Da fabbricante di armi a operatore umanitario: la trasformazione di Vito Alfieri Fontana

Da fabbricante di armi a operatore umanitario: la trasformazione di Vito Alfieri Fontana

La trasformazione di Vito Alfieri Fontana, ex fabbricante di mine antiuomo, in attivista umanitario e sminatore nei Balcani, evidenzia il potere del cambiamento personale e della responsabilità sociale.
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Da fabbricante di armi a operatore umanitario: la trasformazione di Vito Alfieri Fontana - Gaeta.it

Vito Alfieri Fontana offre un racconto straordinario che parte da una vita dedicata alla produzione di armi per arrivare a un impegno umanitario profondo. La sua storia passa attraverso la progettazione e vendita di milioni di mine antiuomo, ma è anche un esempio di riconsiderazione e cambiamento radicale. Questo articolo esplora la sua vita, le sue scelte e l’impatto che ha avuto sulla comunità, in particolare nell’ambito della campagna contro le mine.

La carriera da fabbricante di armi

Per oltre vent’anni, Vito Alfieri Fontana ha guidato l’azienda familiare dedicata alla produzione di armi. In questo periodo, ha progettato e venduto circa due milioni e mezzo di mine antiuomo, i famosi ordigni che hanno lasciato il segno in molti conflitti nel mondo. L’industria bellica ha rappresentato per lui non solo un’attività produttiva, ma anche un mezzo di sostentamento. Le sue scelte erano influenzate da contesti geopolitici, normative internazionali e richieste di mercato, che lo portavano a vendere armi in diversi paesi. Era una vita apparentemente soddisfacente, ma intrisa di ambiguità etica.

Questa realtà ha cominciato a pesare su Vito quando suo figlio gli ha rivolto una domanda incisiva: “Ma tu, papà, sei un assassino?” Questo interrogativo ha acceso in lui un profondo conflitto interiore, spingendolo a riflettere sulle conseguenze delle sue azioni e sul valore della vita umana. Il suo percorso professionale, all’apparenza solido, ha subito una scossa, ponendo le basi per un cambiamento drammatico.

La conversione personale e il nuovo impegno umanitario

Negli anni ’90, mentre in Italia e nel mondo si avviavano campagne contro l’uso delle mine antiuomo, Vito Alfieri Fontana ha preso la decisione di chiudere l’azienda di famiglia. L’influenza di movimenti umanitari, tra cui la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, ha contribuito alla sua trasformazione. Questo passaggio non è stato facile; significava lasciare una carriera consolidata per intraprendere un cammino nel mondo dell’aiuto umanitario.

Con l’organizzazione non governativa Intersos, Vito si è dedicato al sminamento nei Balcani. Qui, il suo passato da fabbricante di armi si è rivelato utile; la sua esperienza tecnica gli ha permesso di imparare rapidamente il mestiere di sminatore. Il suo obiettivo è stato chiaro: riparare al danno causato in precedenza e contribuire a rendere i luoghi colpiti dai conflitti più sicuri per le generazioni future. Il percorso di Vito non è solo la cronaca di un cambiamento personale, ma un appello alla responsabilità sociale e alla possibilità di redenzione.

Un incontro con la cittadinanza ad Ancona

Il 20 febbraio, Vito Alfieri Fontana e il co-autore Antonio Sanfrancesco presenteranno il loro libro “Ero l’uomo della guerra – La mia vita da fabbricante di armi a sminatore” presso il Ridotto delle Muse ad Ancona. L’evento, che inizierà alle 17.30, sarà guidato dal giornalista Carlo Cefaloni e sarà un’importante occasione per riflettere sull’argomento discusso. L’incontro è organizzato dal Forum delle Associazioni Familiari delle Marche in collaborazione con l’IIS Vanvitelli – Stracca – Angelini, sostenuto dall’Università della Pace e dall’Anci-Marche, con il patrocinio del Comune di Ancona.

Durante la mattinata, gli autori si intratterranno con gli studenti che hanno partecipato a un progetto di lettura del libro, offrendo spunti di analisi e riflessione riguardo alla tematica delle mine antiuomo e dell’impatto dei conflitti armati. Questa interazione con i giovani rappresenta un passaggio significativo, volto a sensibilizzare le nuove generazioni sui costi umani della guerra e sulla possibilità di cambiamento personale e collettivo.

In tale contesto, Vito e Antonio non solo racconteranno la loro esperienza, ma inviteranno a considerare il valore della pace e della responsabilità sociale. L’esperienza di Fontana serve a mostrare come sia possibile riscrivere la propria vita e, al contempo, avere un impatto positivo nella comunità.

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