La scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta nel 1983, continua a sollevare interrogativi e polemiche a distanza di decenni. Recentemente, Francesca Immacolata Chaouqui, figura di spicco e unica donna under 35 nominata dal Papa commissario per la Santa Sede, ha condiviso le sue riflessioni sul caso in un’intervista rilasciata al Tempo. Le sue dichiarazioni offrono un punto di vista critico riguardo alle attuali modalità di ricerca della verità, nonché alle speculazioni che circondano la vicenda.
La gestione pubblica del caso Emanuela Orlandi
Francesca Immacolata Chaouqui esprime un forte dissenso nei confronti della gestione pubblica della scomparsa di Emanuela. Nella sua intervista, afferma che la ricerca della sorella è sacrosanta, ma contesta fermamente le modalità adottate per portarla avanti. Chaouqui ricorda di essere stata la persona che ha suggerito a Pietro Sgrò di avere un avvocato per assisterlo, ma sottolinea che il metodo attuale non è adeguato. Secondo lei, la narrazione predominante è che il Vaticano sia a conoscenza di dettagli cruciali sulla scomparsa e scelga di rimanere in silenzio. Questa interpretazione, a suo avviso, non solo distoglie l’attenzione dalla ricerca forense, ma contribuisce a creare una spirale di sospetti e accuse nei confronti di un’istituzione che, per quanto riguarda il destino di Emanuela, potrebbe non sapere nulla.
Chaouqui prova frustrazione per il clima di tensione e incomprensione che avvolge il caso. Evidentemente, per lei non è tollerabile l’idea che le ricerche si basino su presupposti errati o su teorie complottiste. Al contrario, globalmente percepisce che le attività finalizzate a trovare Emanuela dovrebbero svolgersi con maggior pragmatismo e senza preconcetti, affrontando la triste eventualità che potrebbe non esserci alcuna soluzione.
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La spettacolarizzazione della ricerca
Un altro punto su cui Chaouqui insiste è la spettacolarizzazione del caso. Riferendosi alle produzioni mediatiche che dipingono la vicenda di Emanuela, afferma che tale approccio potrebbe scoraggiare chi possiede informazioni utili. Il desiderio di apparire in un documentario o di essere ripresi per la televisione potrebbe portare persone informate a non rivelare ciò che sanno per paura delle conseguenze. Queste parole mettono in evidenza il dramma di una ricerca che diventa quasi un evento da consumare, piuttosto che un’azione seria e rispettosa.
Chaouqui richiama l’attenzione su un altro aspetto importante: la necessità di trattare la scomparsa di Emanuela con il rispetto che merita. La sua convinzione è che segreti, anche di Stato, non giustifichino la soppressione di informazioni inerenti ai reati. Per lei, è un reato sapere e non dire. Questo è il punto cruciale di una ricerca che, se condotta con trasparenza e onestà, potrebbe portare a risultati tangibili.
Le prospettive per il futuro
Guardando al futuro, Chaouqui esprime un desiderio di andare oltre l’attuale situazione. Condivide la speranza che si possa accettare l’idea che il Vaticano possa non avere informazioni, spostando così l’attenzione dalla colpevolizzazione all’integrazione del sistema stesso nella ricerca della verità. In una tale cornice, ciò che importa è rimanere aperti a nuove possibilità e al fatto che, a tutt’oggi, non siano emersi elementi che possano condurre a un epilogo della storia di Emanuela. Chaouqui invita a una riflessione profonda su quanto sia terribile l’idea che la verità non possa mai venire alla luce.
In questo contesto, Chaouqui rimarca il suo attuale operato: dirige una nota agenzia di comunicazione e lobby, è coinvolta in diverse associazioni e, più recentemente, ha assunto un ruolo di consulenza per la Trump Foundation. Tuttavia, sottolinea che nessuna di queste esperienze può eguagliare il suo lavoro con il Papa. La sua dedizione e l’impegno verso la ricerca di Emanuela rimangono nell’orizzonte, nonostante le difficoltà e le incertezze che caratterizzano il caso.
La sua visione si estende anche al riferimento al cardinale Becciu, evidenziando un desiderio di riunificazione e dialogo, caratteristiche necessari per affrontare una situazione complessa come quella legata a Emanuela. Chaouqui conclude accennando alla sua attesa, a un futuro in cui si possa finalmente discutere apertamente e contribuire al bene della Chiesa e della società stessa.