Il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado dal tribunale vaticano per le operazioni immobiliari legate ai fondi riservati della Santa Sede, ha ora presentato un esposto alla procura di Roma. Nel documento, l’ex alto funzionario del Vaticano segnala ipotesi di truffa ed estorsione, ipotizzando reati messi in atto da persone fuori dal processo vaticano. Queste nuove accuse aggiungono un capitolo complesso a una vicenda già sotto i riflettori da tempo.
La condanna di becciu e le operazioni immobiliari a Londra
La storia giudiziaria di Angelo Becciu si lega a un’inchiesta sulle gestioni finanziarie della Santa Sede, con particolare attenzione a investimenti immobiliari svolti a Londra. Nel 2025, il tribunale vaticano ha riconosciuto colpevolezza a Becciu e ad altri imputati, come Enrico Crasso, ex gestore finanziario della segreteria di stato, e Fabrizio Tirabassi, funzionario vaticano. I fatti riguardano la destinazione di fondi riservati per l’acquisto di immobili, operazioni che in aula sono state giudicate irregolari.
La sentenza è stata un punto di svolta, segnando una presenza più decisa della magistratura vaticana nella verifica delle spese e delle scelte economiche interne. La condanna ha sollevato discussioni sull’uso delle risorse della Santa Sede e sulla trasparenza dei suoi rappresentanti. Gli imputati hanno sempre respinto le accuse, annunciando ricorsi e difese agguerrite.
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Il contenuto dell’esposto presentato alla procura di roma
Dopo la condanna, Becciu ha deciso di reagire con una denuncia che coinvolge diverse figure esterne al giudizio vaticano. L’esposto, inviato alla procura di Roma, punta il dito contro presunte manovre orchestrate per condizionare il processo e ottenere una condanna a suo carico.
Il cardinale indica come protagonista principale Francesca Immacolata Chaouqui, già nota per un ruolo controverso nelle vicende vaticane. Secondo l’esposto, chaouqui avrebbe creato un piano per pilotare l’esito del processo, agendo attraverso contatti in Italia ed esercitando pressioni su testimoni chiave del procedimento. Le pagine dell’esposto descrivono presunte modifiche indotte nella versione dei fatti fornite a giudici e inquirenti.
Il documento segnala anche la figura di Genoveffa Ciferri, che avrebbe fatto da tramite tra Chaouqui e testimoni necessari per l’accusa. L’obiettivo sarebbe stato quello di favorire una condanna predefinita, arrivata con la sentenza del tribunale vaticano.
I protagonisti coinvolti: da chaouqui a perlasca
Francesca Immacolata Chaouqui è stata al centro di altre inchieste legate alla Santa Sede. In questo esposto emerge un ritratto di lei che supera i confini del Vaticano: si parla di attività svolte in Italia per modificare testimonianze e orientare il procedimento. L’accusa più forte riguarda la manipolazione del principale testimone, monsignor Alberto Perlasca.
Perlasca, che ha fornito elementi chiave a carico di Becciu, sarebbe stato spinto a cambiare la sua versione sotto la pressione di Chaouqui e della sua rete. L’esposto descrive chaouqui come una figura che, fingendo di essere vicina a magistrati vaticani, avrebbe indotto testimonianze orientate a favorire l’accusa.
Altri personaggi chiave della vicenda
La memoria presentata da Becciu include anche altre personalità coinvolte nella vicenda giudiziaria, in particolare altri condannati come Crasso, Tirabassi e il finanziere Raffaele Mincione. Questi ultimi hanno contribuito alla raccolta probatoria con una lunga serie di conversazioni via chat, che documentano relazioni e influenze reciproche tra i protagonisti.
Le chat whatsapp al centro delle nuove accuse
Un punto centrale della denuncia sono i contenuti di 325 pagine di chat WhatsApp, acquisite a difesa di Mincione in un procedimento davanti alle Nazioni Unite. Le conversazioni sono fra Chaouqui e Genoveffa Ciferri, e sono usate per testimoniare un presunto gioco dietro le quinte.
I messaggi rivelano scambi intensi, tentativi di concordare versioni e pressioni sui testimoni. Secondo i firmatari dell’esposto, quelle chat sono una prova che testimonia come monsignor Perlasca sia stato ‘indirizzato’ a sostenere una narrazione in linea con le strategie di Chaouqui.
Non si tratta di comunicazioni neutre; al contrario, emergono racconti di coinvolgimenti personali e di azioni che escono dagli schemi del processo normale. L’esposto suggerisce un sistema di contatti e influenze che ha inciso sullo svolgimento dell’indagine vaticana, grazie anche a persone non direttamente legate allo stato della città del Vaticano, ma operative in territorio italiano.
Le conseguenze giudiziarie nella capitale e il proseguo della vicenda
L’esposto inviato alla procura di Roma apre un nuovo fronte giudiziario sulla vicenda che riguarda il cardinale Becciu. Mentre il tribunale vaticano ha già emesso la sentenza di primo grado, la denuncia italiana propone un sospetto di reati quali truffa ed estorsione legati proprio a manovre esterne al giudizio vaticano.
La procura capitolina ora ha in mano un dossier corposo e dovrà valutare la fondatezza delle accuse di Becciu e degli altri imputati che appoggiano la denuncia. La complessità degli intrecci tra il Vaticano e l’Italia potrebbe portare in luce dinamiche nascoste che hanno attraversato più istituzioni.
Questo sviluppo avviene in un momento di grande attenzione verso la gestione delle risorse, la trasparenza e la giustizia interna della Santa Sede. Scoprire se ci siano stati reati fuori dal processo ufficiale può trasformare l’intera vicenda, trascendendo l’ambito strettamente ecclesiastico per coinvolgere materia penale ordinaria.
Il racconto di questi fatti resta aperto e atteso, mentre da Roma si muovono passi decisivi per approfondire le ipotesi sollevate dall’ex cardinale.