Circa 50.000 oppositori politici detenuti in Egitto: la testimonianza di Patrick Zaki in libreria

Circa 50.000 oppositori politici detenuti in Egitto: la testimonianza di Patrick Zaki in libreria

Patrick Zaki denuncia la detenzione di 50.000 oppositori politici in Egitto, condividendo la sua esperienza traumatica e sottolineando l’importanza della visibilità internazionale per i diritti umani nel Paese.
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Circa 50.000 oppositori politici detenuti in Egitto: la testimonianza di Patrick Zaki in libreria - Gaeta.it

La denuncia sui diritti umani in Egitto assume toni drammatici. Durante un evento di presentazione del suo libro, Patrick Zaki ha rivelato che circa 50.000 oppositori politici sono attualmente detenuti nel Paese nordafricano solo per le loro opinioni. La situazione degli arresti politici in Egitto è critica, e questa testimonianza offre uno spaccato inquietante della repressione in atto.

La detenzione di Patrick Zaki: un racconto di sofferenza

Patrick Zaki, studente e attivista italiano di origini egiziane, ha condiviso la sua esperienza di detenzione che è durata 22 mesi, ponendo l’accento sulla mancanza di giustificazione per il suo arresto. Al termine di 15 mesi, il governo egiziano si è visto costretto a trovare un capo d’accusa, proponendo come giustificazione un articolo riguardante la minoranza copta. Zaki ha ribadito con fermezza che, contrariamente a quanto sostenuto, la comunità copta non è una minoranza malvista. Anzi, ha evidenziato come anche molti copti lo abbiano sostenuto durante il periodo di detenzione.

In questo contesto, Zaki ha espresso la profonda critica alla situazione dei diritti umani nel suo Paese d’origine, sostenendo che il governo egiziano sta cercando di silenziare qualsiasi voce dissidente. L’atto di scrivere il libro è, per lui, anche un modo per affrontare il trauma vissuto durante la prigionia. Zaki ha rivelato di essere ora assistito da una squadra di psicologi per aiutarlo a elaborare le esperienze traumatiche che ha affrontato.

Gli incubi e le cicatrici di una prigionia

La testimonianza di Patrick Zaki non si limita alla sua esperienza di detenzione. Ha parlato della ricaduta psicologica che questa ha avuto sulla sua vita quotidiana. Ha rivelato di vivere con incubi notturni e una costante ansia, sia in Italia che in Egitto, con particolare riferimento al mese di febbraio. Questo mese rappresenta un momento critico per lui, dal momento che è proprio in questo periodo che è stato arrestato cinque anni fa. Le parole di Zaki evidenziano come la sua prigionia gli abbia lasciato “una cicatrice nel cuore,” un segno indelebile che difficilmente sparirà.

L’impatto della sua detenzione sulla salute mentale è significativo. Zaki ha spiegato che la scrittura e la condivisione della sua storia servono come un primo passo per affrontare il trauma subito. Questo processo, per lui, è fondamentale per la ripresa personale e per cercare di ricostruire una vita normale dopo l’uscita dal carcere.

La relazione fra la sua vicenda e quella di Giulio Regeni

Quando gli è stato chiesto se il caso di Giulio Regeni abbia in qualche modo influito sulla sua situazione, Zaki ha risposto con un “sì” deciso. Ha sottolineato come la notorietà del caso Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto nel 2016, abbia contribuito a mantenere alta l’attenzione internazionale sui diritti umani nel Paese. Le autorità egiziane, spaventate dall’idea di un altro caso di elevata visibilità, potrebbero aver attuato una certa cautela nei confronti di altri dissidenti politici, incluso Zaki stesso.

Durante l’incontro, l’interazione con il pubblico e il sostegno ricevuto hanno mostrato un forte attaccamento alla causa dei diritti umani, dimostrando che la voce di Zaki e molti altri non può essere silenziata senza una risposta. Ora, Zaki continua a sperare che la sua storia possa servire come spinta per migliorare la situazione dei diritti umani in Egitto.

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