Le recenti operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, nel Libano settentrionale e in Cisgiordania hanno portato a un aumento significativo degli scontri e delle perdite umane. Secondo l’esercito israeliano, le ultime operazioni hanno avuto come obiettivo principali i militanti di Hamas e Hezbollah, evidenziando la complessità e l’intensità della situazione nell’area.
Attività militare in Gaza
Nella Striscia di Gaza, gli attacchi israeliani hanno portato alla morte di circa 50 presunti militanti a Jabalia in un solo giorno. L’esercito israeliano, noto come IDF, ha segnalato che le operazioni hanno avuto un’estensione nelle aree circostanti, tra cui Beit Lahiya. Questo aumento degli scontri è stato descritto come parte di un’azione più ampia contro le infrastrutture militari di Hamas. Gli obiettivi mirati includono posizioni ritenute critiche per le operazioni militari del gruppo islamista, creando un contesto di grande violenza e instabilità .
Il quadro generale è aggravato dalla continua escalation tra le fazioni palestinesi e le forze israeliane, con la situazione che si deteriora rapidamente. Le sofferenze umane si intensificano, rendendo il fragile equilibrio regionale ancora più precario. Israele giustifica queste operazioni come necessarie per la sicurezza nazionale, mentre le organizzazioni di diritti umani sollevano preoccupazioni per il numero crescente di vittime civili che accompagna queste azioni.
Leggi anche:
Scontri e bombardamenti in Libano
Nel Libano, gli attacchi aerei israeliani hanno mirato a circa 20 obiettivi nella regione di Baalbek e in altre località a nord del fiume Litani. I rapporti indicano che circa 60 presunti agenti di Hezbollah sono stati uccisi. Tra gli obiettivi colpiti ci sono stati lanciarazzi usati in attacchi diretti contro il territorio israeliano, oltre a diversi depositi di armi e infrastrutture strategiche del gruppo militante.
L’offensiva ha avuto un impatto diretto anche su figure significative all’interno di Hezbollah. Recentemente, Abu Haider Nasrallah, zio del leader del gruppo Hassan Nasrallah, è stato ucciso insieme alla sua famiglia in un attacco a Bazouriyeh. Questo evento ha ulteriormente acceso i toni già di per sé elevati nella retorica di Hezbollah, che ha denunciato le azioni israeliane come un attacco diretto alla loro leadership.
Le tensioni al confine tra Libano e Israele rimangono elevate, con le forze armate israeliane pronte a rispondere a qualsiasi provocazione. La presenza di Hezbollah, alleato di Hamas, rende la situazione ancora più complessa, aumentando il rischio di un conflitto su scala più ampia.
Operazioni in Cisgiordania
In Cisgiordania, le operazioni delle forze israeliane hanno preso una piega violenta, con l’assalto al campo profughi di Tulkarem. Le forze militari, supportate da bulldozer, hanno condotto raid all’alba, innescando scontri tra le truppe israeliane e i militanti palestinesi. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, gli scontri sono stati caratterizzati da un intenso scambio di fuoco.
L’aeronautica israeliana ha dichiarato di aver mirato a una squadra di “terroristi armati” nel campo. Tuttavia, il raid condotto tramite un drone ha fallito il bersaglio. La risposta dei combattenti palestinesi non si è fatta attendere; secondo rilievi, un’unità armata nel campo di Nur Shams ha colpito le forze israeliane con un ordigno esplosivo, lasciando presagire un’escalation continua della violenza.
La tensione nel territorio è palpabile e gli scontri continuano a generare panico tra la popolazione civile. Mentre gli sforzi di diplomatici e organizzazioni internazionali sembrano spesso andare a vuoto, la situazione in Cisgiordania mette in evidenza la fragilità della pace e la persistente necessità di un dialogo reale e concreto tra le parti coinvolte nel conflitto.