La sanità territoriale in Emilia-Romagna si appresta a cambiare con una riforma che coinvolge direttamente medici di base, pediatri e specialisti ambulatoriali. L’obiettivo è rendere più efficace l’assistenza, con una maggiore collaborazione tra professionisti e strutture distribuite sul territorio. Un provvedimento pensato per migliorare la gestione delle cure, specialmente per chi convive con patologie croniche o necessita di attenzione continua.
Nuove strutture per l’assistenza territoriale: aft e uccp
Il cuore della riforma si basa sull’introduzione di due nuove forme organizzative già approvate dalla giunta regionale: le Aggregazioni funzionali territoriali e le Unità complesse di cure primarie . Le Aft sono gruppi monoprofessionali, composti esclusivamente da medici di medicina generale o pediatri, che avranno il compito di gestire un bacino di assistiti che varia dai 7mila ai 30mila. Questo consente una distribuzione più chiara e controllata del lavoro, oltre a favorire un riferimento definito per il cittadino.
Il ruolo delle uccp
Le Uccp, invece, sono strutture multiprofessionali nelle quali operano insieme medici, infermieri, assistenti sociali e altri esperti della sanità, creando un sistema integrato attorno ai pazienti. Queste unità lavorano in relazione con le Case della comunità – che attualmente in Emilia-Romagna sono 141 – e con gli studi medici presenti nelle varie zone. In questo modo si garantisce una assistenza capillare e più completa, con protocolli condivisi e un flusso informativo comune tra i vari professionisti coinvolti.
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Continuità delle cure e gestione delle patologie croniche
Uno dei punti centrali resta la presa in carico delle persone con bisogni complessi, soprattutto quelle con malattie croniche. La riforma prevede una maggiore condivisione di strumenti e procedure tra i medici di medicina generale, i pediatri e gli specialisti ambulatoriali. Questo permette non solo di assicurare un monitoraggio continuo, ma anche di intervenire in modo tempestivo quando serve.
La continuità assistenziale è rafforzata dalla collaborazione tra i diversi livelli di cura, che dovranno muoversi in sinergia per evitare sovrapposizioni o vuoti nell’assistenza. Ogni Aft sarà collegata a una Uccp di riferimento, con cui coordinerà attività e iter sanitari. In questo modo si vuole favorire un sistema che non si limiti a prestazioni sporadiche ma sia in grado di accompagnare stabilmente il paziente, anche grazie al lavoro integrato tra professionisti.
Attenzione ai bisogni complessi
“La continuità assistenziale è fondamentale per garantire una cura efficace e tempestiva, specie per chi convive con patologie croniche,” si legge tra le linee guida della riforma.
Prospettive e ruolo dei cau nell’organizzazione sanitaria regionale
L’assessore alla salute Massimo Fabi ha sottolineato come la riforma rappresenti un cambiamento significativo nell’organizzazione dei servizi territoriali in Emilia-Romagna. Conclusa la fase di attuazione, il sistema sanitario pubblico regionale si avvicinerà a un modello con un’assistenza più integrata, vicina ai cittadini e capace di rispondere meglio a bisogni diversi.
Fabi ha evidenziato l’importanza della collaborazione fra medici, pediatri, specialisti e gli altri operatori sanitari, fondamentali per questo nuovo assetto. Ha inoltre confermato il ruolo dei Centri di assistenza urgente , che rimangono punti di riferimento importanti nella rete territoriale. Questi centri continueranno a essere rafforzati e meglio definiti nel contesto della riorganizzazione per offrire risposte tempestive fuori dall’orario degli ambulatori.
La riforma punta a consolidare un sistema più coerente e strutturato, superando schemi tradizionali e rispondendo alle esigenze che emergono dalla realtà delle cure primarie e dall’esperienza quotidiana di medici e pazienti. Sarà necessario ora seguire con attenzione la fase di applicazione, per monitorare i cambiamenti sul campo.