Le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari negli stati uniti hanno subito un rallentamento significativo nei primi mesi del 2025. Dopo un avvio d’anno con incrementi importanti, l’imposizione di nuovi dazi e una situazione economica instabile hanno limitato la crescita in valore dell’export. Le principali categorie coinvolte sono vino, olio, formaggi e prodotti derivati dal pomodoro, tutti colpiti da tariffe aggiuntive che penalizzano fortemente le vendite.
L’impatto dei dazi aggiuntivi sulle esportazioni italiane negli stati uniti
Nel primo trimestre del 2025, le esportazioni agroalimentari italiane verso gli stati uniti avevano registrato una crescita media dell’11% in valore. Questo trend positivo si è interrotto nel mese di aprile, quando l’amministrazione americana ha introdotto un dazio aggiuntivo del 10% su diversi prodotti alimentari. Da quel momento, la crescita si è ridotta al 1,3% e a maggio è scesa ulteriormente allo 0,4%.
Tra i prodotti maggiormente colpiti ci sono l’olio extravergine di oliva e il pomodoro trasformato: le esportazioni di queste categorie sono calate del 17% a maggio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. I formaggi hanno visto un calo del 4%, mentre il vino ha mostrato un leggero recupero del 3% dopo il dato negativo di aprile.
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I dazi imposti variano in base ai prodotti: i formaggi sono tassati con una tariffa del 25%, il pomodoro trasformato e le marmellate con il 22%, il vino attorno al 15% e la pasta farcita al 16%. Questi aumenti tariffari stanno rendendo più costosi i prodotti italiani per i consumatori americani, influendo negativamente sulle vendite.
Le criticità tra inflazione, cambio dollaro-euro e sostenibilità economica
Oltre alla questione dei dazi, altre variabili contribuiscono a frenare l’export agroalimentare verso gli stati uniti. L’inflazione americana in crescita riduce il potere d’acquisto dei consumatori, mentre la svalutazione del dollaro rispetto all’euro rende i prodotti italiani più costosi in termini di valuta locale.
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha sottolineato che “l’insieme di questi fattori crea una situazione quasi insostenibile per le imprese italiane, visto che il mercato statunitense rappresenta il secondo sbocco più importante per l’agroalimentare italiano a livello globale.” La possibile introduzione di un ulteriore dazio del 30% sugli alimentari peggiorerebbe ulteriormente il quadro.
Prandini ha escluso l’utilizzo di controdazi come risposta, indicando invece “la necessità di un accordo paritario tra le due parti per tutelare le imprese italiane senza compromettere qualità e sicurezza dei prodotti.”
L’assemblea coldiretti e le sfide europee per l’agricoltura italiana
L’analisi sui dati dell’export agroalimentare è stata diffusa in occasione dell’assemblea della Coldiretti tenutasi a Roma. Hanno partecipato il presidente nazionale Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, insieme a rappresentanti istituzionali come Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, e Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare.
Durante l’incontro si è discusso dell’impatto dei tagli ai fondi della politica agricola comune per il periodo 2028-2034, con una riduzione del 20% rispetto al passato. Questa decisione metterà ulteriori pressioni sulle imprese agricolo-alimentari italiane, che dovranno affrontare un contesto economico internazionale sempre più complesso.
Il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha denunciato la mancanza di una posizione chiara dell’Unione europea nei confronti degli stati uniti, evidenziando come finora le numerose aperture e concessioni verso l’America, tra cui gli aumenti nel contributo europeo alle spese della Nato, non abbiano prodotto un miglioramento delle relazioni commerciali nel settore agroalimentare. Di conseguenza, i rapporti con gli stati uniti appaiono sbilanciati e rischiano di danneggiare in modo grave l’export italiano.
La richiesta di un accordo che protegga la filiera agroalimentare italiana
Nel dibattito emerso dall’assemblea Coldiretti è chiaro che le aziende italiane sono chiamate a fronteggiare una situazione complessa, con tariffe americane sempre più alte e un contesto internazionale instabile. La richiesta principale è quella di un confronto diretto tra Unione europea e stati uniti per trovare un’intesa che contempli i diritti delle imprese italiane e salvaguardi l’integrità dei prodotti.
Le condizioni attuali mettono a rischio la competitività del made in Italy agroalimentare, penalizzando settori trainanti come la produzione di vino, olio e formaggi. Solo un accordo fondato sul rispetto reciproco potrà evitare perdite più gravi e garantire continuità commerciale nel mercato statunitense.
Al momento, la situazione resta delicata, con segnali contrastanti nel corso dei mesi e nessuna soluzione concreta in vista nel breve termine. Il futuro delle esportazioni agroalimentari italiane negli stati uniti dipenderà in gran parte dall’evolversi delle trattative e dalle scelte politiche che verranno adottate nei prossimi mesi.