Il crescente tasso di disturbi mentali tra i giovani, accentuato dalla pandemia di Covid-19, rappresenta un’emergenza di salute pubblica che necessita di un’attenzione immediata e mirata. Le malattie neurologiche sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di morte nel mondo, dopo le malattie cardiovascolari. In questo contesto, iniziative come il progetto “Mi vedete” si propongono di ascoltare e coinvolgere i ragazzi nel mondo scolastico, affinché possano esprimere le proprie difficoltà in un ambiente sicuro e accogliente.
Il progetto “Mi vedete” e il ruolo delle scuole
Il progetto “Mi vedete” si propone di creare uno spazio di ascolto e supporto all’interno delle scuole, rivolgendo particolare attenzione ai giovani in difficoltà . Esso incoraggia la partecipazione attiva degli studenti nelle attività scolastiche, proponendo un approccio inclusivo e orientato all’ascolto. La senatrice Elena Murelli, membro della Commissione Sanità e Lavoro del Senato, ha sottolineato l’importanza di avere uno sportello psicologico nelle scuole, un’iniziativa che alcuni istituti superiori stanno già attuando grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca.
Oltre alla figura dello psicologo, è altresì fondamentale avere educatori che possano fungere da mediatori tra gli studenti e il sistema scolastico. Questi educatori possono svolgere un ruolo cruciale, poiché sono in grado di instaurare un dialogo aperto e informale, spesso più fruttuoso rispetto alle interazioni tradizionali con adulti e genitori. Attraverso una maggiore interazione quotidiana, è possibile individuare i segni di disagio che possono manifestarsi in comportamenti problematici, come il bullismo o i disturbi alimentari.
Interventi di prevenzione: il piano 2021-2025
Le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna hanno avviato un piano di prevenzione per il periodo 2021-2025, attuando misure che mirano a prevenire i disturbi mentali tra i giovani. La senatrice Murelli ha evidenziato come l’Italia sia pioniere in questo campo, avendo creato reparti dedicati ai problemi neuropsichiatrici infantili e adolescenziali. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni e le iniziative avviate, ci sono ancora problematiche da risolvere.
Diversi centri di ascolto sono attualmente inefficaci e non riescono a fornire il supporto necessario ai ragazzi. È indispensabile un impegno concreto da parte delle istituzioni per garantire che giovani e famiglie abbiano accesso a centri di assistenza adeguati, sia nelle scuole che nel territorio. Questo approccio mira a seguire i ragazzi dalla diagnosi fino al processo di cura, sottolineando l’importanza di una prevenzione efficace per evitare l’insorgere di disagi più gravi.
La necessità di un dialogo aperto e inclusivo
Un elemento cruciale emerso nella discussione è la riluttanza degli studenti a chiedere aiuto. Molti giovani preferiscono non condividere le proprie difficoltà con amici o familiari per paura del giudizio e dello stigma. È qui che il dialogo con una figura terza, come l’educatore, può rivelarsi fondamentale. Creare un ambiente in cui gli studenti si sentano liberi di esprimersi è essenziale per il loro benessere mentale.
Incrementare l’insegnamento di educazione civica nelle scuole potrebbe rappresentare un’opportunità per promuovere la partecipazione all’interno dei gruppi, migliorando l’empatia e le relazioni interpersonali. Attraverso questo approccio, si possono gettare le basi per una società più inclusiva, dove i giovani si sentano ascoltati e compresi, riducendo così il rischio di comportamenti devianti e malessere psicologico.
Sforzi comuni da parte di scuole, famiglie e istituzioni sono fondamentali per affrontare questa crescente crisi di salute mentale tra i giovani, favorendo una cultura della prevenzione e dell’ascolto attivo.
Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Marco Mintillo