Il caso della tragica morte di Giulia, una bambina di pochi anni, continua a suscitare incredulità e interrogativi, lasciando un clima di sconcerto tra familiari e amici. Fin dal principio, le indagini hanno rivelato una serie di elementi confusi, alcuni dei quali sono subito emersi, come l’assenza di prove e testimoni che possano illuminare ciò che è accaduto. Nel drammatico scenario, i due cani di famiglia, gli unici presenti al momento dell’incidente, non possono ovviamente offrire alcuna spiegazione riguardo gli eventi che hanno portato a questa tragica fine.
La testimonianza del medico e i segni evidenti di violenza
Emanuele Ceo, il medico che ha affrontato l’emergenza al Pronto soccorso della clinica Villa dei Fiori di Acerra, ha rivelato al quotidiano Il Mattino particolari agghiaccianti riguardo le condizioni in cui la piccola è giunta in ospedale. La piccola Giulia era in arresto cardiaco da almeno mezz’ora quando è stata ricevuta alle 00:26 del 16 febbraio. Ceo ha dichiarato: “Abbiamo tentato di rianimarla, ma purtroppo il suo collo era già rotto. Questo è stato riportato nel referto e confermato dalle autopsie”. Accanto alle gravi fratture, erano presenti segni di morsi sul viso, apparentemente compatibili con quelli di un cane. Ulteriori esami hanno rivelato “marezzature”, un indicativo che il decesso fosse avvenuto già da un tempo considerevole.
I dettagli inquietanti rivelati dalla guardia
Un’altra testimonianza da parte di una guardia presente la notte tragica ha avvalorato le affermazioni del medico. Ha confermato che, al momento dell’arrivo, la bambina mostrava segni di morte evidenti: “Le labbra erano nere e il sangue ormai secco”. Il suo racconto ha aggiunto che, toccando il sangue, non c’era traccia di freschezza, suggerendo che fosse stato versato da un notevole lasso di tempo. La versione fornita inizialmente dal padre, Vincenzo Loffredo, ha sollevato suspance poiché inizialmente attribuiva la colpa a un cane randagio. Col passare del tempo, la sua testimonianza è mutata, e ciò ha generato ulteriori perplessità sulla verità degli eventi.
Dubbio sulla responsabilità del pitbull di famiglia
Una delle questioni più controverse riguarda Tyson, il pitbull di casa, inizialmente sospettato di essere coinvolto nell’attacco. Tuttavia, il veterinario incaricato di esaminare l’animale ha negato qualsiasi evidenza di tracce di sangue sui denti del cane: “L’unica area che presentava delle macchie poteva essere sulla testa del cane stesso”, ha dichiarato in un’intervista a Mattino 4. Inoltre, ha rassicurato che Tyson, dopo essere stato trasferito nel canile sanitario di Frattaminore, non ha mostrato alcun comportamento aggressivo: “Si fa gestire tranquillamente e non abbiamo mai dovuto sedarlo per esaminare i suoi denti”. Non figurano segni di violenza nemmeno nel meticcio Laika, altro cane presente nell’abitazione.
Ricerche in corso e le aspettative delle indagini
La continuazione delle indagini ha sollevato la speranza di ottenere chiarezza tramite l’analisi delle feci dei cani, eseguite poche ore dopo la morte di Giulia. Questi risultati sono attesi per fornire indizi utili nel ricostruire la tragica dinamica. Gli investigatori stanno cercando prove biologiche della bambina, pezzi di vestiti o elementi concreti che possano chiarire quanto accaduto. Ambrosio ha indicato che non sono state trovate evidenze di sangue, ma ha menzionato la presenza di un’area sospetta sulla testa del meticcio, aggiungendo enigmatismo all’intero scenario, mentre la comunità attende risposte.