Un nuovissimo spettacolo di Davide Enia, intitolato “Roberto Baggio”, ha debuttato recentemente al rinnovato Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza a ROMA, portando sul palco una narrazione profonda che intreccia gli sport e l’umanità. Questo monologo, che ha aperto la stagione teatrale dell’Ateneo, è un’opera che va ben oltre il semplice hommage al famoso calciatore italiano. Infatti, il lavoro di Enia si discosta dall’immagine del calciatore emblema di rimpianti e trionfi, permettendo una riflessione più ampia e profonda sull’umanità e la sofferenza provocate dai conflitti armati.
Il monologo: tra sport e sofferenza umana
Il monologo di Davide Enia è stato concepito per il festival “Stadium der Traume” a MONACO di BAVIERA, ma ha colpito notevolmente il pubblico romano. In scena, l’attore-manifesto si presenta con una caviglia immobilizzata e delle stampelle, dettagli che non sviliscono ma, al contrario, arricchiscono la sua performance, inserendola in un contesto di fragilità e vulnerabilità che rimanda ai temi affrontati. Il punto centrale dell’opera non è l’eccezionale carriera del calciatore, bensì la figura del medico anestesista ROBERTO BAGGIO, che ha trascorso la sua vita a prestare soccorso in situazioni di emergenza in numerosi teatri di guerra, dall’AFGHANISTAN all’IRAQ.
Attraverso il racconto di Baggio, Enia offre una finestra su esperienze dure e strazianti. La bravura dell’attore sta nel saper tratteggiare il tragico e il sublime, fondendo con grande maestria la passione per il calcio e le crudeltà della guerra. Le storie che emergono dal racconto di Baggio sono di una profondità e di un’umanità toccanti, rendendo il monologo un viaggio emotivo che trascende il concetto di mera rappresentazione teatrale.
La testimonianza di un medico in zone di guerra
Il monologo non si limita a raccontare esperienze individuali. Viene dato spazio alla desolazione e alla disperazione dei soggetti coinvolti, aiuti e vittime di conflitti. Davide Enia rappresenta la figura del medico ROBERTO BAGGIO come una sorta di ponte tra il mondo del calcio e il grande dolore umano, riflettendo sull’autorità che instaura nei suoi pazienti, anche grazie al suo nome condiviso con il calciatore. In diverse occasioni, il medico è stato testimone di scene agghiaccianti: bambini mutilati e adulti che sopportano ferite inflitte da una violenza disumana.
Queste storie non si limitano ai numeri o alle statistiche. Enia riesce a rendere tangibile il dolore vissuto nei teatri di guerra, facendo sentire al pubblico l’intensità delle esperienze raccontate. Una delle storie più strazianti è quella di Shirin, una giovane ragazza sopravvissuta a un grave incidente e costretta a subire trattamenti prolungati, che alla fine non riesce a sfuggire al suo destino tragico. Questi racconti pongono una sfida al pubblico: riflettere sulla condizione umana in contesti di conflitto e crisi.
L’effetto dello spettacolo sul pubblico
Alla fine della performance, i presenti nel teatro vengono lasciati in uno stato di intensa emozione. Gli applausi scroscianti che accolgono Enia sul palco testimoniano non solo l’apprezzamento per la sua bravura attoriale, ma anche un riconoscimento collettivo del potere della narrazione. La reazione dei presenti è quella di una comunità che si ritrova a riflettere su verità difficili da affrontare, ma necessarie da riconoscere. Il monologo ha il merito di non scivolare nella retorica, mantenendo un equilibrio tra narrazione drammatica e sensibilità umana.
La stagione teatrale al Nuovo Teatro Ateneo continua con il primo appuntamento in programma dal 20 maggio al primo giugno, dove sarà presentato ‘Autoritratto’, una nuova opera di Enia che porterà il pubblico a esplorare la complessità dell’identità e dell’introspezione attraverso l’arte. In questo contesto, l’arte svolge un ruolo cruciale nella sensibilizzazione ai temi sociali, un passo importante per incoraggiare la riflessione e la consapevolezza nei confronti delle realtà che spesso trascuriamo.
Ultimo aggiornamento il 2 Ottobre 2024 da Laura Rossi