Chiuse le indagini sulla morte del neonato trovato nella culla termica della chiesa di san giovanni battista a bari

Chiuse le indagini sulla morte del neonato trovato nella culla termica della chiesa di san giovanni battista a bari

La procura di Bari indaga su omicidio colposo per la morte del neonato trovato nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, coinvolgendo don Antonio Ruccia e Vincenzo Nanocchio.
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La procura di Bari ha indagato per omicidio colposo il parroco e il tecnico responsabile della culla termica dove un neonato è morto di ipotermia, evidenziando gravi carenze nella sicurezza e manutenzione dell’apparecchio. - Gaeta.it

La procura di Bari ha completato le indagini sulla tragica morte del neonato ritrovato la mattina del 2 gennaio scorso nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel centro della città. L’ipotesi di omicidio colposo coinvolge due persone, il parroco don Antonio Ruccia e il tecnico Vincenzo Nanocchio, responsabile dell’installazione e manutenzione della culla. Il fascicolo potrebbe condurre presto a un processo penale.

I fatti e la scoperta del corpo del neonato

La scoperta del neonato è avvenuta nelle prime ore del 2 gennaio nella chiesa di San Giovanni Battista a Bari. Il piccolo, abbandonato in una culla termica pensata per proteggerlo dal freddo, è stato rinvenuto in condizioni tali da far scattare immediatamente le indagini. Attraverso analisi e sopralluoghi, gli inquirenti hanno raccolto elementi che hanno permesso di stabilire che il bambino era vivo al momento in cui è stato deposto nella culla. La presenza di urina nel lettino ha confermato questo dato e, insieme ai rilievi tecnici, è emerso che la causa del decesso è stata l’ipotermia. Secondo le stime, il neonato sarebbe rimasto nella culla termica tra le quattro e le dieci ore senza ricevere aiuti.

Indagini tecniche sulla culla e gli impianti di riscaldamento

Le investigazioni hanno riguardato soprattutto l’attrezzatura della culla e il sistema di riscaldamento della stanza. La culla era stata installata nel 2014 da Vincenzo Nanocchio, che in precedenza aveva anche sostituito l’alimentatore dell’apparecchio lo scorso dicembre. I tecnici hanno accertato che la culla non era adeguata a svolgere la funzione per cui era stata progettata. Tra i problemi emersi, c’era una perdita di gas nel climatizzatore che avrebbe dovuto mantenere una temperatura costante nel locale dove si trovava il neonato. Invece, dall’apparecchio fuoriusciva aria fredda e non calda, mettendo così a rischio la vita di chi fosse stato lasciato dentro.

Altro elemento rilevante è stato l’allarme associato alla culla. Questo sistema avrebbe dovuto segnalare immediatamente al parroco l’eventuale presenza e permanenza del bambino nel lettino, utilizzando un materassino sensibile al peso del neonato. Tuttavia, dal racconto delle consulenze tecniche, il tappetino usato era un modello economico e comune, destinato ad antifurti per abitazioni. Quindi non idoneo a un impiego così delicato e sensibile. La mancata attivazione dell’allarme ha impedito al parroco di sapere della presenza del piccolo al momento dei fatti, causando così la mancata chiamata ai soccorsi.

Persone coinvolte e responsabilità contestate

Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Angela Morea hanno guidato l’inchiesta con il supporto della squadra mobile di Bari. Nel fascicolo di indagine appaiono due nomi principali: don Antonio Ruccia, parroco della chiesa, e Vincenzo Nanocchio, tecnico che si è occupato della culla e della sua manutenzione. A entrambi è contestato il reato di omicidio colposo. La posizione della procura indica che la loro condotta ha contribuito a causare la morte del neonato, sia per la scelta e installazione del dispositivo, sia per la mancata sorveglianza e intervento.

Al momento permane anche un’ipotesi di reato per abbandono di minore, ma riguarda ignoti e non è stata archiviata. Potrebbe emergere altri dettagli dopo ulteriori approfondimenti.

Il ricordo del piccolo e il contesto sociale a bari

Il neonato, chiamato affettuosamente ‘Angelo’ dal sindaco di Bari Vito Leccese, è stato sepolto nel cimitero della città, nella sezione riservata ai bambini. La vicenda ha suscitato grande commozione e riflessione nella comunità di Bari. L’episodio riporta alla luce situazioni di marginalità estreme e solleva interrogativi sulle condizioni di accoglienza dei minori abbandonati nel territorio.

Le indagini stanno facendo chiarezza su come la tecnologia e la gestione di questi luoghi non abbiano funzionato come previsto. Questo caso porta anche a interrogarsi sull’adeguatezza delle misure di protezione fisica e sanitaria rivolte ai neonati nei casi di abbandono. Il processo che seguirà probabilmente farà emergere altre dinamiche e novità investigative.

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