Giampaolo Matrone racconta il dramma di Rigopiano nel libro “L’ultimo sopravvissuto”

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Giampaolo Matrone racconta il dramma di Rigopiano nel libro "L'ultimo sopravvissuto" - Fonte: Ansa | Gaeta.it

Il nuovo libro di Giampaolo Matrone, “L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano – 62 ore sotto la neve“, offre una testimonianza profonda e toccante sulla tragica valanga che il 18 gennaio 2017 ha devastato il resort di FARINDOLA, in provincia di PESCARA. In questa opera edita da Newton Compton Editori, disponibile dal 20 settembre, Matrone narra la sua esperienza da superstite, intrappolato per oltre due giorni sotto la neve. La tragedia ha causato la morte di 29 persone, tra cui la moglie Valentina, rendendo questo racconto non solo un atto di memoria, ma anche una ricerca di giustizia.

Il dramma di Rigopiano: una catastrofe dimenticata

Un evento devastante

La valanga che ha colpito il resort di Rigopiano ha rappresentato uno degli eventi più tragici nella recente storia italiana. Il 18 gennaio 2017, una massa nevosa ha travolto la struttura ricettiva, seppellendo ospiti e lavoratori sotto metri di neve. In quel frangente, Giampaolo Matrone, un pasticcere di Monterotondo, si è trovato a vivere un incubo che lo segnerebbe per sempre. In corposi dettagli, il libro recupera quei momenti di terrore e sopravvivenza, fornendo uno spaccato della vita nel resort e delle persone coinvolte.

Matrone descrive le emozioni e le difficoltà incontrate nella sua lotta per rimanere vivo, mentre attorno a lui si consumava una tragedia infinita. La narrazione non si limita ai fatti ma si addentra nelle vite spezzate, nei ricordi e nel dolore che ha accompagnato non solo le vittime ma anche i superstiti. Le ore trascorse sotto la neve diventano un simbolo della fragilità umana di fronte al potere della natura e alla mancanza di responsabilità.

La testimonianza di un sopravvissuto

Matrone si propone di dare voce a coloro che non possono più parlare, raccontando con onestà e sofferenza il dramma vissuto. L’obiettivo di Giampaolo attraverso queste pagine è chiaro: informare l’opinione pubblica e cercare delle risposte. Le sue parole sono un richiamo alla giustizia, in un contesto in cui si fa sempre più difficile trovare colpevoli per una tragedia così complessa e devastante.

Nel libro emerge un forte desiderio di rendere giustizia a tutte le vittime e di evitare che simili eventi possano ripetersi. L’autore spera che la pubblicazione del volume possa contribuire a sollevare questioni importanti in vista del processo d’Appello e dei futuri giudizi civili sui risarcimenti, tenendo viva la memoria della sua famiglia.

L’importanza di scrivere e di ricordare

Un progetto complesso

Scrivere “L’ultimo sopravvissuto” non è stato un compito semplice per Giampaolo Matrone. L’autore descrive il lavoro di scrittura come un “parto” che ha comportato fatiche e sfide personali, oltre all’impegno legale che ha dovuto affrontare. Questa catena di eventi ha reso il suo progetto ancora più difficile, ma al contempo cruciale per la sua riabilitazione personale e fisica.

Matrone ha raccontato che rivisitare e mettere nero su bianco questi momenti tragici gli ha dato la forza di affrontare anche le sue ferite interiori. L’atto di scrivere è diventato quindi una terapia, oltre che un modo per esprimere il suo dolore e la sua speranza. L’importanza di mantenere viva la memoria delle vittime e dei loro familiari risuona chiaramente nelle sue parole.

Un supporto fondamentale

Il libro è stato reso possibile grazie al supporto di Studio3A-Valore SpA, un’agenzia specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Questa collaborazione ha offerto a Matrone non solo assistenza nella sua battaglia legale, ma anche il supporto logistico e morale necessario per portare a termine il suo importante progetto. La sinergia con l’agenzia ha avuto un ruolo chiave nell’articolare la sua storia e nel garantire che le sue parole venissero ascoltate.

Attraverso questo libro, Matrone spera di smuovere anche le coscienze dei giudici e dell’opinione pubblica, invitando a riflettere su una tragedia che non può e non deve essere dimenticata. La sua narrazione è un richiamo alla responsabilità collettiva e alla necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui si affrontano le emergenze e si gestiscono le strutture ricettive in situazioni di rischio.

Ultimo aggiornamento il 18 Settembre 2024 da Sara Gatti

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