Il bilancio economico della santa sede continua a mostrare segnali di difficoltà, con uscite che superano di gran lunga le entrate. Negli ultimi anni, la diminuzione delle donazioni da parte dei fedeli ha inciso negativamente sulle casse vaticane, costringendo il pontefice a intervenire più volte con misure di contenimento. Le prestazioni economiche dei cardinali sono state ridotte per cercare di limitare il deficit, ma ciò non ha contribuito a ristabilire l’equilibrio finanziario. Sul fronte vaticano, la gestione economica si basa principalmente su contributi esterni e attività culturali e finanziarie, visto che nel territorio vaticano non si applicano tasse.
Il taglio delle indennità ai cardinali come risposta al deficit
Papa Bergoglio ha più volte sollevato la questione economica, soprattutto nel periodo della pandemia. Durante il lockdown, ha chiesto ai cardinali un sacrificio economico che si è tradotto in una riduzione mensile di circa 500 euro nelle loro indennità. Poi, in autunno, è arrivato un ulteriore taglio di altri 100 euro, sempre volto a contenere il deficit che continuava a crescere. È una scelta chiara, che ha coinvolto la gerarchia ecclesiastica, per cercare di limitare le spese in un momento di grande difficoltà economica.
Questi provvedimenti hanno un peso simbolico e pratico. Da un lato, mostrano l’attenzione del pontefice verso la crisi economica; dall’altro, mostrano la fragilità dei conti vaticani. Il mondo ecclesiastico si trova davanti a un problema concreto: il bilancio continua a chiudere in rosso nonostante i tagli. Questa situazione impone una riflessione più ampia su come gestire le risorse in modo sostenibile per il futuro della santa sede.
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Le entrate del vaticano: donazioni in calo e dipendenza da attività culturali e finanziarie
Il vaticano non applica tasse, perciò il suo bilancio dipende quasi esclusivamente da donazioni, raccolte e attività culturali o finanziarie. Le donazioni erano un tempo la fonte più consistente e affidabile, ma negli ultimi anni la generosità dei fedeli si è ridotta. Anche questo ha inciso nel peggioramento del bilancio.
Oltre all’obolo di san Pietro – la principale forma di sostegno ai bisogni del pontefice – la santa sede sfrutta eventi culturali, musei e operazioni finanziarie. Questi ricavi servono a coprire le spese di gestione e mantenimento delle strutture ecclesiastiche, delle attività caritative e dell’amministrazione centrale.
Nonostante questi canali di entrata, il calo delle donazioni ha messo in difficoltà i conti. Il bilancio 2024 mostra come entrate e uscite non siano più in linea: il saldo dell’obolo di san Pietro parla chiaro, 52 milioni di euro di entrate contro 103 milioni di uscite. Questo scarto sottolinea la necessità di un equilibrio trovato non solo sui tagli, ma anche su nuove forme di autofinanziamento o gestione più attenta delle risorse.
Il bilancio dell’obolo di san Pietro: numeri che raccontano la crisi
L’obolo di san Pietro rappresenta da molto tempo il cuore del sostegno economico alla santa sede. È un fondo che raccoglie offerte e donazioni destinate a coprire spese di varia natura, dal sostegno alle comunità bisognose alla gestione delle missioni e delle attività istituzionali. Nel bilancio ultimo, emerge una distanza netta tra le entrate ricevute e le uscite effettuate.
Con 52 milioni di euro raccolti ma 103 milioni di euro spesi, viene fuori un divario che pare difficile da colmare solo con i tagli. Questo squilibrio obbliga la santa sede a ripensare le proprie strategie finanziarie e a considerare eventuali nuove soluzioni. Le cifre mostrano che non si tratta solo di un problema temporaneo, ma di un problema strutturale che tocca la capacità della chiesa di mantenere tutte le attività richieste.
Oltre alla riduzione delle indennità, lo sforzo potrebbe dover passare attraverso una revisione complessiva delle priorità di spesa, con una gestione più rigorosa dei fondi disponibili e un controllo più stretto su progetti e iniziative finanziarie. Senza interventi di questo tipo, il rischio è quello di un continuo peggioramento che potrebbe influire sull’operato della santa sede in ambito sociale e culturale.