Carlo Lucchina, figura chiave nella sanità della Regione Lombardia, è morto nella sua città natale, Varese. Lustro di un’intera vita dedicata al servizio pubblico, Lucchina ha influenzato fortemente il settore della sanità nel corso dei dieci anni come direttore dell’assessorato alla sanità, dal gennaio 2003 al dicembre 2013. Le sue scelte e il suo operato hanno avuto ripercussioni importanti e durature, non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale.
Gli inizi della carriera di Carlo Lucchina
Carlo Lucchina nasce l’8 dicembre 1949, avviando il proprio cammino professionale nel settore privato. Tuttavia, nel 1970, decide di dedicarsi al servizio della pubblica amministrazione, inizialmente alla Provincia di Varese, dove si distingue rapidamente, assumendo il ruolo di direttore generale. Con un forte senso di responsabilità e impegno, Lucchina entra nel mondo della sanità pubblica, dove continuerà a lasciare la propria impronta.
La sua carriera lo porta a ricoprire diverse posizioni significative, tra cui quella di direttore dell’ospedale di Circolo di Varese. Ma è con Roberto Formigoni che si apre una nuova e cruciale fase della sua vita professionale: nel gennaio 2003, viene chiamato alla direzione dell’assessorato alla sanità della Regione Lombardia. In quel ruolo, Lucchina si impegna a riformare e migliorare il sistema sanitario, rendendolo più accessibile ed efficiente per i cittadini lombardi.
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Il contributo alla riforma della sanità lombarda
Durante i dieci anni di mandato, Lucchina si dimostra un elemento indispensabile per lo sviluppo del sistema sanitario regionale. Sotto la sua guida, il settore sanitario lombardo si consolida come modello di riferimento sia a livello regionale che nazionale. Un aspetto significativo del suo operato è stato il suo coinvolgimento in vari tavoli ministeriali, inclusi quelli dedicati alla definizione dei livelli essenziali di assistenza , fondamentali per garantire qualità e uniformità delle prestazioni sanitarie.
Nonostante il suo operato encomiabile, Carlo Lucchina ha dovuto affrontare anche delle controversie legali e amministrative. È stato coinvolto in diverse inchieste, ma è ricordato anche per la sua resilience e determinazione; le sue parole, “Non mi do mai per vinto, per darmi per vinto devono ammazzarmi fisicamente,” riflettono il suo approccio alla vita e al lavoro.
Momenti controversi e critiche ricevute
Il 2022 segna un momento cruciale e difficile per Lucchina. La Corte dei Conti emette una condanna nei suoi confronti riguardo al caso di Eluana Englaro. Lucchina si rifiutò di interrompere le terapie che mantenevano in vita Englaro per oltre 17 anni. Questa scelta costrinse il padre di Eluana a trasferire la figlia in Friuli-Venezia Giulia, con conseguenze materiali che portarono Lucchina a dover risarcire 175mila euro all’erario. Nonostante la condanna, rimase fermo nella volontà di contestare la decisione in Cassazione.
Questo episodio ha segnato una frattura nella sua reputazione, portando critiche e sollevando interrogativi sulla sua visione della sanità e del diritto alla vita. Nonostante tali controversie, i suoi sostenitori continuano a sottolineare l’importanza del suo lavoro e le innovazioni apportate nel sistema sanitario.
Riconoscimenti e tributi alla sua memoria
A seguito della sua morte, diversi esponenti politici e figure istituzionali hanno reso omaggio al suo operato. Il governatore Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Guido Bertolaso hanno rimarcato come, grazie al contributo di Lucchina, il sistema sanitario lombardo abbia raggiunto standard di eccellenza. Hanno evidenziato la sua dedizione e l’impegno a favore del bene comune, sottolineando che il suo operato costituirà sempre un punto di riferimento.
Alcuni ex colleghi hanno descritto Lucchina come un “grandissimo amico”, che con la sua competenza ha influenzato profondamente il settore. Formigoni ha evidenziato il suo ruolo come direttore generale della “grande sanità lombarda,” un riconoscimento importante che evidenzia l’impatto duraturo del suo lavoro.
La perdita di Carlo Lucchina segna quindi non solo la fine di un’era nella sanità lombarda, ma anche una riflessione su quanto il suo operato abbia contribuito a salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini in un periodo storico complesso e in continua evoluzione.