Nel corso di un incontro tenutosi presso il Savoia Excelsior Palace di Trieste, il tema del commercio illecito di tabacchi è stato al centro di un’importante discussione. L’evento, intitolato “Un brutto vizio: il commercio illecito nel settore dei tabacchi”, è stato organizzato dal Tavolo Monitoraggio Agromafie Contrasto Illecito Settori Tabacchi ed E-cig , sotto l’egida della Fondazione Osservatorio sulla Criminalità nell’Agricoltura e sul Sistema Alimentare, in collaborazione con Philip Morris Italia. L’incontro ha offerto l’opportunità di analizzare la situazione attuale in Italia e, in particolare, nella Regione Friuli Venezia Giulia, un’area particolarmente vulnerabile a causa della sua posizione geografica.
Analisi della situazione nel Friuli Venezia Giulia
La Regione Friuli Venezia Giulia ha visto una riduzione del fenomeno del consumo illecito di tabacchi, al 12%, equivalente a 150 milioni di sigarette. Durante l’incontro, esperti del settore hanno esaminato vari studi e rapporti che illustrano il fenomeno, comprese le misure dei vari attori coinvolti nel contrasto al commercio illegale. Tuttavia, la posizione geografica della regione rimane una questione critica, in quanto la vicinanza con Slovenia e altri Paesi può facilitare il traffico di sigarette di contrabbando.
Uno degli aspetti salienti emersi è l’importanza del coordinamento tra le forze dell’ordine e il settore privato, sia per garantire una risposta efficace al problema, sia per implementare strategie preventive nel lungo termine. Le autorità locali, supportate da rapporti dettagliati come quelli forniti da KPMG, stanno cercando di intensificare gli sforzi per monitorare e ridurre ulteriormente il mercato illecito.
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Un aspetto chiave segnalato da Piergiorgio Marini, SR Manager Value Chain Relations & Illicit Prevention di Philip Morris Italia, è stato l’ottimismo cauto che si respira in merito ai progressi fatti. Nonostante il calo, le specificità europee, con le crescenti percentuali di consumo illecito in altre nazioni, impongono di rimanere vigili e di continuare a investire risorse sia umane che tecniche in questo ambito.
Uno sguardo al contesto europeo
Il Rapporto KPMG ha messo in luce una situazione preoccupante a livello europeo, con un consumo di 35,2 miliardi di sigarette illecite, corrispondente all’8,3% del consumo totale. La stima di entrate fiscali mancanti ammonta a 11,6 miliardi di euro. Nonostante questo scenario di incremento, l’Italia continua a farsi notare per i suoi sforzi nel contrastare il fenomeno, con una percentuale di consumo illecito scesa all’1,8% nel 2023, ovvero 0,5% in meno rispetto all’anno precedente. Tuttavia, ciò non toglie che la perdita di entrate fiscali rimanga significativa, attestandosi intorno ai 219 milioni di euro.
Durante l’evento, è stato fatto un confronto con il mercato francese, dove il consumo illecito ha raggiunto una percentuale record del 33% nel 2023. Questo diverso approccio nella regolamentazione e nelle politiche fiscali delle diverse nazioni risulta cruciale nel determinare l’andamento del commercio illecito. Le dichiarazioni di Carlo Ricozzi, ex generale della Guardia di Finanza e coordinatore del Tavolo MACISTE, hanno messo in evidenza come l’Italia non solo affronti un mercato interno di consumo illecito contenuta, ma sia anche un centro di transito per traffici che provengono da diverse parti del mondo, contribuendo a rendere la situazione ancora più complessa.
Un fenomeno da non sottovalutare
La questione del commercio illecito di tabacchi si rivela particolarmente intricata, poiché evidenzia una rete internazionale di contrabbando che sfrutta le vulnerabilità geografiche e economiche. Con gli eventi recenti a Trieste, si intende contribuire a un’informazione più consapevole e a politiche efficaci per affrontare il fenomeno. Sia le autorità che le aziende sono chiamate a mantenere un’attenzione costante e a collaborare attivamente per garantire un mercato più sicuro e legale.
Il proseguo della lotta al commercio illecito richiede non solo misure repressive, ma anche un cambiamento culturale che veda cittadini e istituzioni unite nella promozione di un consumo responsabile e nel riconoscimento dei danni arrecati dal contrabbando all’economia e alla salute pubblica.