Dubbi sulle sanzioni americane a india e cina: la russia risponde con ironia e pragmatismo

Dubbi sulle sanzioni americane a india e cina: la russia risponde con ironia e pragmatismo

Le nuove sanzioni degli Stati Uniti contro i paesi che acquistano gas e petrolio dalla Russia suscitano critiche a Mosca, con dubbi sull’efficacia delle misure e attenzione alle reazioni di India, Cina e Ucraina.
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L'articolo analizza le reazioni russe e internazionali alle nuove sanzioni americane contro i paesi che comprano gas e petrolio dalla Russia, evidenziando scetticismo sull'efficacia delle misure e il ruolo di India e Cina nel contesto geopolitico. - Gaeta.it

Le nuove misure annunciate dagli Stati Uniti per sanzionare i paesi che acquistano gas e petrolio dalla Russia hanno scatenato reazioni contrastanti a Mosca e nei principali protagonisti coinvolti. Lo scontro diplomatico tra Washington e Mosca si arricchisce di un capitolo ricco di sarcasmo e perplessità, mentre si discute delle implicazioni economiche e politiche sulle relazioni con India e Cina.

La rappresentazione satirica della politica americana nei media russi

Il 2025 ha visto emergere uno strano modo di raccontare la risposta degli Stati Uniti al conflitto ucraino. L’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha scelto un’immagine provocatoria e simbolica per illustrare un commento sulle recenti dichiarazioni del presidente Trump. In una foto creata con intelligenza artificiale, l’immagine di zio sam assume i lineamenti dell’ex presidente americano, che spara bolle di sapone verso il Kremlino, come a deridere la presunta inefficacia delle minacce americane.

Un titolo carico di sarcasmo

Il titolo, ispirato a una frase rivolta al presidente ucraino Zelensky durante un incontro alla Casa Bianca, recita che Washington «non ha le carte per minacciare Mosca». Questo sarcasmo si riflette nel testo, che ripercorre i continui cambi di strategia americani sulle forniture di armi a Kiev. Il commento osserva come la Russia continui a portare avanti la sua strategia militare e politica, senza segni di cedimento.

In dettaglio, viene citata la possibile introduzione di dazi del 500% da parte degli Stati Uniti verso paesi che acquistano idrocarburi russi. Un’idea che l’agenzia definisce estrema e poco pratica, visto che i principali clienti restano proprio India e Cina. Il commento veste di ironia questa minaccia, mettendo in dubbio la reale possibilità che Washington decida di bloccare i commerci con queste potenze.

Le reazioni interne del mondo politico e mediatico russo

Le critiche alle misure americane arrivano anche da esponenti vicini al governo russo, ma con toni diversi. Viktoria Fedosova, vicepresidente dell’Istituto di ricerche strategiche, usualmente più prudente, ha definito il provvedimento americano come un atto di vanità e superficialità legato alla figura di Trump. Nel suo intervento, Fedosova mette l’accento sulla poca efficacia delle restrizioni e sull’apparente spettacolo politico che le accompagna.

Sul fronte dei media indipendenti o semi-ufficiali, il canale telegram Rybar, molto seguito in Russia, considera le ultime mosse statunitensi come poco incisive. Il canale sottolinea come la diplomazia e le decisioni sulla guerra in Ucraina dipendano, nella realtà, dagli sviluppi sul campo e non dai proclami americani. Rybar osserva inoltre che l’Europa sosterrà i costi per le forniture di armi a Kiev, ma lascia trasparire scetticismo sulle reali capacità e volontà di Washington.

Dichiarazioni dal parlamento russo

Dal parlamento russo arrivano dichiarazioni altrettanto fredde, enfatizzando che il commercio con gli Stati Uniti è ridotto a numeri bassi, quindi le sanzioni avrebbero un impatto limitato. Aleksej Zhuravlev, vicepresidente della commissione Difesa della Duma, ha detto che il dialogo con Washington «non passa attraverso la minaccia o pressione, ma resta comunque poco frequente, dato il basso volume commerciale tra i due paesi».

Dubbi di economisti e osservatori: l’inutilità delle sanzioni secondarie

Un punto di vista più tecnico e meno politico arriva da commentatori economici come Alexey Kalmykov, corrispondente del servizio russo della BBC. Kalmykov osserva che gli Stati Uniti hanno già tentato in passato di imporre sanzioni secondarie a paesi come Cina e India, senza grandi risultati. La risposta di Pechino ha scoraggiato Washington, che non è riuscita a cambiare la politica commerciale di questi stati. Per Kalmykov, le nuove minacce non rappresentano una novità e si configurano più come gesti simbolici che reali strumenti di pressione.

Osservazioni simili emergono da fonti anonime legate al Kremlino, raccolte dal canale telegram Insider. Secondo queste voci, il presidente Putin starebbe preparando una reazione dura alle azioni statunitensi, anche se manca un segnale chiaro di imminenti contromisure. La prudenza del capo del Kremlino resta la regola fondamentale: negli scenari di alta tensione preferisce mantenere il silenzio e aspettare prima di rispondere in modo evidente.

La dialettica tra diplomazia e lotta sul campo in un contesto di alta tensione

La situazione attuale tra Russia e Stati Uniti si muove su due livelli: quello delle dichiarazioni pubbliche e quello della realtà sul terreno in Ucraina. I commenti russi ribadiscono che le necessità militari e le forze in campo definiscono la politica, più che gli annunci diplomatici o le minacce di sanzioni.

Questa linea viene pronunciata da molte fonti diverse, dai falchi più duri fino ai rappresentanti ritenuti più moderati. La politica estera russa non sembra farsi condizionare da ordini esecutivi americani o ultimatum, che spesso vengono percepiti come segni di debolezza o arroganza. In questo scenario, l’attenzione resta puntata su come Pechino e Nuova Delhi reagiranno sul piano commerciale, e quali conseguenze avranno le mosse di Washington nel lungo termine.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se i dazi annunciati apriranno una nuova fase di scontro economico o se rimarranno gesti simbolici, destinati soprattutto ad alimentare una narrazione propagandistica da entrambe le parti.

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