La Repubblica del Congo ha appena visto aprire il suo primo impianto dedicato all’estrazione di olio vegetale, un passo significativo verso la produzione locale di biocarburanti. La cerimonia si è svolta a Loudima, nel cuore del paese, e ha coinvolto figure di spicco come il presidente Denis Sassou Nguesso e Guido Brusco, direttore generale di Eni. Questa iniziativa segna un cambio importante nella mobilità sostenibile dell’area e sottolinea l’impegno verso l’ambiente attraverso nuovi modelli di sviluppo agricolo e industriale.
Un nuovo impianto di estrazione a loudima per la produzione locale di olio vegetale
Il progetto di Eni a Loudima punta a creare un impianto capace di lavorare 30 mila tonnellate di olio vegetale ogni anno. La struttura nasce al centro-sud della Repubblica del Congo, in una zona strategica per favorire l’agricoltura e l’industria locale. La produzione di questo olio non arriva da coltivazioni standard, ma da terreni degradati o poco sfruttati, dando nuova vita a territori dimenticati. L’impianto si alimenta grazie a colture oleaginose selezionate e si fonda su metodi agricoli innovativi, come l’agricoltura rigenerativa. Questi sistemi prevedono anche colture intercalari, cioè l’alternarsi di piante diverse per mantenere il suolo fertile e migliorare la qualità ambientale.
Un modello integrato di produzione sostenibile
L’idea è di creare un ciclo integrato, dove la coltivazione e la lavorazione dell’olio vegetale seguono criteri che proteggono la natura e le comunità locali. Sono infatti coinvolte anche cooperative e realtà agricole regionali che garantiscono un modello di produzione sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
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Biocarburanti e decarbonizzazione: il ruolo delle bioraffinerie enilive
L’olio estratto nell’agri-hub congolese non rimarrà materia prima inerte. Sarà inviato agli impianti di Enilive, le bioraffinerie di Eni dedicate alla produzione di biocarburanti. Questi carburanti, ottenuti da fonti biologiche, servono a ridurre l’impatto del trasporto su strada e la dipendenza dai carburanti fossili. Il passaggio a biocarburanti di alta qualità contribuisce infatti a diminuire le emissioni di gas serra, elemento chiave per la lotta ai cambiamenti climatici.
Un impianto strategico per la mobilità sostenibile
L’impianto di Loudima assume così un ruolo concreto nel percorso verso la mobilità sostenibile, funzionale agli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 stabiliti a livello globale. Il biocarburante prodotto, dopo essere raffinato, potrà quindi alimentare veicoli e trasporti in tutta Europa, contribuendo a limare l’impronta ambientale di un settore ancora fortemente inquinante.
Sostenibilità, certificazioni e impatto sulle comunità locali
Uno degli aspetti più rilevanti del progetto riguarda la certificazione del prodotto finale. Gli oli vegetali lavorati in Congo rispettano le norme imposte dalla direttiva europea RED . Questo riguarda da vicino diversi fattori: tracciabilità del prodotto, tutela della biodiversità, rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro nelle aziende agricole coinvolte. La direttiva assicura che i biocarburanti vengano prodotti senza compromettere la natura o le comunità, definendo standard stringenti per ogni fase della produzione.
Supporto alle comunità agricole locali
Il progetto di Eni non si limita solo a estrarre e produrre olio. Agisce attivamente sulla filiera agro-industriale, inserendosi nello sviluppo delle comunità locali. Oltre all’impianto, è prevista la fornitura di nuovi macchinari agricoli, necessari per migliorare le rese delle colture. Circa 200 mezzi meccanici, tra trattori, attrezzature e veicoli per la raccolta, saranno impiegati per sostenere la produzione agricola, metà dei quali è già operativo nella campagna attuale.
Questo approccio crea posti di lavoro direttamente nella filiera e supporta gli agricoltori con tecnologie moderne, favorendo un’agricoltura più efficiente e rispettosa. Aiuta anche a evitare lo spopolamento delle zone rurali, molto comuni in diverse parti dell’Africa centrale, mantenendo vivo l’agricoltura tradizionale ma con strumenti aggiornati.
L’insieme di questi elementi forma un quadro di sviluppo sostenibile, dall’agricoltura alla chimica verde, che può diventare un modello per altri Paesi con condizioni simili.