Un sit-in di studenti pro-Gaza ha scatenato una crisi nel campus della Columbia University, con la polizia intervenuta per rimuovere i manifestanti dalla principale biblioteca dell’ateneo. La protesta, durata poche ore, ha provocato l’arresto di una cinquantina di persone e sollevato tensioni su sicurezza e diritto di manifestare nel cuore di New York.
Il sit-in alla butler library e l’intervento della polizia
Il 2025 ha visto un episodio di forte tensione nel campus della Columbia University a New York. Una cinquantina di studenti, molti riconoscibili per le sciarpe bianche e nere simbolo del sostegno alla causa palestinese, hanno organizzato un’occupazione pacifica della Butler Library, la biblioteca centrale dell’università. Sharla Steinman, dottoranda della Columbia Journalism School, ha raccontato che la protesta si è trasformata in un bloqueo prolungato nonostante gli avvisi.
Gli studenti hanno resistito agli ordini di sgombero, cosa che ha spinto l’amministrazione a richiedere l’intervento della polizia di New York. Gli agenti sono intervenuti con forza, ammanettando i manifestanti e caricandoli su autobus per trasferirli fuori dal campus. Si è trattato di una mossa drastica giustificata con la necessità di mantenere la sicurezza, ma non ha mancato di alimentare il dibattito sugli spazi pubblici dentro le università e il diritto alla protesta.
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Le parole della presidente ad interim e la gestione della protesta
Claire Shipman, presidente ad interim della Columbia University, ha spiegato che la decisione di chiamare la polizia è stata presa dopo il rifiuto dei manifestanti di lasciare la biblioteca nonostante più avvertimenti. Ha sottolineato il rischio creato da una folla che ha tentato di entrare forzatamente nella Butler Library, mettendo a repentaglio la sicurezza del campus. La presenza di persone non affiliate all’università ha rappresentato un ulteriore motivo di preoccupazione.
Durante lo scontro sono rimasti feriti due addetti alla sicurezza interna, a dimostrazione di quanto sia stata tesa la situazione sul posto. Shipman ha definito inaccettabili quei comportamenti e fortemente contrari alle regole dell’ateneo, rimarcando la necessità di preservare l’ordine nel campus. È stata evidenziata anche la volontà di tutelare studenti e personale da possibili rischi legati a manifestazioni che degenerano in violenza.
Reazioni del sindaco di new york e tensioni politiche in corso
Il sindaco di New York, Eric Adams, ha difeso l’operato della polizia specificando che l’intervento è avvenuto a seguito di una richiesta scritta della Columbia University. Adams ha richiamato la distinzione tra il diritto alla protesta pacifica e il rispetto della legge, chiarendo che la città non tollera situazioni illegali sui suoi istituti e spazi pubblici.
Il sindaco si è rivolto in particolare agli studenti ebrei di Columbia, che si erano detti spaventati da alcuni episodi sul campus, ribadendo il suo sostegno personale e istituzionale per garantire la loro sicurezza. Adams ha anche lanciato un messaggio severo ai familiari degli studenti coinvolti, esortandoli a spiegare ai figli che violare la legge è sbagliato e che devono cessare immediatamente le occupazioni.
Infine, ha rivolto un avvertimento a chiunque non sia iscritto all’università ma partecipi alla protesta: devono lasciare il campus o scontare arresti. Il sindaco ha ribadito che la città non accetterà nessuna forma di violenza o di odio, ribadendo una linea di fermezza che si inserisce in un più ampio clima politico locale e nazionale, soprattutto dopo le recenti accuse di corruzione cadute e la stretta sulle politiche migratorie.
Impatto e riflessi della protesta nel clima universitario e cittadino
La protesta alla Columbia University si inserisce in un contesto di crescente tensione legata ai conflitti internazionali e al modo in cui questi si riflettono nelle comunità accademiche americane. Le tensioni dentro il campus rispecchiano il clima più ampio di New York, città con una forte presenza di comunità sia palestinesi che ebraiche.
Nel corso dell’episodio la linea tra diritto alla libertà di espressione e sicurezza pubblica si è dimostrata fragile. Le scelte delle autorità universitarie e civiche, soprattutto l’uso della polizia per disperdere il sit-in, mostrano un equilibrio delicato tra garantire spazi di protesta e evitare che queste degenerino in situazioni pericolose.
Le ripercussioni di questo episodio si sentiranno nel dialogo tra studenti, docenti e amministrazione, chiamati a confrontarsi su come gestire future manifestazioni. Allo stesso tempo, la vicenda rimette in discussione la funzione degli spazi accademici come luoghi aperti di dibattito, ma anche di ordine e controllo. New York si ritrova così con un capitolo nuovo, fatto di protesta e ordine pubblico, da gestire nelle settimane a venire.