Un’operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Digos di Catanzaro ha portato alla luce un sistema di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica che si allontana dalle logiche trasparenti, facendo emergere accuse di gestione opaca e clientelare. Questa situazione, descritta dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla come profondamente “privatistica“, ha portato all’arresto di otto persone ed è al centro di un’inchiesta che sta facendo discutere l’intera comunità locale.
Dettagli dell’operazione e gli arresti
Il procuratore Capomolla ha spiegato ai giornalisti il contesto dell’operazione, sottolineando come il sistema di assegnazione degli alloggi residenziali pubblici a Catanzaro fosse caratterizzato da un’ampia “pervasività“. Le indagini, che dal 2022 hanno messo in allerta le autorità, hanno svelato un “meccanismo truffaldino” in cui l’Aterp di Catanzaro fungeva praticamente da agenzia immobiliare privata. In cambio di denaro o di altri benefici, funzionari pubblici avrebbero facilitato l’occupazione abusiva degli alloggi, arrivando a regolarizzare successivamente la posizione degli occupanti.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza di un numero considerevole di alloggi per i quali non veniva corrisposta alcuna retta. I funzionari non avrebbero nemmeno avviato le procedure necessarie per la decadenza di queste occupazioni, lasciando quindi spazio a un’ampia illegalità. Nonostante il Comune di Catanzaro gestisca circa 2500 alloggi, da quando sono iniziate le indagini ha assegnato solo quattro unità abitative, un dato che parla chiaro riguardo all’evidente paralisi operativa scaturita dalla situazione investigativa.
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Un sistema clientelare e il mercato delle case popolari
Il questore di Catanzaro, Giuseppe Linares, ha descritto il fenomeno come un “sodalizio stabile” che ha messo in piedi un vero e proprio mercato delle case popolari. In base a quanto emerso, alcuni funzionari avrebbero eluso le procedure di legge richieste per le assegnazioni, instaurando un modello clientelare che ha compromesso l’intera gestione degli alloggi. Questo ha sollevato interrogativi significativi su come vengono protetti i diritti degli utenti legittimi e su quale sia l’effettivo controllo esercitato dalle autorità locali.
Giuseppe Mazzullo, comandante provinciale dei carabinieri, ha confermato che grazie a questa operazione si è riusciti a disvelare le modalità illecite con cui avvenivano le assegnazioni. La gravità della situazione sta nel fatto che queste violazioni non solo ledono i principi di equità e trasparenza, ma danneggiano anche chi ha realmente bisogno di un alloggio pubblico.
Differenziali nelle tariffe e opacità nel sistema
Antonio Caliò, dirigente della Digos di Catanzaro, ha rivelato un ulteriore aspetto inquietante: le tariffe per l’assegnazione degli alloggi variavano in base ai singoli casi, creando un ulteriore strato di opacità sul funzionamento del sistema. Questo elemento ha messo in evidenza come le pratiche di assegnazione non siano state allineate a criteri di trasparenza e coerenza amministrativa, favorendo un clima di sospetto e illegalità.
La scoperta della variazione delle tariffe per le assegnazioni pone interrogativi non solo sulla legalità delle operazioni ma anche sull’integrità dei funzionari impegnati nelle procedure. La situazione emersa dall’inchiesta rappresenta una ferita profonda per la comunità di Catanzaro, un territorio che ha visto crescere un’inquietante spirale di corruzione all’interno di un servizio essenziale per i più vulnerabili.
Rimanere aggiornati su questo caso sarà fondamentale, poiché l’indagine potrebbe portare a ulteriori sviluppi e rivelazioni, gettando nuova luce su un tema caldo che tocca la vita di molti cittadini e il futuro della gestione degli alloggi pubblici nella città calabrese.