La questione dell’espansione degli impianti per le energie rinnovabili continua a infiammare il dibattito nelle marche. Mentre la spinta alla transizione energetica resta un punto fermo per le istituzioni, emergono crescenti timori sugli effetti che grandi installazioni possono avere sul paesaggio e sulle comunità locali. In questo contesto si inserisce la proposta di legge avanzata dal consigliere regionale Fabrizio Cesetti, che punta a definire con precisione le aree idonee e non idonee per la collocazione di nuovi impianti a energia verde.
La proposta di legge per tutelare i territori dalle mega installazioni
Fabrizio Cesetti, consigliere del Partito democratico nella regione marche, ha presentato all’assemblea legislativa una proposta di legge che vuole regolamentare in modo più stringente dove possono essere installati impianti rinnovabili. L’obiettivo è evitare che grandi progetti vengano impiantati in zone delicate o di particolare pregio territoriale, proteggendo così il paesaggio e gli interessi delle comunità locali.
Secondo Cesetti, la normativa attuale favorisce una “giungla” in cui società private, spesso straniere, possono agire senza regole chiare, approfittando della mancanza di indirizzi precisi da parte degli enti locali. Questo favorisce fenomeni speculativi sul territorio e la mercificazione di beni comuni, trasformati in aree per grandi impianti senza un adeguato controllo.
Leggi anche:
L a proposta mira quindi a stabilire criteri precisi per individuare le aree “idonee” dove è possibile procedere con l’installazione, e al contempo quelle “non idonee”, comprese zone agricole, ambientali o di rilevante valore storico e paesaggistico. L’intento è bilanciare la necessità di sviluppare energie pulite con il rispetto per il territorio e la comunità.
Critiche alla gestione regionale e alla normativa nazionale
Nel suo intervento Cesetti ha sottolineato anche le responsabilità della giunta regionale e del governo nazionale nell’attuale situazione. Il consigliere accusa il governo di aver legiferato con grave ritardo su questo tema, lasciando un vuoto normativo che permette speculazioni.
In particolare, la giunta guidata da Francesco Acquaroli viene criticata per non aver ancora adottato misure temporanee o stabilito criteri in attesa di una legge nazionale che possa regolamentare più efficacemente l’installazione di impianti rinnovabili. Cesetti ricorda che altre regioni, anche con amministrazioni di centrodestra, hanno già preso provvedimenti per proteggere le proprie comunità territoriali, ma nelle marche si resta fermi.
Questo ritardo, secondo il consigliere Pd, espone le comunità marchigiane a interventi invasivi che possono compromettere il paesaggio e la qualità della vita, senza offrire garanzie sufficienti.
L’impegno del consiglio regionale per la tutela ambientale
Nonostante le difficoltà sul fronte delle norme per gli impianti a fonti rinnovabili, il consiglio regionale delle marche ha messo un tassello importante sulla protezione dell’ambiente. Proprio nelle ultime settimane, è stata approvata all’unanimità una proposta di legge, sempre a firma Cesetti, che inserisce la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali dello statuto regionale.
Questo riconoscimento rafforza il ruolo della regione nel salvaguardare il patrimonio naturale e storico. Inserire l’ambiente tra i principi statutari significa garantire un riferimento certo per tutti gli atti e le decisioni politiche future, spostando l’attenzione sull’importanza di promuovere uno sviluppo che non danneggi i territori.
La proposta di legge sulle aree per gli impianti rinnovabili si inserisce quindi in questo quadro, rappresentando un tentativo concreto di coniugare le esigenze energetiche con una visione di rispetto e tutela del territorio marchigiano.
Discussioni attuali sul tema
Il dibattito attorno all’espansione degli impianti a fonti rinnovabili nelle marche si fa sempre più acceso, in particolare per la necessità di preservare il paesaggio e le comunità dagli effetti negativi di grandi progetti privati. La proposta di Cesetti mette sul tavolo indicazioni precise proprio per definire limiti territoriali e criteri più stringenti, a cui si accompagna una critica aperta alle istituzioni chiamate a intervenire con tempestività. La recente approvazione dello statuto ambientale indica un orientamento politico deciso, ma la questione degli impianti “invasivi” resta al centro delle discussioni regionali.