In Italia, un numero imponente di persone vive senza cittadinanza, proveniente da genitori stranieri o cresciuti nel Paese sin dalla nascita. La richiesta di una modifica della legge vigente sulla cittadinanza, risalente al 1992, viene dal leader di Forza Italia, Antonio Tajani, il quale invita a una riflessione più ampia e profonda su questa delicata problematica sociale.
Il contesto legislativo attuale
Il dibattito su una possibile riforma della legge sulla cittadinanza è acceso e si scontra con le opinioni di vari schieramenti politici. Per Fratelli d’Italia e Lega, l’iniziativa di Forza Italia riguardante il “Ius Scholae” rappresenta un semplice “flirt estivo“, mentre Tajani insiste sulla necessità di un approccio globale e non superficiale alla questione. Durante il recente forum di Cernobbio, ha dichiarato: “Il tema va affrontato nel suo complesso”, manifestando così l’intenzione di non desistere dal progresso nella modifica della legge.
Negli ultimi anni, la situazione non è migliorata nonostante i reiterati tentativi di riforma. L’ultima proposta significativa risale al 2015 e coinvolge organizzazioni come “Italiani senza cittadinanza”, che da lungo tempo si battono per i diritti degli stranieri residenti in Italia. Tuttavia, progressi concreti restano ancora un miraggio, costringendo molti a vivere in uno stato di incertezza e immigrazione pressoché perpetua.
L’idea di Tajani si concentra sull’introduzione del “Ius Scholae”, che consisterebbe nel concedere la cittadinanza a coloro che completano un percorso di almeno dieci anni di istruzione obbligatoria in Italia. Questa proposta è cruciale, considerando che molti minori, nati nel Paese da genitori stranieri, sono esclusi dalla cittadinanza. Secondo il Ministero dell’Istruzione, circa il 65% del milione di studenti stranieri che si preparano a ritornare in aula è nato in Italia.
La storia di Amin Nour e altre testimonianze
La vicenda di Amin Nour, fondatore dell’organizzazione “Nibi, Neri Italiani Black Italians“, è emblematica della condizione di molti stranieri in Italia. Aunque la sua vita è trascorsa nel Paese, Nour si sente ancora un cittadino di seconda classe. Nato in Somalia, ha abbandonato il suo Paese d’origine all’età di quattro anni a causa della guerra civile. Nonostante un percorso scolastico che lo ha portato a completare tredici anni di istruzione in Italia, la cittadinanza gli resta preclusa.
Oggi, a 37 anni, Nour vive in Italia con un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria. Ha raccontato: “Avendo sempre lavorato in regola e pagando le tasse, mi ritrovo ad essere uno straniero a casa mia.” Questa affermazione mette in evidenza la frustrazione di chi, non avendo mai conosciuto il proprio Paese d’origine, si confronta ogni giorno con il limite della propria condizione. Il suo passato nel karate lo ha visto brillare, ma l’impossibilità di partecipare a competizioni nazionali rappresenta un ulteriore schiaffo all’identità che tanto desidera affermare.
Nour sostiene che la cittadinanza dovrebbe essere un diritto legato all’istruzione e non alla casualità della nascita. “Dovrebbe essere questione di buon senso,” ha affermato, ritenendo che un Paese dovrebbe investire nelle persone che può considerare parte della sua società, piuttosto che escluderle per motivi arbitrari.
La legge sulla cittadinanza da riformare
La legge che regola la cittadinanza in Italia è rimasta invariata per oltre tre decenni. Save the Children, attiva nel tutelare i diritti dei minori stranieri, è un’altra delle organizzazioni che spinge per una riforma. Con una petizione che ha già raggiunto circa 100.000 firme, l’organizzazione sottolinea l’inadeguatezza della normativa attuale rispetto alla realtà del Paese, che è cambiato radicalmente.
Raffaella Milano, Direttrice Ricerche di Save the Children, ha commentato la situazione, esprimendo l’urgenza di una legge che rispecchi i cambiamenti demografici e sociali attraverso cui l’Italia è passata. “La legge ha più di 30 anni ed era pensata per un contesto in cui gli italiani emigravano. Non è più in linea con la situazione attuale,” ha dichiarato.
La pressione politica per riformare la legge è alta, ma raggiungere un accordo con i partner di coalizione come Fratelli d’Italia e Lega si preannuncia complicato. Rossano Sasso, deputato della Lega, ha sottolineato come non tutti nel governo condividano l’idea di riformare la legge. “Due partiti su tre non sono d’accordo, il dibattito continuerà a livello parlamentare ma sarà difficile far progredire la questione,” ha spiegato.
Il futuro della riforma e le richieste di referendum
Il dibattito sulla cittadinanza sta crescendo non solo nelle aule parlamentari, ma anche tra i cittadini e le organizzazioni che lottano per i diritti degli stranieri. I partiti “Più Europa” e “Italiani senza cittadinanza” hanno avviato una campagna per richiedere un referendum, chiedendo l’allineamento delle leggi italiane riguardanti la cittadinanza con quelle di altri paesi europei che non impongono vincoli di dieci anni per ottenerla.
Questo movimento riflette una crescente consapevolezza dell’importanza di una società inclusiva, dove il diritto alla cittadinanza possa finalmente essere riconosciuto a chi ha dedicato anni della propria vita all’istruzione e alla costruzione di un futuro nel Paese. Il cammino verso una riforma della cittadinanza è avviato, ma l’epilogo della questione resta incerto in un contesto politico complesso e sfidante.
Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Laura Rossi