La lotta contro la criminalità organizzata continua a fare progressi in Italia, con un significativo provvedimento di confisca dei beni appartenenti al clan Casamonica. Questa operazione eseguita dalla Divisione Anticrimine della Questura di Roma dimostra l’impegno delle autorità nel contrastare l’illegalità e restituire i patrimoni illecitamente accumulati alla collettività. Un decreto del Tribunale di Roma ha ufficialmente reso definitivo il sequestro, permettendo la restituzione di beni dal valore complessivo di oltre tre milioni di euro.
Dettagli del provvedimento di confisca
Nella mattinata del 28 gennaio 2025, il personale della Divisione Anticrimine ha eseguito un provvedimento di confisca finalizzato a rimuovere i beni illecitamente accumulati da Giuseppe Casamonica, classe 1950, e suo figlio Guerrino, noto come Pelè, classe 1970. Questo provvedimento si inserisce nel contesto di una lunga serie di misure legali adottate per combattere il clan, da sempre attivo nella criminalità organizzata, in particolare in attività usurarie e di estorsione.
Il provvedimento ha interessato non solo beni immobili, ma anche beni mobili di notevole valore come argenti, gioielli e un’autovettura di lusso. La decisione del Tribunale è il risultato di un lungo processo giudiziario, avviato con il sequestro dei beni disposto nel 2020, e che si è concluso con la sentenza della Corte Suprema, che ha reso inammissibili i ricorsi presentati dai Casamonica.
Leggi anche:
Il contesto dell’operazione e le misure di prevenzione
Questo intervento rientra in un’operazione di polizia giudiziaria che ha visto la coinvolgimento attivo della Procura della Repubblica di Roma e della Questura capitolina. L’obiettivo comune di queste istituzioni è stato quello di aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti e di restituirli alla collettività. La collaborazione tra diverse autorità si è rivelata cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata, un tema che attira sempre più l’attenzione pubblica e mediatica.
Il 16 giugno 2020, il Tribunale di Roma aveva già emesso un decreto di sequestro dei beni, in concomitanza con l’arresto di venti membri del clan, trovato coinvolto in una vasta rete di usura e abuso di credito. Da quel momento in poi, sono seguite una serie di udienze e decisioni giurisdizionali che hanno confermato la pericolosità del clan e la necessità di adottare misure preventive.
Le autorità hanno anche applicato l’adozione della sorveglianza speciale per i due Casamonica, con obbligo di soggiorno nella loro residenza per un periodo di tre anni. Questa misura mirava a prevenire ulteriori attività illecite, sottolineando che la lotta contro la criminalità non finisce mai.
La sentenza finale della Corte Suprema
Il percorso legale si è concluso con la sentenza della Quinta Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione, emesso il 28 gennaio 2025. Questo giudizio ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da Giuseppe e Guerrino Casamonica, confermando la validità del decreto di confisca emesso dal Tribunale di Roma. Oltre alla perdita dei beni, i due sono stati condannati a versare una somma di 3.000 euro a favore della cassa delle ammende, rappresentando un ulteriore colpo ai loro già consistenti patrimoni illeciti.
I beni confiscati includono quattro unità immobiliari, tra cui una villa di lusso a Via Roccabernarda, ora affidata all’Azienda Pubblica Servizi per la persona “Asilo Savoia”, e una residenza storica del clan in Via Flavia Demetria, affidata alla Fondazione Pangea Onlus. Anche una proprietà sita a Monterosi è stata destinata a finalità sociali.
Queste operazioni rappresentano un passo significativo verso la riconquista del territorio e l’affermazione della legalità, bissando il messaggio che le autorità sono determinate a combattere le mafie e a restituire alla comunità i beni sottratti illegalmente da queste organizzazioni.