazione tra i residenti.
Le implicazioni per il futuro di Senigallia e dell’intera vallata
L’esito della contesa al Tar delle Marche avrà conseguenze importanti su Senigallia e i territori limitrofi. Il progetto per il ponte Garibaldi, inserito in un quadro più grande di interventi contro il rischio alluvioni, rappresenta una scommessa per la sicurezza futura.
La stagione dei lavori si è già aperta, e il rischio è di vedere un lungo stop che metterebbe a rischio non soltanto i finanziamenti, ma la capacità di intervento immediato. Questo scenario preoccupa soprattutto chi ha già subito dal vivo cosa significa una calamità naturale e ha bisogno di poter contare su protezioni tangibili.
L’auspicio dei soggetti coinvolti nel controricorso è che il meccanismo giudiziario permetta di non paralizzare la macchina che dovrebbe assicurare stabilità su questo pezzo di territorio così delicato. Senigallia resta quindi ferma sul progetto, ritenuto necessario, mentre dal fronte ambientalista si attendono ulteriori passaggi legali. La partita resta aperta, e i prossimi mesi saranno decisivi per capire quale strada si prenderà davvero.