Guerra in Sudan, oltre 30 milioni di persone colpite da conflitto e crisi umanitaria nel 2025

Guerra in Sudan, oltre 30 milioni di persone colpite da conflitto e crisi umanitaria nel 2025

Il conflitto in Sudan dal 2023 ha causato oltre 739 morti, milioni di sfollati e gravi violazioni dei diritti umani, con bambini del Darfur vittime di abusi e condizioni di vita estremamente precarie.
Guerra In Sudan2C Oltre 30 Mili Guerra In Sudan2C Oltre 30 Mili
Il conflitto in Sudan dal 2023 ha causato gravi violenze, spostamenti forzati e una crisi umanitaria che colpisce soprattutto bambini e donne, esposti a abusi, povertà e mancanza di servizi essenziali. - Gaeta.it

Il conflitto in Sudan, iniziato nell’aprile del 2023, continua ad avere effetti devastanti sulla popolazione civile. L’escalation di violenze ha aggravato una situazione già critica, lasciando oltre la metà degli abitanti del paese in condizioni di estrema necessità. La popolazione, spinta alla fuga e esposta a gravi rischi, affronta quotidianamente carenze di servizi essenziali e attacchi diretti alla propria sicurezza.

Il conflitto armato e il bilancio delle vittime in sudan

La guerra tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido si trascina da oltre due anni. Nel primo trimestre del 2025, secondo la missione delle Nazioni Unite nel paese , si sono registrati almeno 739 morti, 679 feriti e 149 persone rapite. Le ostilità continuano a colpire numerose aree, rendendo difficile garantire assistenza e protezione alla popolazione.

Circa 14 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa degli scontri. Questa situazione ha creato uno spostamento interno massiccio e urgente, con rifugiati che cercano scampo in diverse regioni, spesso in condizioni precarie. Molti ospedali non funzionano più: più di un terzo delle strutture sanitarie è risultato chiuso o danneggiato, aggravando ulteriormente le condizioni di chi necessita cure mediche.

La portata della crisi umanitaria si estende a scala nazionale. Tra gennaio e marzo 2025, oltre 30 milioni di persone hanno avuto bisogno di supporto per soddisfare i bisogni fondamentali, tra cui alimentazione, acqua e assistenza sanitaria. La situazione resta instabile, con frequenti violenze che impediscono qualsiasi recupero.

La sofferenza dei bambini nelle zone di guerra del darfur

Nel Darfur il conflitto ha lasciato segni particolarmente profondi. Bambini e ragazzi si trovano esposti a rischi continui, fra cui violenze dirette, traumi psicologici e perdita di riferimenti familiari. Diverse organizzazioni umanitarie, come Save the Children, hanno raccolto storie drammatiche provenienti dalle aree più colpite.

Molti minori hanno assistito a esecuzioni pubbliche o hanno visto morire vicini e amici mentre cercavano di mettere insieme i pezzi di un’esistenza distrutta. L’orrore vissuto li ha spesso costretti a fuggire lasciandosi alle spalle tutto ciò che conoscevano.

Al campo profughi di Zamzam — che ospitava più di 500 mila persone — molte famiglie sono scappate a seguito di nuove ondate di violenza, dirigendosi verso Tawila. Qui però le speranze di trovare sicurezza si sono infrante: condizioni estremamente precarie hanno proseguito a imperversare senza miglioramenti. Il continuo movimento e la mancanza di servizi di base rendono la vita nei campi ancora più difficile, specialmente per i più piccoli.

L’impatto della guerra sulle bambine, vittime di violenze sistematiche

Le violenze sessuali hanno assunto un ruolo drammatico nel conflitto e sono state sistematicamente utilizzate come strumento di controllo e oppressione. Le bambine, in particolare, subiscono abusi indicibili e la loro condizione viene spesso ignorata o nascosta.

Un’indagine condotta da Save the Children ha rivelato che il 53% delle ragazze tra i 12 e i 18 anni, intervistate nelle zone colpite del Darfur, ha subito abuso sessuale. Questi fatti avvengono spesso durante percorrenze quotidiane, come la ricerca di acqua o rifugio, situazioni che dovrebbero essere ordinarie e sicure ma diventano occasioni di pericolo estremo.

La paura costante e la mancanza di protezioni lasciano le bambine in una condizione di vulnerabilità permanente. Spostarsi a piedi, spesso per lunghe distanze e attraverso territori esposti al conflitto, si traduce in un rischio continuo di aggressioni e soprusi. Questa realtà contribuisce a isolare ancora di più le vittime, che spesso non trovano sostegno o qualcuno a cui rivolgersi.

Bambini separati dalle famiglie e l’assenza di un futuro certo

La guerra ha frantumato molte famiglie e ha lasciato molti bambini soli. Molti minori sono rimasti orfani dopo aver perso entrambi o uno dei genitori a causa di violenza, malattie o fame. La fuga dai combattimenti ha spesso fatto perdere ogni contatto con i propri cari.

Un caso emblematico riguarda un ragazzo di 12 anni che, durante un attacco al campo di Zamzam, ha perso i genitori. La disperazione lo ha spinto a cercarli per giorni e mesi ma ogni tentativo si è scontrato con l’assenza di risposte. Quando è arrivato a Tawila, non ha trovato nessuno della sua famiglia.

Questa condizione di abbandono è comune tra molti bambini sfollati. La solitudine e l’incertezza rendono difficile immaginare un futuro per questi ragazzi, che si devono confrontare anche con la fatica quotidiana di sopravvivere senza un punto di riferimento stabile. La situazione nei campi di rifugiati conferma uno scenario di grave difficoltà, dove i diritti più elementari vengono sistematicamente calpestati.

Change privacy settings
×