Gli stati uniti hanno chiarito che israele non prenderà parte al programma di distribuzione di aiuti alimentari destinati alla striscia di gaza, dove la scarsità di cibo ha raggiunto livelli critici da quando israele ha sospeso ogni consegna. La mossa occidentale si innesta in un contesto teso, con la popolazione gazaiana alle prese con mancanza di risorse vitali da oltre due mesi a causa del blocco imposto da israele dopo l’attacco del 7 ottobre 2023.
Il ruolo esclusivo degli stati uniti nella distribuzione degli aiuti a gaza
Il governo americano, attraverso l’ambasciatore Mike Huckabee, ha comunicato che israele avrà un ruolo limitato esclusivamente alla sicurezza militare nel rapporto con gli aiuti. Huckabee ha spiegato in conferenza stampa che israele assicurerà solo la sicurezza militare, considerato il fatto che gaza è una zona di conflitto, mentre la distribuzione vera e propria degli aiuti sarà affidata ad altri attori indipendenti.
La gestione operativa e le responsabilità militari
La gestione operativa delle consegne e della distribuzione del cibo sarà svolta da appaltatori privati, con il supporto militare israeliano che resterà a distanza per evitare eventuali coinvolgimenti diretti nello scontro sul territorio. Israele, da parte sua, ha preferito non commentare le dichiarazioni americane. Questo approccio riflette la delicatezza della situazione sul terreno e la necessità di mantenere un distacco formale nell’erogazione degli aiuti.
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Il blocco israeliano e la situazione umanitaria nella striscia di gaza
Israele sostiene che la chiusura delle forniture di viveri e materiali essenziali non rispecchia una vera emergenza umanitaria, ma è una misura di pressione rivolta a Hamas. Il blocco è stato introdotto il 2 marzo 2025 con l’intento dichiarato di ottenere il rilascio degli ostaggi catturati dal movimento islamista palestinese durante l’attacco di ottobre 2023.
Segnalazioni dagli organismi internazionali
Per contro, organismi internazionali come le Nazioni Unite e numerose organizzazioni non governative continuano a segnalare le condizioni critiche nella striscia di gaza. Oltre al cibo, mancano medicinali e carburante, elementi fondamentali per la sopravvivenza della popolazione, che ammonta a circa 2,4 milioni di persone. Dopo quasi due anni di conflitti e blocchi, la situazione appare sempre più drammatica, con un crescente rischio sanitario e sociale.
Le reazioni internazionali e il contesto della crisi in corso
La comunità internazionale si trova a dover gestire i rischi derivanti dal conflitto che non accenna a diminuire. Le decisioni degli stati uniti mirano a garantire che gli aiuti arrivino alla popolazione civile senza aggravare il conflitto. Tuttavia la presenza israeliana nella fornitura e distribuzione diretta degli aiuti è evitata per non alimentare ulteriori tensioni.
Il rischio di coinvolgimento diretto nella guerra impone elevati livelli di sicurezza, affidati principalmente a forze esterne rispetto all’esercito israeliano durante le operazioni di aiuto. Questo accorgimento testimonia la complessità di intervenire in un territorio teatro di combattimenti continui e tensioni politiche profonde. Il tema umanitario rimane centrale nei dibattiti diplomatici in corso a livello globale.