Negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia ha subito un’accelerazione legata non solo all’espansione residenziale ma soprattutto alla crescita di infrastrutture per la logistica e la produzione energetica. Dati recenti evidenziano come grandi aree di terreno siano state trasformate per ospitare nuovi impianti, con un impatto significativo sul territorio, soprattutto sulle zone ambientali più delicate come le coste. Roma si conferma come la città con il maggior numero di nuove costruzioni, mentre nei due ultimi anni si sono intensificati i cantieri che sottraggono superfici naturali.
L’espansione delle infrastrutture logistiche e impianti energetici
Tra il 2022 e il 2023 sono stati realizzati molti progetti di grandi dimensioni dedicati alla logistica e all’energia, che hanno inciso nettamente sul consumo di suolo. Un esempio emblematico arriva dal comune di Anzola Emilia, in provincia di Bologna, dove è sorto un centro logistico di oltre 15 ettari.
Secondo l’ISPRA, in questo biennio le aree occupate da cantieri e infrastrutture hanno superato i 5.100 ettari, una cifra significativa se si pensa solo a questi due anni. Le superfici destinate alla logistica dal 2006 al 2023 ammontano a circa 5.606 ettari, con oltre 500 ettari sottratti al territorio solamente nell’ultimo anno.
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Gli impianti fotovoltaici e il loro impatto
Parallelamente, gli impianti fotovoltaici hanno conquistato spazi sempre più ampi, toccando i 16.149 ettari totali, con un aumento di 421 ettari nel solo intervallo 2022-2023. L’installazione di pannelli fotovoltaici su terreno naturale, in particolare, intensifica la pressione su aree agricole e naturali, modificandone l’uso e compromettendo parte dell’ecosistema locale.
Questi dati rivelano che la corsa alle infrastrutture per la logistica e l’energia rappresenta ormai una delle cause principali del consumo di terreno libero, superando di gran lunga l’espansione residenziale tradizionale.
Roma: un caso emblematico per le nuove edificazioni
La capitale italiana si distingue come il territorio più interessato dai nuovi cantieri e nuove costruzioni. Come evidenziato dall’atlante dell’ISPRA dedicato a Roma, la città ha visto un’intensa crescita edilizia che ha occupato circa un quarto della superficie totale.
Tra il 2006 e il 2021 il ritmo del consumo di suolo nel comune di Roma si era quasi dimezzato rispetto agli anni precedenti, tuttavia nel 2023 sono stati registrati ulteriori 65 ettari sottratti a uso naturale o agricolo per nuove edificazioni. Nel 2024 la crescita è proseguita con altri 52,6 ettari coinvolti tra cantieri e nuove costruzioni.
Pressione sulle infrastrutture urbane
Questo fenomeno si collega a un aumento delle infrastrutture urbane e ad iniziative immobiliari che richiedono nuove aree, anche a discapito di spazi verdi e terreni non edificati. La pressione sulla superficie territoriale rischia di avere effetti a lungo termine sul paesaggio e sull’equilibrio ambientale della capitale.
Il consumo di suolo lungo le aree costiere
Le zone costiere italiane risultano particolarmente vulnerabili alla perdita di suolo a causa dell’urbanizzazione e delle attività economiche. Nel tratto dei primi 10 chilometri dalla linea di costa, tra il 2006 e il 2023 si sono persi 33.078 ettari di terreno, pari al 24,3% dell’intera superficie costiera considerata.
Queste aree ospitano habitat naturali e paesaggi di valore ambientale che vengono alterati dalla costruzione di insediamenti industriali, commerciali o turistici. Nel comune di Pietrasanta, in provincia di Lucca, tra il 2006 e il 2012 è stata completata una nuova area di circa 4 ettari destinata a funzioni industriali e commerciali, un esempio delle trasformazioni che investono le coste italiane.
Rischi ambientali nelle aree costiere
Il consumo di suolo in queste zone incide non solo sul patrimonio naturale ma anche sulla capacità di adattamento agli eventi climatici, come l’erosione o le alluvioni. Avere meno terreni naturali o permeabili aiuta a incrementare i rischi per queste aree già esposte a fenomeni meteorologici estremi.
I numeri segnalati da ISPRA e gli esempi pratici confermano come nel nostro paese la pressione su suolo e territorio stia cambiando volto. Ormai non si tratta più solo di nuove case o quartieri ma di grandi infrastrutture logistiche, energetiche e industriali che ridisegnano il paesaggio, soprattutto in luoghi delicati come le coste e le aree urbane in espansione. Questo quadro rende urgente una riflessione sulle modalità di governo del territorio.