Deputato borrelli racconta le aggressioni subite per le sue denunce contro la camorra a Napoli

Deputato borrelli racconta le aggressioni subite per le sue denunce contro la camorra a Napoli

Francesco Emilio Borrelli, deputato di Avs e attivista contro la camorra a Napoli, denuncia le violenze subite per le sue battaglie contro i clan, usando i social come strumento di trasparenza e protezione.
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Francesco Emilio Borrelli, deputato di Avs e attivista anti-camorra a Napoli, racconta le violenze subite per le sue denunce contro i clan, usando i social per documentare illegalità e difendere la legalità nonostante le intimidazioni. - Gaeta.it

Francesco Emilio Borrelli, deputato di Avs e noto attivista contro la camorra a Napoli, ha raccontato al Fatto quotidiano le violenze subite per le sue denunce pubbliche. Le aggressioni, molte all’origine della sua vita sotto scorta, confermano il clima ostile che circonda chi lotta contro i clan e le occupazioni abusive nelle case popolari. Borrelli utilizza i social per documentare le illegalità e mantenere alta l’attenzione sul fenomeno malavitoso.

Le ferite di una battaglia la cui posta è la legalità

Borrelli ha spiegato di essere stato malmenato oltre cento volte, con una trentina di visite al pronto soccorso per le ferite riportate. La sua retina danneggiata, un naso storto, zigomi rotti e braccia ferite sono tracce visibili dello scontro quotidiano con chi si oppone alla sua azione. Nonostante i danni fisici, non si è mai fermato o lasciato intimidire. Il deputato sottolinea che non agisce da moralista o giustiziere, ma lotta per la legalità, per far prevalere lo Stato contro i clan. Le aggressioni ricevute non hanno abbattuto la sua voce ma anzi gli hanno dato la spinta per continuare, con la convinzione che alimentare la trasparenza sia essenziale in una città spesso piegata al sistema criminale.

I social come sistema di protezione

L’uso dei social rappresenta per Borrelli non solo un modo per comunicare con i cittadini ma anche un sistema di protezione. Attraverso dirette, video e post documenta gli abusi e le illegalità, mettendo sotto gli occhi del pubblico realtà che i clan vorrebbero nascondere o distorcere. La telecamera diventa così una “estrema difesa”, capace di contrastare l’intimidazione silenziosa con l’evidenza dei fatti. Questi strumenti hanno permesso di riportare alla luce situazioni spesso negate o manipolate, fornendo visibilità a battaglie che altrimenti sembrerebbero perdute in partenza. Il legame con la cittadinanza si rafforza anche grazie a questo approccio diretto e trasparente, che rende pubbliche minacce e violenze subite.

“onorevole sputtanapoli”, l’offesa che riflette la paura dei clan

Borrelli è stato bersaglio in prima persona di insulti che cercano di delegittimare la sua azione politica e civile. Il soprannome “onorevole Sputtanapoli” viene usato per attribuirgli la colpa di mettere in cattiva luce la città, significa però che le sue denunce scoperchiano facce sporche, come lui stesso dice. La definizione esprime la resistenza di parte della società napoletana e della criminalità organizzata verso chi prova a mettere ordine in un sistema che funziona attraverso l’illegalità diffusa. Per Borrelli, questa ostilità dimostra quanto la legalità sia vista come un fastidio da chi vive e prospera sulle zone grigie del potere e del malaffare. Le sue parole rivelano una realtà in cui la lotta alla camorra si intreccia con la difficoltà di far accettare la legge in un contesto segnato da un degrado radicato.

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