Il caso legato alla morte di Liliana Resinovich continua a far discutere. Claudio Sterpin, un amico della vittima, ha commentato l’incidente probatorio che ha coinvolto Sebastiano Visintin. Sterpin esprime un’opinione chiara sulla dinamica del fatto, mettendo in dubbio il ruolo dell’imputato e aprendo nuove piste sulle responsabilità. Le sue parole offrono un punto di vista significativo, soprattutto sulla possibile premeditazione del crimine e sulle persone coinvolte.
La posizione di claudio sterpin sugli eventi del caso resinovich
Claudio Sterpin ha dichiarato senza esitazioni di non ritenere Sebastiano Visintin il responsabile diretto della morte di Liliana Resinovich. Nel suo intervento all’agenzia ANSA, Sterpin ha detto di non sentirsi in imbarazzo nel incontrare Visintin durante l’incidente probatorio, una fase processuale fondamentale per chiarire le dinamiche accusatorie. L’amico della vittima ha sottolineato come, secondo lui, l’azione omicida non sia stata compiuta da una sola persona. Ha evidenziato che si tratta di “un lavoro premeditato e fatto da più persone”, una visione che apre problemi rispetto alle versioni ufficiali che isolano il presunto autore.
Sterpin si è poi soffermato su altri dettagli che conosce e che, a suo avviso, potrebbero essere centrali per la soluzione del caso. La sua convinzione è che Visintin sappia chi ha veramente compiuto il fatto ma non lo abbia confessato. Questo punto è emerso forte dalle sue parole: Visintin sarebbe a conoscenza non soltanto dei colpevoli ma anche del luogo in cui il corpo di Liliana è stato nascosto dopo l’uccisione.
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Il nascondiglio del corpo e le tempistiche secondo sterpin
Sterpin ha indicato con precisione il luogo dove il corpo di Liliana Resinovich sarebbe stato tenuto, ovvero un boschetto nell’area dell’ex OPP. L’amico della vittima ha raccontato che quel luogo non poteva mantenere il corpo della ragazza per molto tempo senza che la carcassa venisse danneggiata dai cinghiali, animali comuni in quei boschi. Secondo Sterpin, il corpo sarebbe rimasto lì solo per poche ore il 4 gennaio prima di essere nascosto definitivamente.
Questo dettaglio è stato evidenziato con particolare insistenza, poiché Sterpin mette in discussione alcune ricostruzioni ufficiali che attribuiscono tempi più lunghi al ritrovamento del cadavere. Ha ribadito di aver fornito queste informazioni per la prima volta il 15 dicembre 2021, subito dopo essersi presentato spontaneamente alla polizia. Da allora, Sterpin sostiene di aver ribadito più volte quanto sa sia agli agenti che alle autorità competenti.
La quantità di dettagli sul tempo e sul luogo del nascondiglio riflette una volontà di fare chiarezza su passaggi ancora oscuri dell’inchiesta, e indica come alcune versioni ufficiali potrebbero essere incomplete o non del tutto accurate.
Le implicazioni di nuove piste e un possibile svolta
L’intervento di Claudio Sterpin ha alimentato nuove speranze sul possibile sviluppo dell’indagine. Parole come “speriamo” suonano come un invito a guardare con attenzione al seguito dell’istruttoria e alle eventuali rivelazioni che verranno dagli interrogatori e dalle indagini in corso. L’idea che dietro l’uccisione di Liliana Resinovich ci sia stata una pianificazione fatta da più persone sposta il focus dell’accusa e potrebbe cambiare il corso del dibattimento.
L’amico della vittima ha confermato di non aver mai taciuto informazioni cruciali e di aver collaborato con le forze dell’ordine fin dall’inizio. Questi elementi fanno pensare che ci siano margini per nuove acquisizioni probatorie che coinvolgano anche altri soggetti, forse ancora non indagati.
Il caso resta quindi aperto, con nuove complicazioni da risolvere e ipotesi da accertare. Le prossime mosse giudiziarie saranno fondamentali per chiarire il ruolo preciso di ciascuno degli attori coinvolti e per portare alla luce eventuali responsabilità ancora nascoste.