Goma in crisi: la testimonianza di Francesco Barone sulla missione nell’Africa subsahariana

Goma in crisi: la testimonianza di Francesco Barone sulla missione nell’Africa subsahariana

Francesco Barone, docente e presidente di Help Senza Confini Onlus, racconta la sua missione a Goma, evidenziando l’emergenza umanitaria e le crescenti tensioni legate al conflitto con il gruppo ribelle M23.
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Goma in crisi: la testimonianza di Francesco Barone sulla missione nell’Africa subsahariana - Gaeta.it

Francesco Barone, docente all’Università dell’Aquila e presidente di Help Senza Confini Onlus, condivide la sua recente esperienza a Goma, nel Nord Kivu, dove ha partecipato alla sua sessantaduesima missione. La situazione politica e sociale della regione è in grave pericolo, complicata dall’emergere del gruppo ribelle M23, che ha costretto Barone a tornare in Italia con urgenza.

La difficoltà della missione umanitaria

Durante il suo soggiorno, Barone ha approfondito le dinamiche locali, supportando la comunità con azioni di solidarietà. Il suo impegno non si è limitato a fornire aiuti materiali, ma ha incluso incontri con le autorità locali. Tra questi, spicca la conversazione con il sindaco di Goma, Faustin Kapend Kamand. Il sindaco ha lanciato un appello vibrante per un immediato cessate il fuoco, avvertendo della drammatica situazione che milioni di persone stanno affrontando a causa del conflitto e delle violenze diffuse.

Barone ha raccontato che l’appello del sindaco ha attirato l’attenzione internazionale, ma la crisi ha seguito un percorso contrario. Gli eventi sono precipitati rapidamente, con l’occupazione di diverse località da parte dei ribelli. Le conseguenze di questa escalation non riguardano solo il conflitto in sé, ma si riflettono anche nella vita quotidiana delle persone, duramente colpite da saccheggi e violenze che hanno destato profonda inquietudine.

La paura e l’incertezza a Goma

La situazione a Goma è diventata critica, con il conflitto avvicinandosi a punti sensibili come le scuole dove Barone e la sua equipe avevano precedentemente operato. L’impossibilità di evacuare facilmente è diventata una realtà, con il lago Kivu a ovest e la frontiera con il Ruanda a est che hanno intrappolato la comunità.

L’aeroporto di Goma, chiuso, ha complicato ulteriormente le cose. Barone ha espresso preoccupazione per la possibilità di non riuscire a tornare a casa se il suo rientro fosse stato rinviato. La presenza di aerei e elicotteri militari ha caratterizzato gli ultimi giorni della sua missione, accentuando l’atmosfera di tensione e paura tra la popolazione locale.

Le difficoltà non si fermano solo al conflitto, ma si estendono anche ai servizi di base. Le località colpite soffrono di una carenza di energia elettrica e problemi di comunicazione. Barone ha menzionato esplicitamente l’impossibilità di comunicare con il suo referente sul campo, evidenziando l’angoscia di vivere in una regione dove le correnti notizie sono cruciali ma molto difficili da ottenere.

Il contesto geopolitico e le preoccupazioni per il futuro

Barone ha sottolineato le conseguenze potenzialmente devastanti del conflitto, prevedendo un possibile allargamento della crisi ad altre nazioni della regione, come Uganda e Burundi. Il rischio di una guerra regionale è un fattore di grande preoccupazione, poiché le tensioni tra i vari gruppi interessati sembrano aumentare. La situazione a Goma non è solo un dramma locale, ma un fenomeno che potrebbe avere ripercussioni su larga scala.

Le diverse reazioni da parte della popolazione di Goma rispetto agli avvenimenti, incluse alcuni accostamenti al M23 come liberatori, complicano ulteriormente la trama già intricata di questa crisi. Comprendere le dinamiche sociali e politiche all’interno di questo contesto è fondamentale per pianificare futuri interventi e risposte alle emergenze umanitarie.

La testimonianza di Francesco Barone offre una lente diretta su una situazione in rapida evoluzione, richiamando l’attenzione sulla necessità di un dialogo e di una cooperazione internazionale per affrontare le sfide che questo territorio deve affrontare. La comunità internazionale deve mantenere la sua vigilanza e il suo supporto, affinché la speranza di stabilità e pace non venga dimenticata.

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