Condanna a cinque anni per Alaa Refaei: il supporto al terrorismo online è perseguito dalla giustizia italiana

Condanna a cinque anni per Alaa Refaei: il supporto al terrorismo online è perseguito dalla giustizia italiana

Alaa Refaei, cittadino egiziano naturalizzato italiano, condannato a cinque anni per terrorismo e proselitismo per l’Isis; un altro imputato è in attesa di processo. Indagini continuano.
Condanna A Cinque Anni Per Ala Condanna A Cinque Anni Per Ala
Condanna a cinque anni per Alaa Refaei: il supporto al terrorismo online è perseguito dalla giustizia italiana - Gaeta.it

Alaa Refaei, un cittadino egiziano di 45 anni naturalizzato italiano, è stato condannato a cinque anni di reclusione per il suo coinvolgimento in un’associazione con finalità di terrorismo. L’uomo è stato arrestato il 17 ottobre 2023 nell’ambito di un’inchiesta sulle attività di proselitismo per l’Isis condotta tramite social network. Oltre alla propagazione di messaggi di supporto all’organizzazione jihadista, Refaei avrebbe anche partecipato a iniziative di finanziamento a favore delle vedove di combattenti jihadisti.

La decisione della giustizia milanese

La condanna è stata pronunciata dalla gup di Milano, Tiziana Landoni, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alessandro Gobbis. I dettagli della sentenza verranno resi noti tra novanta giorni, quando saranno pubblicate le motivazioni del verdetto. Questa decisione segna un punto fermo nella lotta contro il terrorismo in Italia, un fenomeno che, sebbene spesso lontano dai riflettori, rappresenta una seria minaccia alla sicurezza nazionale.

L’altro imputato: Mohamed Nosair e il processo in corso

Mohamed Nosair, un altro cittadino egiziano di 50 anni, è stato arrestato in connessione alla stessa inchiesta. Attualmente, Nosair sta affrontando un processo con rito immediato presso la Corte d’Assise di Monza, essendo residente a Sesto San Giovanni. La requisitoria del pubblico ministero è fissata per il 15 novembre. La situazione di Nosair rappresenta un’ulteriore dimensione dello stesso cluster investigativo che ha portato all’arresto di Refaei, e tiene alta l’attenzione dei media e del pubblico sull’operato delle forze dell’ordine.

Gli elementi dell’inchiesta

Le indagini, coordinate dal procuratore Marcello Viola, sono state condotte dalla Digos e dalla Polizia Postale. La richiesta di arresto è stata accolta dal gip Fabrizio Filice, che ha sostenuto come i due arrestati avessero mostrato un aperto sostegno per l’Isis, veicolando messaggi e materiale di propaganda jihadista. Gli elementi emersi dai documenti di inchiesta evidenziano come Refaei avesse risposto in un commento a un video con immagini di politici italiani, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, esprimendo frasi minacciose e aggressive.

La difesa degli imputati

Alaa Refaei e Mohamed Nosair si sono difesi affermando di non aver mai pianificato azioni violente, sostenendo di aver mostrato unicamente “simpatia” per l’Isis durante il conflitto in Siria e Iraq. Secondo le loro dichiarazioni, i contenuti pubblicati sarebbero risultati privi di concretezza e non avrebbero mai comportato un reale passaggio all’azione. Le difese intendono contestare la decisione del giudice e un ricorso in appello è già previsto, con il supporto delle considerazioni legali volte a dimostrare l’assenza di intenti criminosi.

Le misure cautelari che attualmente tengono i due imputati in carcere sono state confermate dal Tribunale del Riesame, il quale ha ritenuto le evidenze raccolte sufficienti a giustificare la detenzione. La situazione continua a evolversi, mantenendo alta l’attenzione sull’operato delle autorità italiane nella gestione di fenomeni di radicalizzazione e supporto al terrorismo.

Change privacy settings
×