Il Servizio regionale per l’epidemiologia, sorveglianza e controllo delle malattie infettive dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” IRCCS di Roma ha reso noto il report annuale sulle nuove diagnosi di infezione da HIV per il 2023. I dati mostrano un incremento significativo delle nuove segnalazioni, sollevando preoccupazioni in merito alla salute pubblica nella Regione Lazio. Analizzando i numeri e le dinamiche della trasmissione dell’HIV, è possibile comprendere meglio l’andamento dell’epidemia e le misure necessarie per affrontarla.
Le nuove diagnosi di HIV in Regione Lazio
Nel 2023, la Regione Lazio ha registrato un totale di 351 nuove diagnosi di infezione da HIV, secondo quanto riportato dai centri clinici locali. Questo porta il tasso di notifica per 100.000 residenti a 5,2, un dato superiore rispetto al 2022, quando il tasso si attestava a 4,6. L’incidenza delle nuove diagnosi nel Lazio è ora al di sopra della media nazionale, che si ferma a 4,0 nuove diagnosi per 100.000 abitanti. Questi numeri evidenziano una crescita allarmante della malattia, con l’83,8% dei casi attribuiti alla trasmissione sessuale.
Le statistiche specificano che il 40,2% delle nuove diagnosi è stato riscontrato in uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini , mentre il 43,6% delle diagnosi riguarda individui che hanno avuto rapporti eterosessuali, dividendo equamente il dato tra uomini e donne . Una questione che merita attenzione è che il 57,5% delle diagnosi è avvenuto in fase avanzata, il che indica una mancanza di accesso ai test o di consapevolezza riguardo alla propria condizione.
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Le sfide della diagnosi tardiva e l’importanza del test
L’insorgenza di diagnosi tardive rappresenta uno dei principali problemi nella gestione dell’HIV. Quasi la metà delle persone che hanno ricevuto una nuova diagnosi di HIV nel Lazio ha eseguito il test a causa di sintomi correlati, segnando una visione preoccupante della situazione. Questo dato suggerisce che molti pazienti potrebbero non essere stati sottoposti a screening regolari, aumentando il rischio di trasmissione della malattia.
Il dottor Francesco Vairo, direttore del Seresmi, sottolinea che i dati del Lazio rispecchiano una tendenza a livello nazionale, con un incremento delle nuove diagnosi che ritorna ai livelli pre-pandemia. È fondamentale che venga implementata una strategia mirata per rendere più accessibili i test HIV, sia nei centri clinici che negli ambienti comunitari. Questo potrebbe contribuire a identificare e curare tempestivamente chi è risultato positivo, diminuendo il numero di persone che ignorano la propria condizione.
Azioni future e strategie per la prevenzione
Il dottor Andrea Antinori, a capo del Dipartimento clinico e della UOC Immunodeficienze virali dello Spallanzani, avverte che la lotta contro l’HIV è tutt’altro che conclusa. Le nuove diagnosi hanno ripreso a salire, tornando sui livelli pre-pandemia, il che pone la necessità di intensificare le iniziative di prevenzione. L’attenzione è posta sull’importanza di ampliare l’accesso ai programmi di profilassi pre-esposizione , che rappresentano una linea di difesa fondamentale per le persone a rischio.
Per proteggere i gruppi più vulnerabili, è cruciale che gli screening e l’offerta di PrEP siano disponibili in maniera capillare e non solo all’interno delle strutture ospedaliere. Un approccio che preveda la collaborazione con associazioni e centri che si occupano di popolazioni fragili permetterà di toccare più efficacemente coloro che sono più esposti al contagio. La sinergia tra enti sanitari, associazioni e comunità locali potrà fornire un supporto decisivo nel contrastare l’epidemia di HIV nella Regione.
Il report completo è consultabile sul sito ufficiale dell’istituto.