La mela rosa dei Sibillini, simbolo delle Marche e tesoro del patrimonio agroalimentare italiano, sta vivendo un momento di crisi. La produzione ha subito un crollo del 40% rispetto all’anno scorso, e le ragioni di questo calo sono legate a eventi climatici estremi. Con estati sempre più calde e una primavera bagnata, le sfide per gli agricoltori diventano sempre più complesse. Questo frutto, noto per il suo sapore unico e le sue qualità nutrizionali, rappresenta un’importante risorsa per l’economia locale e per la valorizzazione dei prodotti di nicchia.
Un raccolto compromesso da caldo e piogge
Da qualche giorno, gli agricoltori delle province di Ascoli, Fermo e Macerata sono impegnati nella raccolta delle mele rosa, ma il morale non è alto. “La produzione è decisamente diversa da quella dello scorso anno”, racconta Martina Gravucci, agricoltrice e membro della Cia, l’associazione degli agricoltori. Il caldo torrido dello scorso anno ha rappresentato un primo duro colpo. Troppo caldo implica stress per le piante, con effetti diretti sulla qualità e sulla quantità dei frutti. Ma le avversità non si sono fermate qui; le piogge abbondanti di maggio hanno aggravato ulteriormente la situazione, causando caduta dei fiori e compromettendo la fruttificazione.
Nonostante le avversità, il prezzo della mela rosa si attesta intorno ai 2 euro al chilo, mantenendo una certa stabilità rispetto agli anni passati. Questo è un segnale positivo che potrebbe sostenere gli agricoltori nella gestione delle perdite. Tuttavia, è chiaro che la situazione richiede interventi e strategie per affrontare il cambiamento climatico e cercare di garantire un futuro più sicuro per la coltivazione di questa varietà.
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Le caratteristiche straordinarie della mela rosa
Tra i punti di forza della mela rosa dei Sibillini c’è la sua qualità. Anche se la quantità è diminuita, gli esperti concordano sul fatto che le mele raccolte quest’anno mantengono le stesse caratteristiche organolettiche di sempre. La mela rosa si distingue per la sua forma irregolare, il colore che spazia dal rosa al rosso violaceo e il profumo intenso e aromatico. Questi tratti conferiscono al frutto un fascino particolare, che ha attirato l’attenzione dei consumatori più esigenti.
Gli appassionati possono infatti apprezzare un sapore unico, che gioca su un delicato equilibrio tra acidità e dolcezza. Questo la rende ideale sia per il consumo diretto che per l’utilizzo in cucina, dove trova spazio in molte ricette tradizionali marchigiane. Nonostante la produzione limitata, l’interesse per la mela rosa è in crescita; vari consorzi sono stati creati negli ultimi anni per promuovere questa varietà e tutelar una coltivazione.
Un frutto dalle proprietà nutraceutiche
Un recente studio dell’Università di Camerino mette in luce l’importanza della mela rosa non solo come prodotto gastronomico, ma anche per le sue qualità nutraceutiche. Fra le sue componenti bioattive si segnalano acidi triterpenici, catechine e proantocianidine, sostanze che conferiscono al frutto una serie di proprietà benefiche. Questi componenti sono noti per le loro capacità antiossidanti e antinfiammatorie, oltre ad avere potenziali effetti nel contrastare malattie serie come il diabete e l’infiammazione.
La mela rosa dei Sibillini può quindi rappresentare un’opportunità per rinnovare l’interesse verso i prodotti locali e sostenibili, alimentando mercati sempre più orientati al benessere e alla salute. Insomma, le sue proprietà salutistiche trasformano la mela rosa in un bene da difendere e valorizzare, un patrimonio culturale di cui la regione può andarne fiera.