La cantina Terre Cortesi Moncaro, situata a Montecarotto, sta affrontando una grave crisi finanziaria che ha portato il collegio dei curatori della liquidazione giudiziale a richiedere al Prefetto di Ancona la convocazione di un incontro con tutti i soggetti interessati. Questo incontro mira a discutere le possibili soluzioni per una delle più rilevanti cooperative vinicole nel panorama marchigiano. I curatori, Simona Romagnoli, Marcello Pollio e Salvatore Sanzo, desiderano instaurare un dialogo costruttivo con istituzioni e parti interessate, affinché si possa trovare una via per salvaguardare l’azienda e tutelare i suoi lavoratori.
La richiesta ai rappresentanti istituzionali
I curatori hanno articolato la loro richiesta nel comunicato stampa, evidenziando la necessità di coinvolgere figure chiave come il presidente della Regione, i sindaci dei comuni dell’area di Jesi e Montecarotto, rappresentanti politici, il comitato Pro-Moncaro, associazioni di coltivatori, confederazioni cooperativistiche e i dipendenti. L’obiettivo di questo tavolo di confronto è chiaro: affrontare la crisi in modo unito e sinergico per evitare ritardi e confusioni che possano aggravare la situazione della cooperativa.
L’approccio collaborativo è visto come fondamentale per raggiungere un quadro coordinato, che ponga al centro il benessere di tutte le parti interessate. I curatori sottolineano che è giunto il momento di unire le forze, per garantire una maggiore efficienza nel deliberare le misure necessarie per affrontare le difficoltà economiche della cantina. La richiesta di un incontro rappresenta quindi un primo passo concreto verso la stabilità della cooperativa, auspicando che rinvigorire il dialogo istituzionale possa portare sul campo delle soluzioni operative.
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La polemica sulla liquidazione della cantina
La vicenda si complica ulteriormente con le recenti dichiarazioni dell’europarlamentare Carlo Ciccioli, che ha contestato le modalità di liquidazione adottate dal Tribunale di Ancona. Secondo Ciccioli, l’approccio del tribunale entrerebbe in conflitto con la liquidazione coatta amministrativa predisposta dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che, nelle sue parole, conterrà strumenti più adeguati per garantire la sopravvivenza della cooperativa.
Ciccioli ha evidenziato che il commissario designato dal Mimit dovrebbe avere un ruolo proattivo nel rilancio dell’azienda, contrastando la figura del curatore giudiziale, che piuttosto sarebbe portato a smantellare l’attività . Questa visione ha suscitato risposte incisive da parte dei curatori, i quali respingono le accuse manifestando che le procedure di liquidazione in corso, sia quella giudiziale sia quella amministrativa, mirano al medesimo fine: proteggere i lavoratori e il patrimonio aziendale, salvaguardando il tessuto economico del territorio.
Le risposte del collegio dei curatori
Pollio, Romagnoli e Sanzo si dichiarano contrari alle notizie fuorvianti che, a loro avviso, distorcono la realtà della liquidazione. Hanno evidenziato che le procedure in atto servono a massimizzare il valore per i creditori e che entrambe le strade consentono eventuali interventi volti a mantenere in vita le aziende, evitando vendite frazionate. Gli obiettivi di tali procedure non cambiano, e nessuna di esse è intrinsecamente proposta come attacco ai diritti dei lavoratori o dell’azienda.
In aggiunta, i curatori sottolineano come la volontà del Comitato Pro-Moncaro e degli esponenti politici di valutare possibili interventi pubblici non è esclusa da queste procedure. La liquidazione giudiziale, in particolare, offre la possibilità di avviare iniziative, tra cui il workers buyout, che potrebbero favorire la continuità dell’attività . Essi ribadiscono la loro disponibilità a collaborare con le istituzioni, citando esperienze pregresse di gestione di altre liquidazioni, dove si sono ottenuti risultati positivi per la salvaguardia dei posti di lavoro e dell’economia locale.
In questo contesto, i curatori si mostrano motivati ad operare proattivamente affinché la celebrazione del valore del marchio Moncaro non sia compromesso e che tutte le parti coinvolte possano contribuire a un futuro sostenibile per la cantina e per l’intera comunità .