Cassazione conferma condanna a 11 anni e 3 mesi per ex insegnante accusato di violenza sessuale a Genova

Cassazione conferma condanna a 11 anni e 3 mesi per ex insegnante accusato di violenza sessuale a Genova

Un ex insegnante di filosofia di Genova condannato a 11 anni e 3 mesi per violenza sessuale su una studentessa minorenne, solleva preoccupazioni sulla sicurezza nelle scuole e la tutela dei minori.
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Cassazione conferma condanna a 11 anni e 3 mesi per ex insegnante accusato di violenza sessuale a Genova - Gaeta.it

Un episodio gravissimo ha scosso l’istituzione scolastica genovese, dopo che la Corte di Cassazione ha confermato la condanna di 11 anni e 3 mesi per un ex insegnante di filosofia accusato di violenza sessuale nei confronti di una sua allieva minorenne. Questa sentenza non solo segna un’importante tappa nel percorso di giustizia per la vittima, ma solleva anche interrogativi sulla sicurezza negli ambienti educativi.

La condanna e il carcere

L’ex docente, un uomo di 55 anni, è stato arrestato e ora sta scontando la sua pena nel carcere di Genova Pontedecimo. La sua colpevolezza è stata dimostrata solo nei confronti di una delle due ragazze coinvolte, mentre per una seconda alunna è stato prosciolto, essendo mancata la querela. La decisione della Cassazione ha chiuso una fase legale complessa e ha portato maggiore attenzione al tema della tutela dei minori all’interno delle scuole.

L’insegnante si era già visto applicare misure restrittive, come gli arresti domiciliari, durante le indagini. Le accuse mosse contro di lui riguardano episodi di abuso in contesti in cui la vulnerabilità delle giovani era elevata. La magistratura ha sempre considerato gravi le accuse, viste non solo nei risvolti legali ma anche etici relativi alla professione di insegnante.

L’indagine e la denuncia

Le indagini sono state avviate dopo la denuncia presentata dalla madre di una delle giovani coinvolte, che ha sporto querela ai carabinieri. A questo punto, il pubblico ministero Gabriella Dotto ha coordinato un’inchiesta che ha messo in luce un comportamento preoccupante da parte del docente. Secondo il racconto dell’accusa, l’insegnante aveva prima indotto le ragazze a bere alcolici e ad assumere droghe leggere, per poi abusare di una di loro.

Questo scenario inquietante è emerso nelle testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine, che hanno dovuto affrontare un caso delicato, trattando con la massima attenzione la fragilità delle due vittime. La consapevolezza della difficoltà dell’intervento è stata fondamentale, poiché le giovani avevano stabilito un rapporto con l’insegnante in ambito scolastico, attraverso lo sportello psicologico frequentato da entrambe.

Strategia legale e difesa

Il legale del docente, avvocato Matteo Mezzapesa insieme a Andrea Vernazza, ha cercato di difendere la posizione del loro assistito presentando elementi di incertezza sulla validità delle testimonianze. Durante l’interrogatorio davanti al giudice delle indagini preliminari, il professore ha ammesso di aver avuto rapporti con una studentessa, senza però riconoscere di averla spinta a consumare sostanze stupefacenti per poi abusarne. Ha negato con fermezza anche l’accusa di aver tentato approcci inadeguati verso l’altra ragazza.

La difesa ha visto un contesto complesso in cui si scontravano diversi interessi: la protezione delle giovani coinvolte e la reputazione dell’insegnante, la cui carriera è stata stravolta dall’accusa. La discrepanza nelle testimonianze e la mancanza di querela per la seconda ragazza hanno reso la strategia difensiva difficoltosa, ma non impossibile.

Il caso ha attirato l’attenzione non solo della stampa locale, ma anche delle autoritá scolastiche e della comunità, sottolineando l’importanza di garantire ambienti sicuri per gli studenti e la necessità di misure che pongano fine a qualsiasi forma di abuso. In attesa di ulteriori sviluppi o del dibattito pubblico sulla questione, questa vicenda rimane un ammonimento potente per tutti gli ambienti educativi.

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