Chieti: Blocco dell'attività intramoenia della ASL 2 e le conseguenze sulla salute pubblica

Chieti: Blocco dell’attività intramoenia della ASL 2 e le conseguenze sulla salute pubblica

La decisione della ASL 2 Abruzzo di fermare l’attività intramoenia per ridurre le liste d’attesa solleva preoccupazioni su diritti dei pazienti, condizioni lavorative del personale e carenze sanitarie.
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Chieti: Blocco dell'attività intramoenia della ASL 2 e le conseguenze sulla salute pubblica - Gaeta.it

L’attuale decisione della Direzione Generale della ASL 2 Abruzzo di fermare l’attività intramoenia ha generato un acceso dibattito. Lo scopo dichiarato è quello di smaltire le liste d’attesa, ma i risultati potrebbero rivelarsi controproducenti per la cittadinanza e il personale sanitario. Il tema, di rilevante importanza, tocca profondamente i diritti dei pazienti e le condizioni di lavoro degli operatori della salute nel territorio.

Impatti sulle liste di attesa e mobilità passiva

La chiusura dell’attività intramoenia potrebbe non portare all’effetto auspicato di ridurre le liste di attesa. Infatti, è lecito interrogarsi su come un simile provvedimento possa realmente agevolare la situazione. Con l’applicazione di questa misura, molti pazienti potrebbero cercare assistenza presso professionisti al di fuori della regione, con il rischio di incrementare la già preoccupante mobilità passiva. Attualmente i dati mostrano un flusso crescente di pazienti che scelgono di rivolgersi a strutture sanitarie in altre regioni, aggravando la pressione sulla sanità locale, già sotto stress.

Questa tendenza è supportata da evidenze concrete: quando l’accesso alle cure viene limitato nel proprio territorio, i pazienti spesso si vedono costretti a viaggiare per ricevere trattamenti urgenti. Le liste d’attesa per visite ed esami si allungano ulteriormente, creando un cerchio vizioso che impoverisce la qualità dell’assistenza in loco. Per le autorità competenti, il focus sulle liste di attesa come colpa esclusiva del personale sanitario sembra evitare di affrontare le questioni più ampie legate alla gestione e all’allocazione delle risorse.

Conseguenze per il personale sanitario

Un aspetto che merita attenzione è l’effetto sui lavoratori del settore sanitario. La decisione di bloccare l’attività intramoenia può condurre a un incremento delle dimissioni volontarie, noto come fenomeno del “Great Resignation”. Diverse ragioni alimentano questo fenomeno, incluse le difficili condizioni di lavoro, il burnout, la scarsità di personale e l’assenza di supporti adeguati per affrontare le sfide quotidiane.

Molti operatori del settore sanitario si sentono demotivati e frustrati a causa di un’organizzazione del lavoro spesso inadeguata e della mancanza di strumenti di welfare che possano alleviare il carico lavorativo. L’equilibrio tra esigenza di cure e disponibilità delle risorse appare sempre più precario, con ripercussioni dirette sulla salute e sulla sicurezza sia del personale che dei pazienti. Alcune testimonianze raccolte dai corridoi degli ospedali evidenziano come, in questo contesto, gli operatori stiano considerando seriamente l’idea di lasciare il lavoro, cercando opportunità più promettenti o meno stressanti.

Diritti dei pazienti e accesso alle cure

Il blocco dell’attività intramoenia non è solo un problema di efficienza organizzativa; implica una questione di diritti fondamentali. Ogni cittadino ha il diritto di scegliere il proprio percorso di cura, diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Negare questa libertà di scelta attraverso provvedimenti che limitano le opzioni disponibili non solo rappresenta una violazione dei diritti, ma può anche compromettere il diritto alla salute.

Gli operatori sanitari, in questo scenario, si trovano in una posizione precaria. Limitare la loro possibilità di esercitare la professione con modalità intramoenia significa ridurre le opportunità di lavoro privato e di guadagno, rendendo difficile il mantenimento di uno standard vitale per la loro professione. Queste misure, anziché risolvere le problematiche legate all’afflusso dei pazienti e alla gestione delle prestazioni, si configurano come un vero e proprio ostacolo alla libertà individuale.

Carenza di risorse e segnalazioni dalle corsie

La situazione emerge ulteriormente ampliandosi al tema della carenza di farmaci e dispositivi medici negli ospedali. Segnalazioni quotidiane indicano problematiche gravi che coinvolgono sia medici che pazienti, con la diminuzione della disponibilità di farmaci essenziali e dispositivi salvavita. Le misure di razionalizzazione adottate dalla ASL sembrano sfociare in un’emergenza, con conseguenze potenzialmente letali per chi dipende da cure tempestive.

La totale insensibilità delle autorità sanitarie su queste problematiche solleva interrogativi concernenti la gestione delle risorse e la volontà di affrontare davvero i bisogni della popolazione. Continuare a ignorare le segnalazioni e non stabilire un piano di azione per affrontare queste carenze può compromettere seriamente la sanità pubblica nella regione, tanto più nell’attuale contesto di crescente domanda di prestazioni sanitarie.

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