Il carcere minorile di Casal del Marmo, situato nella Capitale, torna a essere al centro della cronaca a causa di un’evacuazione che ha colpito non solo le autorità locali, ma anche l’intera comunità . Tre giovani detenuti tunisini, tutti minorenni, hanno eluso il sistema di sorveglianza, scavalcando un muro e allontanandosi dalla struttura. Le forze dell’ordine, inclusa la polizia penitenziaria, sono già attive nella ricerca, istituendo posti di blocco e controlli in diverse zone della città e nelle aree circostanti.
L’accaduto: come è avvenuta l’evasione
Nella giornata di domenica, i tre detenuti hanno approfittato di un momento di distrazione della sorveglianza per scavalcare il muro che delimita il carcere di Casal del Marmo. Le modalità con cui sono riusciti a evadere pongono interrogativi sulla sicurezza dell’istituto, già al centro di polemiche in passato. Le ricerche immediatamente avviate hanno visto pattuglie della polizia penitenziaria e altre forze dell’ordine mobilitate in tutto il territorio. Posti di blocco sono stati istituiti specialmente nella periferia ovest della città , ma anche in quartieri ritenuti luoghi di possibile riferimento per i fuggitivi. Le autorità stanno esaminando tutti i collegamenti dei tre giovani, compresi eventuali contatti familiari o amici, sia a Roma che in altre città italiane.
La situazione a Casal del Marmo: sovraffollamento e precedenti
Le condizioni all’interno del carcere di Casal del Marmo sono state oggetto di attenzione e discussione da parte degli operatori del settore. Secondo il segretario generale del sindacato Fns Cisl, Massimo Costantino, la struttura ospita attualmente circa 55 detenuti, ben oltre la capacità massima di 45. Questo sovraffollamento contribuisce a un ambiente di instabilità e tensione, che può sfociare in incidenti o violenze. L’episodio di evasione non è un fatto isolato: precedenti eventi risalgono al 2013, quando un’altra evasione avvenne in seguito a un’aggressione a un operatore civile. Recentemente, il carcere ha vissuto una serie di atti violenti, tra cui una maxi rissa tra detenuti magrebini il 27 giugno e un incendio doloso avvenuto il 7 luglio, che ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco e ha provocato il ferimento di un agente. Questi eventi sollevano domande sulla sicurezza e sulle misure di prevenzione all’interno della struttura.
Leggi anche:
Le reazioni: preoccupazione delle autorità e del sindacato
L’episodio ha suscitato preoccupazione non solo tra le forze dell’ordine, ma anche tra i rappresentanti sindacali. Il segretario generale Costantino ha espresso forti critiche riguardo la sicurezza del complesso penale, evidenziando come la situazione attuale sia oltremodo critica. Senza un adeguato intervento per garantire la sicurezza sia del personale che dei detenuti, episodi come quello di domenica potrebbero ripetersi. Inoltre, il sindacato ha messo in guardia riguardo al rischio che l’aumento della popolazione carceraria possa compromettere ulteriormente l’integrità del sistema penitenziario, già messo alla prova da difficoltà strutturali e operative.
Le forze dell’ordine al lavoro
Le forze di polizia stanno collaborando attivamente per rintracciare i tre fuggitivi e riportarli nella struttura. Attraverso una rete di posti di blocco e monitoraggi, si cerca di raccogliere informazioni utili e segnalazioni dai cittadini. L’auspicio è che queste operazioni possano condurre a un rapido esito positivo, evitando che la fuga possa dar vita a ulteriori problematiche. Come ulteriore misura preventiva, potrebbero essere intensificati i controlli non solo all’interno, ma anche all’esterno del carcere, per garantire che altre situazioni simili non si verifichino in futuro.
Questa situazione mette in luce l’importanza di un sistema di vigilanza più efficace e risorse adeguate per la gestione dei detenuti minorenni, temi di rilevante attualità nel dibattito pubblico sulla giustizia e sulla sicurezza.