Come sta evolvendo il turismo in sardegna tra criticità e opportunità rilevanti nel 2025

Come sta evolvendo il turismo in sardegna tra criticità e opportunità rilevanti nel 2025

Il turismo in Sardegna cresce, ma Santa Teresa Gallura affronta problemi di gestione, rincari e perdita culturale; secondo Salvatore Sechi serve una politica sostenibile per bilanciare sviluppo economico e tutela del territorio.
Come Sta Evolvendo Il Turismo Come Sta Evolvendo Il Turismo
Il turismo in Sardegna, soprattutto nella Costa Smeralda, cresce economicamente ma presenta criticità a Santa Teresa Gallura legate a gestione inefficace, rincari e perdita di identità locale, con un appello a politiche più sostenibili e inclusive. - Gaeta.it

Il turismo in Sardegna continua a rappresentare un elemento cruciale per l’economia locale, ma affronta sfide che ne condizionano lo sviluppo. Santa Teresa Gallura, uno dei centri più frequentati della costa smeralda, mette in luce problemi di gestione e una crescita che rischia di danneggiare l’identità del territorio. Il dialogo con il professore Salvatore Sechi, storico e conoscitore di lungo corso della zona, apre uno squarcio sulle trasformazioni in atto e sui rischi di un modello turistico poco sostenibile. I dati più recenti e le osservazioni pratiche di Sechi offrono un quadro utile per capire cosa sta realmente accadendo in questa regione e quali sono gli scenari futuri.

La crescita del turismo in sardegna e le sue implicazioni economiche

Il turismo occupa una fetta importante dell’economia italiana, rappresentando quasi il 13% del Pil nazionale. In Sardegna, i numeri indicano un aumento consistente, con la costa smeralda che si conferma meta di un turismo d’élite. Secondo dati aggiornati al 2024, la spesa turistica in Italia ha raggiunto circa 21 miliardi di euro, registrando una crescita del 38% rispetto a due anni prima. La costa smeralda da sola ha totalizzato 275 milioni di euro di spesa turistica straniera, piazzandosi tra le 20 aree italiane più attrattive per i viaggiatori internazionali.

I flussi più rilevanti provengono dagli Stati Uniti, dall’area araba e dal nord Europa. I turisti provenienti da questi paesi investono soprattutto durante i mesi estivi e mostrano un tasso di spesa decisamente elevato. Ad esempio, mentre la media della spesa con carta di credito si aggira attorno ai 400 euro, gli ospiti provenienti da Arabia Saudita ed Emirati Arabi spendono oltre 900 euro a testa. Questi dati evidenziano un turismo concentrato nella fascia alta, che privilegia strutture come hotel a cinque stelle, boutique di lusso e ristoranti di alto livello.

Tuttavia, questo flusso di denaro d’élite si differenzia nettamente rispetto alle offerte e ai servizi disponibili in centri come Santa Teresa Gallura. Nei comuni della provincia di Sassari, infatti, nonostante si cerchi di intercettare il turismo di fascia alta, le ricadute economiche più significative si manifestano soprattutto in località come Porto Cervo, Olbia e San Teodoro, che continuano a rappresentare i veri poli attrattivi del lusso, grazie a servizi raffinati e infrastrutture adeguate.

Santa teresa gallura tra criticità gestionali e aumento dei prezzi

La realtà di Santa Teresa Gallura rimane complicata e segnata da diversi problemi che ne ostacolano lo sviluppo turistico efficace. Dopo un articolo critico apparso su Start Magazine a firma Marco Addis, sono emersi numerosi fallimenti nella gestione dell’amministrazione locale. La risposta del sindaco, che ha definito “adeguati” aumenti di prezzi sospetti come una brioche a 2,50 euro o un piatto di spaghetti al pomodoro a 20 euro, ha ulteriormente inasprito il dibattito pubblico.

Questi rincari rischiano di allontanare i visitatori interessati a un’offerta più autentica o sostenibile e danno l’impressione di un turismo basato sullo sfruttamento economico più che sulla qualità dell’esperienza. Il professore Salvatore Sechi sottolinea che questa politica tariffaria peggiora la situazione senza offrire soluzioni di tipo strategico, ma alimenta una percezione negativa che potrebbe ostacolare la crescita a lungo termine di Santa Teresa come destinazione seria.

Un altro aspetto critico è il danno culturale e commerciale causato dall’apertura di un grande multimarket. Sebbene abbia abbassato i prezzi al dettaglio, questo ha colpito duramente i piccoli negozi tradizionali e il mercato rionale di prodotti freschi, segnando un tracollo della qualità e della varietà dell’offerta locale. I negozianti si sono trovati spesso costretti a rifornirsi proprio da quel grande centro per poi alzare i prezzi nei loro punti vendita, creando un circolo vizioso dannoso per la comunità.

La visione di salvatore sechi sul turismo e il ruolo della politica locale

Salvatore Sechi, storico con esperienza internazionale, mette in evidenza come il turismo di massa non debba trasformarsi in una “rapina” di risorse e ricchezze a danno del territorio. Secondo lui, per far crescere il turismo in modo sostenibile serve una politica capace di progetti a più ampio respiro e comportamenti amministrativi che vadano oltre la gestione quotidiana, puntando a una vera impresa locale che coinvolga edilizia controllata, agricoltura, trasporti e spettacoli.

Sechi insiste sulla necessità di un cambiamento radicale nel modo di fare politica e amministrazione. La cultura amministrativa deve spazzare via le pratiche elettorali di piccolo cabotaggio e affrontare la sfida epocale di integrare strategie moderne, capaci di attrarre investimenti senza distruggere le radici culturali e produttive. Il rischio evidente è la trasformazione della Sardegna in un luogo destinato quasi esclusivamente ai ricchi stranieri, a scapito di chi vive e lavora stabilmente sull’isola.

Dati economici e sociali recenti tra spese e qualità della vita

Il quadro economico del turismo in Sardegna presenta numeri di spesa significativi ma anche segnali di squilibrio. Nel 2024, la spesa complessiva dei turisti stranieri in costa smeralda ha superato i 275 milioni di euro, una cifra importante ma concentrata in pochi centri. I turisti della penisola araba e del sudest asiatico destinano più del 30% del loro budget a settori di lusso come moda e gioielli, che a Santa Teresa non sono ben rappresentati.

Questa situazione evidenzia uno scarto tra l’immagine turistica dell’isola e la realtà dei servizi offerti, con una concentrazione degli introiti nelle località che possono contare su un’offerta più completa e di alta gamma. Per Santa Teresa ciò significa che il flusso turistico possibile difficilmente riesce a tradursi in benefici massicci, soprattutto se si mantiene una gestione frammentaria e orientata al profitto immediato.

Sul piano sociale, il rifiuto manifestato dall’amministrazione comunale verso donazioni culturali, come quella di circa 5 mila volumi dalla biblioteca personale di Sechi, indica una mancanza di interesse verso lo sviluppo culturale che potrebbe accompagnare e arricchire il turismo stesso. L’assenza di investimento nelle biblioteche e negli spazi culturali rappresenta una perdita rilevante per la qualità della vita locale e per la capacità di attrarre un turismo attento e consapevole.

L’attenzione verso questi aspetti rimane, dunque, fondamentale per evitare che la Sardegna si trasformi in una meta di lusso isolata dai bisogni reali della popolazione e dalla salvaguardia delle sue tradizioni. Le tensioni tra sviluppo economico e tutela del territorio continuano a segnare il dibattito pubblico e politico sull’isola.

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