In occasione della Giornata Internazionale contro il traffico illecito dei beni culturali indetta dall’UNESCO, è stato recentemente firmato un importante Protocollo d’Intesa che coinvolge la SABAP per il Comune di Napoli, l’Università degli Studi Federico II e l’Arcidiocesi di Napoli. Questo accordo mira a riordinare e gestire i depositi dei beni culturali, con un focus particolare sulla storia del territorio campano, esemplificata dagli eventi del 23 novembre 1980, quando un devastante terremoto colpì la regione. Le conseguenze furono tragiche, con numerose chiese napoletane dichiarate inagibili e opere d’arte trasferite in depositi della città a partire dal febbraio 1981.
Il contesto storico dell’accordo
Il terremoto del 1980 ha lasciato un’impronta durevole sulla cultura e l’arte della Campania. La devastazione ha costretto la chiusura di molte chiese storiche e ha reso necessaria la messa in sicurezza delle opere d’arte, comportando una complicata movimentazione. Gran parte di questo processo è documentata nel fascicolo conservato nell’archivio della Soprintendenza artistica e storica di Capodimonte, dove sono registrati gli ingressi e le uscite delle opere, soprattutto nel deposito dell’Incoronata, di proprietà dell’Arcidiocesi di Napoli. Un team di studenti e laureandi dell’Università Federico II ha intrapreso un’importante attività di riordino, creando un database digitale che contiene informazioni su circa 250 opere trasportate dalle chiese al deposito dell’Incoronata.
Collaborazione tra istituzioni per la gestione dei beni culturali
La sottoscrizione del Protocollo d’Intesa rappresenta un passo decisivo nella lotta contro la dispersione e il traffico illecito di beni culturali. Luigi La Rocca, capo dipartimento del Ministero della Cultura, sottolinea come questo accordo favorisca una cooperazione efficace tra diverse istituzioni, enfatizzando le buone pratiche necessarie per la tutela del patrimonio culturale. La Soprintendenza per il Comune di Napoli, da sempre attiva nella catalogazione e nel riordino delle opere, intende utilizzare questa iniziativa come un’opportunità per rafforzare ulteriormente le sue tradizionali modalità di intervento.
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Il valore del nuovo database e i risultati del lavoro universitario
Daniela Savy, docente di Diritto europeo dei beni culturali presso l’Università Federico II, mette in evidenza l’importanza del lavoro svolto dal team universitario nel salvare dati preziosi che rischiavano di andare persi. La creazione di un database consente un accesso semplificato alle informazioni, permettendo ai funzionari di gestire in modo più pacifico tutti i dettagli riguardanti le opere d’arte. Questo lavoro ha anche previsto l’incrocio dei dati con archivi nazionali digitali, facilitando una verifica e una sistemazione più logica e cronologica delle informazioni.
Il progetto rappresenta quindi non solo una risorsa per la ricerca storica ma anche un contributo concreto alla salvaguardia dei beni culturali locali.
Commenti degli attori coinvolti nel protocollo
Oltre ai rappresentanti delle istituzioni e dell’Università, anche Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto, ha sottolineato l’importanza di tale iniziativa, evidenziando il ruolo cruciale del protocollo nella lotta contro il traffico illecito dei beni culturali. La collaborazione tra la Soprintendenza, l’Arcidiocesi e altre entità si propone di dare nuova effettività alle azioni di tutela, rafforzando l’interazione con diversi soggetti coinvolti nella conservazione e valorizzazione del patrimonio. La formalizzazione di tali accordi, come quello stipulato insieme alla Procura della Repubblica di Napoli, rappresenta un segnale forte nella strategia di difesa dei tesori artistici e storici della città, promuovendo una gestione condivisa dei beni culturali di valore inestimabile per la collettività.