La situazione in Sud Sudan è drammatica, con la popolazione che affronta enormi sfide a causa del conflitto in corso in Sudan e delle difficoltà interne. Una delegazione di Caritas Italiana, guidata da Fabrizio Cavaletti e composta da altri membri chiave dell’organizzazione, è attualmente attiva a Malakal per fornire assistenza a una delle nazioni più povere del mondo, dove la guerra e la fame continuano a mietere vittime tra la popolazione. Il focus dell’intervento è sui profughi che giungono dal Sudan e sulle necessità di formazione e sensibilizzazione per le comunità locali.
La crisi dei profughi in Sud Sudan
Il Sud Sudan, nato nel 2011, è attualmente nella sua peggiore crisi umanitaria. Il conflitto in Sudan ha creato un flusso costante di sfollati che cercano rifugio nel Paese. Ogni settimana, in media mille persone arrivano a Malakal, fuggendo dalla violenza e dalle difficoltà economiche in Sudan. Queste persone si trovano ad affrontare una vita di provvisorietà in campi profughi che spesso sono veri e propri slum, con condizioni igieniche precarie.
Fabrizio Cavaletti sottolinea come l’UNHCR e l’OIM siano le agenzie incaricate di gestire l’accoglienza dei rifugiati. Tuttavia, la Caritas di Malakal, in collaborazione con la rete globale di Caritas, fornisce cibo e altri beni essenziali, come farina, olio e legumi, a chi ancora non è registrato per ricevere assistenza alimentare. La delegazione ha visitato i campi profughi, constatando la difficile realtà che i nuovi arrivati devono affrontare, il che rende il lavoro di queste organizzazioni così fondamentale.
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Incontro con il vescovo Carlassare: sfide e speranze
Durante la visita, la delegazione ha avuto l’opportunità di incontrare monsignor Christian Carlassare, vescovo della diocesi di Bentiu. Carlassare, che ha scelto di rimanere nel Paese nonostante un attentato subito nel 2021, ha condiviso le sue esperienze riguardo alle sfide che il Sud Sudan deve affrontare, come l’aumento dei fenomeni alluvionali che hanno colpito vaste aree del territorio. Queste alluvioni hanno aggravato le già critiche condizioni di vita della popolazione.
La crisi economica è un altro tema centrale. Lo Stato manca dei fondi necessari per garantire i servizi di base, e i blocchi nelle esportazioni petrolifere, a causa del conflitto in Sudan, rendono la situazione ancora più grave. Poliziotti, insegnanti, medici e altri lavoratori pubblici non ricevono stipendio da mesi, generando un malcontento palpabile che potrebbe sfociare in tensioni sociali. La mancata realizzazione di elezioni ha impedito alla popolazione di partecipare attivamente al processo democratico, lasciando il Paese in uno stato di sospensione politica che alimenta ulteriore instabilità.
Progetti di formazione e sensibilizzazione per una rinascita
Nonostante le difficoltà, Caritas Italiana ha avviato diversi progetti di formazione e sensibilizzazione nel territorio. Queste iniziative mirano non solo a migliorare le competenze dei membri della comunità, ma anche a promuovere la consapevolezza sull’importanza dell’acqua potabile e della salute. Attraverso la riabilitazione dei sistemi idrici e l’installazione di punti d’acqua a energia solare, si prevede di migliorare le condizioni di vita di almeno 29.000 persone.
Particolare attenzione è dedicata alle donne e alle ragazze nei campi profughi, attraverso spazi sicuri che offrono servizi di consulenza e assistenza psicosociale. La vita nei campi risulta estremamente difficile, con le famiglie che lottano per soddisfare le esigenze quotidiane. Cavaletti ha fatto presente come sia fondamentale portare alla luce le difficoltà che queste persone affrontano, per garantire che l’emergenza non venga ignorata dalla comunità internazionale.
Un’emergenza umanitaria dimenticata
La guerra in Sudan, pur essendo una delle peggiori crisi umanitarie attualmente in corso, riceve poca attenzione dai media globali e dalla comunità internazionale. La mancanza di aiuti umanitari adeguati è una realtà inaccettabile per i membri di Caritas, che si trovano in prima linea, cercando di compensare le risorse scarse e promuovendo la cooperazione tra le diverse organizzazioni attive sul campo. Il lavoro di rete è essenziale per massimizzare l’impatto delle poche risorse disponibili, e la speranza di un cambiamento positivo rimane viva tra le comunità locali, mostrando la resilienza e la determinazione della popolazione del Sud Sudan.