Confiscati immobili e fondi a tre esponenti del clan polverino con sentenze definitive della corte d'appello di napoli

Confiscati immobili e fondi a tre esponenti del clan polverino con sentenze definitive della corte d’appello di napoli

La corte d’appello di Napoli conferma la confisca di immobili e risorse finanziarie legate al clan Polverino, mentre alcuni beni vengono affidati all’Agenzia Nazionale e si segnala un immobile occupato a Marano.
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La corte d'appello di Napoli ha confermato la confisca di beni riconducibili a tre condannati del clan Polverino, destinando il patrimonio all'Agenzia Nazionale per fini sociali, mentre segnala alla Direzione antimafia l’occupazione abusiva di un immobile confiscato a Marano. - Gaeta.it

La corte d’appello di Napoli ha confermato la confisca di diversi immobili, risorse finanziarie e saldi bancari riconducibili a tre persone già condannate con sentenza definitiva per il loro legame con il clan Polverino, un’organizzazione criminale nota nel panorama campano. Parallelamente, alcuni beni precedentemente confiscati sono stati dissequestrati per essere affidati all’Agenzia Nazionale preposta alla gestione dei patrimoni sottratti alla malavita. L’autorità giudiziaria ha inoltre segnalato alla Direzione distrettuale antimafia una situazione specifica riguardo a un immobile nel comune di Marano occupato nonostante risultasse confiscato da oltre due decenni.

La conferma delle confische da parte della corte d’appello di napoli

Il provvedimento firmato dalla sezione misure di prevenzione della corte d’appello di Napoli ha ratificato le confische disposte a carico di tre soggetti collegati al clan Polverino. Questi individui erano già stati riconosciuti colpevoli di appartenenza all’organizzazione criminale con sentenze definitive, consolidate e quindi non più impugnabili. Le misure eseguite riguardano un ampio patrimonio immobiliare, fondi depositati in conti correnti e altre risorse finanziarie individuate durante le attività investigative. La decisione si inserisce nelle azioni volte a sottrarre ai clan la disponibilità economica, indebolendo l’apparato criminale.

Un passo importante nel contrasto al sistema criminale

La corte ha analizzato i beni riconducibili ai condannati e, dopo aver confermato il rischio di reimpiego delle risorse per attività illecite, ha ordinato la confisca definitiva. Si tratta di un risultato significativo nel contrasto al sistema economico criminale, che spesso si basa proprio sul controllo di patrimoni ingenti. Inoltre, in virtù della normativa vigente, i beni strappati agli esponenti del clan passeranno ora nelle mani dell’Agenzia Nazionale incaricata della loro gestione e destinazione a scopi istituzionali o sociali.

Dissequestro di alcuni beni per il passaggio all’agenzia nazionale

Tra i provvedimenti recenti vi è anche il dissequestro di altri cespiti immobiliari e finanziari, già oggetto di confisca definitiva in passato. Questi sono stati tolti dal vincolo giudiziario per permettere il trasferimento della loro gestione all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione di beni sequestrati e confiscati. L’agenzia, istituita con lo scopo di valorizzare e usare i patrimoni sottratti alla criminalità, può così intervenire direttamente su questi beni.

Patrimonio trasformato in risorsa sociale

Tale passaggio evita che i beni rimangano inutilizzati o privi di controllo. L’agenzia, infatti, li può destinare a iniziative sociali, culturali o istituzionali in grado di restituire valore alle comunità colpite dall’attività criminale. L’affidamento ai soggetti pubblici rappresenta un momento cruciale per trasformare un patrimonio che era stato fonte di guadagno illecito in una risorsa per il territorio, contrastando in modo concreto la lunga scia lasciata dal clan Polverino.

La segnalazione alla direzione distrettuale antimafia su un immobile di marano

Un altro aspetto emerso riguarda un immobile situato nel comune di Marano, nel napoletano, che da tempo era stato confiscato, precisamente dal 1998. Nonostante questo, si è registrata una presenza occupazionale persistente nell’edificio. La sezione misure di prevenzione ha disposto il trasferimento degli atti alla Direzione distrettuale antimafia per ulteriori approfondimenti e per verificare le condizioni dell’immobile.

Ostacolo alla gestione dei beni confiscati

La nota ufficiale sottolinea come questa situazione possa rappresentare un ostacolo alla piena applicazione delle misure di confisca. “L’occupazione continuativa di un bene confiscato compromette infatti la possibilità di gestirlo o utilizzarlo per finalità pubbliche.” La direzione antimafia sarà chiamata ad intervenire per fare chiarezza, accertare responsabilità e procedere con le azioni necessarie per restituire la piena disponibilità degli immobili sottratti al clan.

Questo episodio evidenzia le difficoltà nell’applicare misure patrimoniali anche dopo molti anni dalla condanna definitiva, evidenziando come il percorso di recupero e assegnazione dei beni delle organizzazioni criminali resti complesso e richieda costanti controlli da parte degli organi dello stato.

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