Il sistema sanitario regionale d’Abruzzo si trova in una situazione critica mai vista prima. I numeri sul deficit finanziario crescono senza sosta, mentre i servizi si sgretolano a causa della mancanza di medici, infermieri e risorse essenziali. La provincia affronta un’emergenza che coinvolge tutta la popolazione, con strutture ospedaliere sotto pressione e cittadini che faticano sempre più a ottenere assistenza. La gestione dei bilanci presenta anomalie che destabilizzano ulteriormente un settore già fragile.
Il disavanzo record e le anomalie nei bilanci delle asl abruzzesi
Il 2025 ha portato alla luce un buco finanziario nel servizio sanitario regionale che supera ormai i 100 milioni di euro, con stime aggiornate a marzo che sfiorano i 120 milioni. Tuttavia, un rapporto recente del tavolo interministeriale ha rivelato che mancano intere partite contabili nei rendiconti delle asl abruzzesi. Queste lacune contabili indicano un deficit reale superiore ai 200 milioni, prodotto da una gestione poco trasparente e non conforme alle norme vigenti. Il sistema, da più parti, viene giudicato inaffidabile.
Il termine ultimo per caricare i dati contabili definitivi nella piattaforma nazionale Nuovo Sistema Informativo Sanitario è scaduto proprio in questi giorni. Questa piattaforma del ministero della salute serve per consolidare e monitorare tutte le informazioni riguardanti i bilanci, le prestazioni e gli indicatori essenziali delle regioni. In passato l’Abruzzo ha provato a minimizzare i numeri evidenziati, e anche questa volta sembra presente una sottovalutazione. Secondo il conto economico relativo al quarto trimestre del 2024 il disavanzo ammontava a 81 milioni di euro, ricoperto tramite interventi straordinari, ma la situazione è peggiorata, ampliando il deficit e mettendo a rischio tutta la sostenibilità finanziaria.
La situazione del personale e l’impatto sugli ospedali abruzzesi
La carenza di medici e infermieri è ormai un problema acuto. Si calcola che in Abruzzo circa 60.000 persone siano prive di medico di base. Le stime indicano la mancanza di oltre 600 medici nel complesso, con più di 200 unità assenti solo nel settore emergenza-urgenza. Anche il personale infermieristico soffre una grave indisponibilità che supera le 1800 unità, secondo dati della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche .
Questa carenza si traduce in ospedali sotto pressione costante. I pronto soccorsi sono sovraffollati, i turni di lavoro sono pesanti e numerose dimissioni hanno lasciato vuoti nei reparti. Gli ospedali periferici si stanno progressivamente svuotando, trasformandosi in strutture con scarsa attività. Al contrario, gli ospedali principali di L’Aquila, Pescara, Teramo e Chieti dispongono di un numero elevato di pazienti, con capacità ormai esaurita. I cittadini soffrono lunghe code al pronto soccorso e difficoltà ad accedere a cure tempestive.
Liste d’attesa infinite e fuga verso altre regioni per le cure
Le liste d’attesa per visite e esami diagnostici si sono allungate fino a superare temporanee barriere. Alcune prestazioni, come la prenotazione di TAC e altri esami fondamentali, risultano bloccate sulle piattaforme elettroniche di prenotazione. Questo scenario ha sconvolto il diritto alla salute, lasciando molti cittadini senza vie di accesso rapide alle cure. Lo stato di emergenza nelle strutture abruzzesi spinge un numero crescente di pazienti a rivolgersi a ospedali di altre regioni.
Il fenomeno della mobilità passiva nella regione è ormai un problema economico e sociale serio. L’Abruzzo spende oltre 106 milioni di euro per curare fuori regione i propri cittadini, un costo che grava sulle casse pubbliche mentre le strutture territoriali si privano di risorse e personale. La migrazione sanitaria rappresenta un segnale chiaro di malfunzionamento del sistema sanitario locale.
Prevenzione sanitaria e piani territoriali bloccati da anni
Nonostante le evidenze legate a carenze e deficit, le attività di prevenzione in Abruzzo restano ferme da tempo. Non esistono screening oncologici attivi e i piani di prevenzione presenti sono obsoleti, con studi e strumenti aggiornati ormai più di dieci anni fa. In particolare la medicina territoriale, spesso menzionata negli obiettivi nazionali e regionali, non ha mai raggiunto una reale implementazione pratica.
Le promesse contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , che prevedevano il potenziamento della medicina di base e la cura territoriale, sono rimaste largamente inattuate. Sul territorio si percepisce una carenza di organizzazione e investimenti negli ambulatori e nei centri di assistenza, che sono indispensabili per ridurre l’afflusso verso gli ospedali e per garantire interventi tempestivi.
Le risposte della giunta marsilio e le tensioni politiche in regione
Di fronte a questa emergenza crescente, la giunta regionale guidata da Marsilio ha deciso di aumentare l’addizionale IRPEF. La manovra, approvata dal consiglio regionale il 3 aprile, ha innalzato la pressione fiscale su famiglie, lavoratori e pensionati. Questa scelta ha suscitato critiche per il peso economico aggiuntivo imposto ai cittadini, proprio mentre la sanità va in crisi.
Le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle Abruzzo, denunciano responsabilità politiche dirette agli amministratori regionali, chiedendo le dimissioni dell’assessore alla sanità Verì e dell’intera giunta. Secondo questi gruppi, la situazione pesante deriva da errori di gestione e mancanza di azioni concrete per assumere personale e rilanciare la medicina territoriale. “È possibile che lo stato intervenga con un commissariamento della sanità regionale, che avrebbe come effetto un ulteriore aumento automatico delle tasse legato al risanamento dei conti.”
La situazione della sanità in Abruzzo nel 2025 rappresenta un nodo irrisolto che coinvolge il bilancio, il personale, i cittadini e la politica regionale. Le scelte future saranno decisive per definire se il sistema potrà rialzarsi o continuare a indebolirsi.