Francesco Castronovo ha trascorso tre anni in prigione per l’accusa di aver partecipato al pestaggio che nel 2010 ha causato la morte dell’avvocato Enzo Fragalà a Palermo. In seguito all’assoluzione definitiva la Corte di cassazione ha stabilito che lo Stato dovrà corrispondergli un risarcimento di 300 mila euro per ingiusta detenzione.
I fatti alla base dell’accusa per Francesco Castronovo
Il 23 febbraio 2010, davanti allo studio legale di Enzo Fragalà, in via Nicolò Turrisi a Palermo, l’avvocato venne aggredito con violenza a colpi di mazza. Dopo tre giorni di agonia in ospedale, Fragalà morì. Castronovo venne arrestato sette anni dopo, nel marzo 2017, con l’accusa di aver preso parte al pestaggio. La sua cattura si basava principalmente sulla testimonianza di Francesco Chiarello, pentito che lo descrisse come un “amico fraterno” e riferì di averne visto i vestiti ancora sporchi di sangue dopo l’aggressione.
Il processo e la ritrattazione delle accuse
Durante il processo emersero versioni discordanti. Antonino Siragusa, un altro imputato, si autoaccusò dell’omicidio e indicò il boss Antonino Abbate come autore materiale del pestaggio. Grazie a questo racconto, Siragusa ottenne la condanna di altri due imputati, Francesco Arcuri e Salvatore Ingrassia. La Procura generale però non diede credito a Siragusa, mentre i giudici lo ritennero attendibile. Nel frattempo la versione di Chiarello venne messa in discussione e giudicata inattendibile.
Leggi anche:
La sentenza di assoluzione e il risarcimento a Castronovo
Nel marzo 2020 Castronovo venne liberato al termine del processo di primo grado, mentre nel corso degli anni gli è stata confermata l’estraneità ai fatti con l’assoluzione definitiva da parte della Corte di cassazione. La decisione è stata ribadita rigettando i ricorsi della Procura generale e del ministero dell’Economia. Lo Stato è ora tenuto a versare a Castronovo 300 mila euro a titolo di “riparazione” per la detenzione ingiusta. L’importo è identico a quello concesso a Paolo Cocco, altro imputato assolto e rimasto in carcere per poco più di 1100 giorni.
Impatto dei casi di ingiusta detenzione nel sistema giudiziario italiano
L’assoluzione di Castronovo e il successivo risarcimento confermano come il sistema giudiziario possa determinare conseguenze gravi sulla vita delle persone coinvolte. Il caso mette in luce anche rischi legati all’uso di testimonianze che si rivelano infondate o contraddittorie. La responsabilità dello Stato nell’erogazione delle tutele a chi subisce detenzioni ingiuste diventa evidente nella corresponsione di risarcimenti per riparare danni materiali e morali. Questi episodi spingono a riflettere sulle procedure e gli strumenti investigativi adottati dagli uffici giudiziari per evitare errori analoghi.