Collaborazione interdisciplinaire all’università: il potere delle digital humanities

Il DH Lab dell’Università Roma Tre integra le discipline umanistiche con ingegneria e scienze, utilizzando tecnologie digitali per rinnovare la ricerca e la comunicazione scientifica, valorizzando il patrimonio culturale.
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Collaborazione interdisciplinaire all'università: il potere delle digital humanities - Gaeta.it

Un laboratorio innovativo si distingue nel dipartimento di studi umanistici dell’Università degli Studi Roma Tre. Il DH Lab, acronimo di Digital Humanities Lab, rappresenta un esempio significativo di come le discipline umanistiche possano integrarsi con altre aree del sapere, come ingegneria, architettura e scienze. Durante la recente “Notte Europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici”, Giulia Bordi, referente del dipartimento, ha evidenziato l’importanza di questo approccio collaborativo e le prospettive aperte dalle nuove tecnologie.

Il digitale al servizio del medioevo

Contrariamente alla percezione comune, il Medioevo non è un’epoca estranea alla tecnologia. Nel contesto del DH Lab, si stanno svolgendo ricerche che reinterpretano il periodo medievale attraverso l’uso di avanzate tecnologie digitali. Giulia Bordi ha illustrato come la realtà virtuale e i digital twin siano strumenti fondamentali per rievocare l’architettura e le opere d’arte di quel tempo. Queste tecniche consentono di ricostruire in modo visivo e interattivo chiese medievali, riportando alla luce particolari importanti che altrimenti andrebbero persi.

Ad esempio, è possibile esplorare le decorazioni pittoriche presenti nelle chiese medievali, comprendendo il loro significato e contesto. Questo non solo aiuta i ricercatori a ottenere nuovi dati sulla storia dell’arte, ma fornisce anche al pubblico un’esperienza immersiva e accessibile. L’implementazione di restauri virtuali permette una visione dettagliata e dinamica delle opere, aiutando a contestualizzarle nel loro tempo originale e a comprenderne meglio la bellezza e l’importanza. Attraverso tali innovazioni, il DH Lab sta dimostrando che la tecnologia non è solo un supporto alla ricerca, ma un veicolo di comunicazione cruciale.

Il potere comunicativo delle nuove tecnologie

Nell’era digitale, la necessità di rinnovare i metodi di comunicazione scientifica è diventata pressante. Con l’avanzare della tecnologia, il modo in cui si trasmettono e si condividono le informazioni sta cambiando radicalmente. Giulia Bordi ha sottolineato come la realtà virtuale stia trasformando la divulgazione della scienza. Prima, la comunicazione avveniva principalmente attraverso articoli scritti e saggi accademici, un processo che spesso limita l’accesso e la comprensibilità al grande pubblico.

Oggi, sfruttando strumenti visivi e interattivi, il DH Lab è in grado di connettere il pubblico a temi complessi in modo diretto e coinvolgente. Le immagini e le esperienze virtuali permettono di superare le barriere linguistiche e di comprensione. Inoltre, sono strumenti potentissimi per suscitare emozioni e curiosità, elementi fondamentali per attrarre l’attenzione e mantenere alto l’interesse verso le ricerche scientifiche. In questo contesto, l’umanesimo digitale si rivela come un ponte efficace tra l’accademia e il cittadino, democratizzando l’accesso alla cultura e alla conoscenza.

Sinergie tra scienze e umanistiche

L’integrazione tra le scienze e le discipline umanistiche all’interno del DH Lab non è solo innovativa, ma necessaria. La sinergia tra questi campi consente di affrontare questioni complesse da prospettive diverse, arricchendo il dibattito e la ricerca. La collaborazione tra ingegneri, architetti e studiosi delle scienze umane porta a risultati inediti e stimolanti, aprendo nuove strade per l’interpretazione e la conservazione del patrimonio culturale.

Queste interazioni sono state celebrate durante la Settimana della Scienza, un evento che ha messo in luce il valore delle discipline dove le tecnologie avanzate non solo rinnovano le pratiche esistenti, ma anche amplificano l’impatto della ricerca. Le nuove metodologie di studio non solo valorizzano il patrimonio culturale, ma pongono interrogativi provocatori che ricompongono il quadro di ricerca, facendo emergere un legame più forte tra passato, presente e futuro. In questo senso, il DH Lab si configura come un modello di eccellenza che potrebbe essere replicato anche in altre istituzioni accademiche, contribuendo così a una cultura scientifica più inclusiva e interdisciplinare.

Ultimo aggiornamento il 28 Settembre 2024 da Donatella Ercolano

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