Le autorità talebane in afghanistan hanno imposto il divieto di praticare gli scacchi in tutto il territorio nazionale. Il provvedimento, annunciato nel 2025, si basa su interpretazioni religiose che associano questo gioco a forme di azzardo vietate dalla sharia. Questa decisione ha colpito una tradizione seguita soprattutto dai giovani e mette in luce i limiti imposti dallo stato islamico su alcune attività sportive e ricreative.
Motivazioni religiose e legali del divieto degli scacchi in afghanistan
Il portavoce del Dipartimento dello Sport afghano, Atal Mashwani, ha chiarito che la sharia considera gli scacchi come una forma di gioco d’azzardo, illegale e immorale secondo le norme religiose adottate dal governo talebano. Mashwani ha detto all’agenzia Afp che, fintanto che queste considerazioni non saranno risolte, le partite di scacchi resteranno sospese in tutto il paese.
Il divieto fa parte di un giro di vite più ampio su attività che le autorità giudicano incompatibili con la legge islamica. Queste misure riflettono l’interpretazione rigorosa della sharia adottata dal governo di Kabul, che mira a controllare lo sport e ogni forma di intrattenimento che può essere visto come contrario ai suoi principi.
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Impatto sociale e federazione nazionale inattiva
L’impatto è soprattutto sociale, visto che gli scacchi rappresentano una pratica intellettuale e un passatempo diffuso da tempo in afghanistan. Anche la federazione nazionale di scacchi, attualmente inattiva, non ha potuto organizzare eventi ufficiali negli ultimi due anni a causa di conflitti interni e problemi di leadership.
Reazioni della comunità e il contesto sociale a kabul
Ad Kabul, il divieto degli scacchi è stato mal accolto da chi vede in questo gioco un’opportunità per i giovani di trascorrere il tempo libero in modo costruttivo. Azizullah Gulzada, proprietario di un bar che ospitava tornei di scacchi nella capitale, ha negato qualsiasi legame con il gioco d’azzardo, sottolineando l’importanza sociale dell’attività.
Secondo Gulzada, diversi giovani si riuniscono quotidianamente nel suo locale per giocare senza scommesse, semplicemente per sfidarsi e socializzare. Ha inoltre ricordato come in altri paesi a maggioranza musulmana, gli scacchi siano praticati senza particolari restrizioni religiose o legali.
Limitazioni di svago per i giovani afghani
La situazione attuale limita dunque spazi di svago e confronto intellettuale per molti giovani afghani, in un momento in cui le opportunità di svago sono già ridotte. Questo divieto arriva a pochi mesi dagli arresti e chiusure di palestre e centri dove si praticavano arti marziali miste, anch’esse considerate incompatibili con la sharia per la loro natura violenta.
Il precedente delle arti marziali miste e il controllo sugli sport
L’anno scorso le autorità talebane avevano vietato le arti marziali miste in afghanistan, giudicandole violente e inappropriate secondo la legge islamica. Questa decisione seguiva una linea simile a quella adottata ora con gli scacchi, anche se in questo caso il motivo ufficiale è il collegamento con il gioco d’azzardo.
Questa stretta sugli sport mostra una volontà chiara di controllare ogni forma di attività che possa contraddire la visione religiosa dominante. Contenere le attività considerate troppo rischiose o lontane dai valori tradizionali permette al governo di mantenere ordine e conformità nelle pratiche pubbliche.
I divieti colpiscono soprattutto i giovani, che trovano nelle competizioni sportive anche un’occasione di aggregazione e crescita personale. Limitarle significa ridurre ulteriormente gli spazi di socialità e di confronto in un paese già segnato da decenni di conflitti e restrizioni culturali.
Questi provvedimenti riflettono una gestione rigida della vita pubblica dove ogni gesto o attività viene valutata non solo per il suo contenuto sportivo o ricreativo, ma soprattutto per la sua adesione alla legge islamica interpretata dal governo talebano.