L’acqua, risorsa fondamentale per il paese, è al centro di un dibattito sempre più acceso. La gestione frammentata, affidata a molteplici enti e istituzioni, sta rallentando gli interventi necessari per fronteggiare la scarsità idrica che colpisce diverse aree italiane. A seguire c’è Andrea Tiso, presidente di Confeuro, che ha espresso preoccupazione e richieste precise durante l’assemblea nazionale 2025 di Anbi, riunitasi a Roma. La questione ha ripercussioni concrete sul territorio e sulle comunità che si affidano a infrastrutture sicure e rapide.
Troppi soggetti coinvolti nella gestione dell’acqua rallentano gli interventi
In italia la gestione dell’acqua è ancora suddivisa fra un numero elevato di enti che spesso si sovrappongono. Secondo Andrea Tiso, questa frammentazione genera confusione e rallenta la realizzazione delle opere necessarie. Il sistema attuale coinvolge Governo, Regioni, Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica e altri soggetti, ognuno con una propria competenza. La mancanza di un coordinamento chiaro compromette l’efficacia degli interventi, specialmente quando si tratta di azioni urgenti per contrastare la scarsità idrica.
Problemi nella pianificazione e attuazione
La presenza di molte realtà con responsabilità parziali determina un impasse nella pianificazione e nell’attuazione dei progetti. Si segnalano difficoltà nella definizione di priorità e nella mobilitazione delle risorse. Gli iter burocratici si allungano, abbassando la capacità di rispondere tempestivamente alle emergenze. La mancanza di una regia centrale porta a duplicazioni e sovrapposizioni, con effetti negativi sulle comunità locali e sull’agricoltura, fortemente dipendenti dalla risorsa idrica.
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Una cabina di regia unica per coordinare governo, regioni e consorzi di bonifica
Per rendere più snella e efficace la gestione dell’acqua, Confeuro propone un nuovo modello di coordinamento. La soluzione indicata da Andrea Tiso è l’istituzione di una cabina di regia unica che coinvolga non solo i rappresentanti del Governo, ma anche le Regioni, le Autorità di Bacino e i Consorzi di Bonifica. Questa struttura dovrebbe garantire decisioni rapide e concertate, evitando inutili sovrapposizioni e mantenendo il focus sulle priorità.
Vantaggi della cabina di regia
Un organo centrale permetterebbe di affrontare con maggiore rigore le emergenze legate alla scarsità idrica, pianificando interventi mirati e verificandone l’attuazione nel tempo. La collaborazione tra enti in questa cabina di regia migliorerebbe l’allocazione delle risorse e ridurrebbe le incertezze. In particolare, coinvolgere i Consorzi di Bonifica darebbe voce a chi gestisce direttamente l’irrigazione e il territorio, assicurando che le decisioni tengano conto delle realtà locali.
La proposta nasce dall’esperienza accumulata negli anni, che mostra come un sistema frammentato sia causa di ritardi e inefficienze. Una cabina di regia riconosciuta dovrebbe poter superare questi ostacoli, con una governance più snella e responsabile.
Critiche al commissario straordinario e al ricorso all’europa per la crisi idrica
Il ruolo del commissario straordinario per la gestione della crisi idrica, istituito dal Governo, è stato oggetto di critiche durante l’assemblea Anbi. Andrea Tiso ha sottolineato come finora non si siano visti risultati concreti e rilevanti. Le opere urgenti e necessarie non sono partite o sono ancora in uno stadio iniziale. La mancanza di progressi ha deluso le aspettative di chi si attendeva risposte rapide.
Tiso ha chiesto un cambio di passo immediato, definito come una discontinuità rispetto all’approccio attuale. L’urgenza è dettata dal fatto che l’emergenza idrica si aggrava ogni anno, con impatti diretti sull’agricoltura e sulle popolazioni. Senza interventi significativi, il rischio di danni strutturali aumenta considerevolmente.
Il ruolo dell’europa nella crisi idrica
Un altro tema affrontato è la frequente delega del problema alla dimensione europea. In molte occasioni, si è invocato l’intervento di Bruxelles come risolutore della crisi. Questo comportamento, spiega Tiso, rappresenta un alibi per chi dovrebbe assumersi la responsabilità nel paese. La crisi nasce da un ritardo decennale nella gestione nazionale ed è questa la fonte da cui partire per affrontarla. Attendere aiuti o direttive europee rischia di far perdere tempo prezioso.
L’appello è per una reazione nazionale concreta e immediata, basata sulla volontà politica e l’azione coordinata. Solo così si potranno contenere i danni e garantire una gestione più sostenibile dell’acqua.