Dati allarmanti sul numero di giornalisti incarcerati nel mondo: il report di Reporter senza frontiere

Dati allarmanti sul numero di giornalisti incarcerati nel mondo: il report di Reporter senza frontiere

Nel 2024, il report di Reporter senza frontiere rivela che 553 operatori dell’informazione sono incarcerati globalmente, con la Cina al primo posto. La libertà di stampa è gravemente minacciata.
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Dati allarmanti sul numero di giornalisti incarcerati nel mondo: il report di Reporter senza frontiere - Gaeta.it

Nel 2024, il numero di operatori dell’informazione incarcerati a livello globale ha raggiunto un livello preoccupante, con un totale di 553 casi documentati. Questo report, realizzato da Reporter senza frontiere , mette in luce le gravi violazioni della libertà di stampa e il clima di repressione in diverse nazioni. I dati mostrano un quadro inquietante che coinvolge parecchi paesi, tra cui i più colpiti dalla repressione.

I paesi con il maggior numero di operatori dell’informazione in carcere

Secondo il report di Rsf, la Cina guida la classifica con 115 giornalisti attualmente detenuti. Questo dato evidenzia la crescente pressione contro il dissenso e il controllo dei media nel paese. Seguono il Myanmar e la Bielorussia, con 70 e 52 casi rispettivamente, sottolineando le realtà difficili in cui i professionisti dell’informazione devono operare. La Russia è al quarto posto con 47 giornalisti incarcerati; un contesto che riflette le limitazioni alla libertà di parola e l’intervento statale nella narrazione mediatica. Israele, il Vietnam e l’Iran completano la lista dei paesi più problematici per i reporter, con 46, 39 e 35 giornalisti in carcere, rispettivamente. In particolare, l’Iran si distingue per le condizioni estremamente severe a cui sono sottoposti i detenuti, come dimostra il caso di Cecilia Sala, una giornalista italiana attualmente isolata nel celebre penitenziario di Evin.

Le statistiche e gli sforzi di monitoraggio

Reporter senza frontiere, un’organizzazione non governativa con sede a Parigi, si impegna costantemente a denunciare gli abusi contro la libertà di informazione in tutto il mondo. La loro missione è quella di monitorare e aggiornare le statistiche sui casi di morte e incarcerazione legati all’attività giornalistica. Nel report si registra un numero significativo di arresti, tra cui 26 operatori nei casi di incarcerazione in Arabia Saudita, seguiti da Siria ed Egitto, con 25 e 23 rispettivamente. Inoltre, ci sono altri paesi come l’Azerbaigian, l’Afghanistan e l’India che hanno anch’essi un alto numero di giornalisti in carcere.

Si segnala anche che nel 2024 ci sono attualmente 55 giornalisti in ostaggio. La Siria continua a essere il paese con il maggior numero di ostaggi, seguita da Iraq e Yemen. Questi numeri mettono in evidenza la precarietà della professione in contesti di conflitto e repressione.

La lotta per i diritti umani e la libertà di espressione in Iran

Tra i nomi di rilievo nel panorama attuale emerge Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la pace 2023. Mohammadi ha dedicato la sua vita alla lotta contro l’oppressione delle donne e per la promozione dei diritti umani in Iran. Arrestata tredici volte negli ultimi due decenni, sta scontando oltre 31 anni di reclusione e ha subito 154 frustate. La sua recente liberazione temporanea per motivi di salute ha riacceso l’attenzione su una situazione di detenzione che è stata definita inaccettabile dalla comunità internazionale.

Riguardo alla situazione di Cecilia Sala, le organizzazioni di stampa hanno chiesto alle autorità iraniane di rilasciarla immediatamente. La Federazione nazionale della stampa, insieme alla Federazione internazionale dei giornalisti , ha denunciato questa strategia e ha sollecitato la comunità internazionale a intervenire. Anthony Bellanger, segretario generale della Ifj, ha parlato direttamente di come la detenzione di Sala rappresenti una pratica odiosa da parte del regime iraniano.

La situazione attuale denota un grave deterioramento della libertà di stampa in molte parti del mondo, con un crescente numero di giornalisti che pagano un alto prezzo per il loro impegno nella professione. Resistere a questa ondata di repressione richiede il supporto costante della comunità globale.

Ultimo aggiornamento il 29 Dicembre 2024 da Sara Gatti

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