commercio al dettaglio in abruzzo: vendite in calo nel primo trimestre 2025 secondo i dati istat

commercio al dettaglio in abruzzo: vendite in calo nel primo trimestre 2025 secondo i dati istat

Le vendite al dettaglio in Abruzzo calano nel primo trimestre 2025, con flessioni in alimentari, non alimentari e diverse forme di distribuzione; l’inflazione e la sfiducia delle famiglie frenano la ripresa economica.
Commercio Al Dettaglio In Abru Commercio Al Dettaglio In Abru
Le vendite al dettaglio in Abruzzo nel primo trimestre 2025 registrano un calo significativo, influenzato dalla riduzione della domanda e dall’aumento dell’inflazione, con difficoltà diffuse in tutti i settori e canali di vendita. - Gaeta.it

Le vendite al dettaglio in abruzzo mostrano un calo nel primo trimestre del 2025, con un andamento negativo che coinvolge numerosi settori merceologici. I dati Istat, elaborati dal centro studi Confcommercio Abruzzo, evidenziano come la domanda ristagni, influenzando sia il mercato alimentare sia quello non alimentare. Questo andamento negativo si riflette sia su base mensile sia su base annua, segnalando una crisi che interessa tutto il territorio regionale.

Andamento delle vendite al dettaglio in abruzzo: numeri e settori in sofferenza

A marzo 2025, le vendite al dettaglio in abruzzo sono diminuite dello 0,5% rispetto a febbraio. Il presidente di Confcommercio Abruzzo, Giammarco Giovannelli, ha sottolineato come “i consumi non riescano a ripartire”, con una flessione che interessa sia i generi alimentari sia i prodotti non alimentari . Su base annua la situazione peggiora: rispetto a marzo 2024, il valore delle vendite regredisce del 2,8%, mentre il volume scende del 4,2%. A trascinare verso il basso i dati sono soprattutto gli alimentari, con un calo del 4,2% in valore e 6,7% in volume.

I beni non alimentari mostrano una tenuta leggermente migliore, ma restano comunque in contrazione: -1,4% in valore e -2,1% in volume. All’interno di questo comparto si distinguono alcuni settori specifici, come i prodotti per la cura della persona e i farmaceutici, che evidenziano incrementi rispettivamente dell’1,8% e dello 0,6%. Situazioni critiche si riscontrano invece per settori come la cartoleria e i libri, che registrano una diminuzione del 4,5%, e le calzature con una perdita del 4,2%.

Analisi delle forme di vendita

La diminuzione nelle vendite riguarda diverse forme di distribuzione. La grande distribuzione segna un calo del 2,6%, mentre i negozi di piccole dimensioni soffrono ancora di più con una flessione del 3,1%. Anche le vendite fuori dai negozi, come mercati e altre forme di commercio ambulante, arretrano del 4,7%. Non cresce neppure l’e-commerce, che riduce il proprio fatturato dell’1,3%.

Questi dati fotografano un momento di difficoltà generale per il commercio al dettaglio in abruzzo, che risente sia della domanda complessiva sia delle condizioni economiche delle famiglie. La contrazione interessa canali tradizionali e moderni, segnalando problemi che non si limitano a singole nicchie ma coinvolgono l’intero sistema distributivo.

Impatto sulle famiglie e ruolo dell’inflazione nella crisi dei consumi abruzzesi

La difficoltà nelle vendite è strettamente collegata alla riduzione della fiducia delle famiglie. La crisi si concentra in particolare su comparti come abbigliamento e calzature, che risentono maggiormente della contrazione della domanda. Giammarco Giovannelli ha evidenziato come “questo clima di sfiducia rallenti la ripresa dei consumi in abruzzo, alimentando il rischio di posticipare la ripresa economica prevista per il 2025.”

I dati Istat segnalano inoltre un aumento dell’inflazione a marzo, salita dall’1,6% di febbraio all’1,9%. Questa variazione incide pesantemente sul potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi, provocando un rallentamento della domanda. La capacità di spesa delle famiglie con redditi più bassi si è ridotta maggiormente, mentre quelle con redditi più alti hanno segnato incrementi marginali .

Differenze tra punti vendita

Anche dal punto di vista dei luoghi di vendita, le cifre non mostrano miglioramenti. I centri commerciali hanno subito una diminuzione delle vendite dell’1,8% rispetto ai mesi precedenti, mentre i negozi di prossimità hanno registrato una flessione più marcata, pari al 2,2%. Questi dati sottolineano come la crisi non risparmi neppure le realtà più radicate nei quartieri e nelle comunità locali.

Il confronto tra i differenti modelli di vendita mette in luce una situazione di crisi diffusa, in cui le difficoltà economiche generale si traducono in una domanda più debole e una spesa più contenuta su tutto il territorio regionale. A pesare sono fattori come l’aumento dei prezzi, la fiducia delle famiglie e la capacità di soddisfare bisogni primari e secondari.

Change privacy settings
×