Aumentano le gare clandestine e gli abusi sui passi dolomitici, alto adige alza la voce sulle norme

Aumentano le gare clandestine e gli abusi sui passi dolomitici, alto adige alza la voce sulle norme

Le Dolomiti affrontano problemi crescenti di raduni non autorizzati, gare clandestine e campeggi abusivi; Daniel Alfreider chiede norme chiare e strumenti efficaci per garantire sicurezza e tutela ambientale.
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Le Dolomiti affrontano crescenti problemi legati a raduni non autorizzati, gare clandestine e rumori molesti. L’assessore Daniel Alfreider chiede norme più chiare e strumenti efficaci per migliorare i controlli e garantire sicurezza e rispetto ambientale nelle zone montane. - Gaeta.it

Le Dolomiti, oltre a fare i conti con il turismo di massa, affrontano un problema crescente legato ai raduni non autorizzati di auto e moto, le gare clandestine, il rumore e i campeggi abusivi sulle strade di montagna. L’assessore altoatesino Daniel Alfreider ha messo in evidenza le difficoltà nell’arginare questi fenomeni, soprattutto per la mancanza di chiarezza normativa riguardo ai dispositivi di controllo della velocità lungo i passi alpini.

La pressione dei raduni e delle gare non autorizzate nei passi dolomitici

Negli ultimi due anni si è visto un aumento consistente di eventi di auto e moto che violano le regole nei luoghi più sensibili delle Dolomiti. Raduni non autorizzati e gare clandestine disturbano non solo la quiete ambientale ma mettono a rischio la sicurezza di chi frequenta le zone di montagna. L’episodio più recente è avvenuto la notte del 30 luglio al passo Gardena. Un’auto di grande cilindrata è uscita di strada intorno alle 23:30, costringendo i vigili del fuoco volontari a intervenire tempestivamente. Questo tipo di incidenti riassume bene una situazione che ormai è diventata difficile da gestire.

Daniel Alfreider ha più volte sottolineato che “non è possibile contare solo sulle forze dell’ordine e la polizia locale per monitorare 24 ore su 24 questi fenomeni.” Le risorse umane sono limitate, soprattutto in aree così vaste e difficili da sorvegliare. La mancanza di un sistema chiaro e uniforme per la gestione di questi eventi rende più complicata l’azione preventiva. La sensazione è che senza un intervento normativo deciso da parte del ministero competente, molte situazioni di rischio continueranno a ripetersi.

Il ruolo delle forze dell’ordine e le difficoltà nei controlli

I controlli di velocità in quota sono affidati a polizia, carabinieri e polizia municipale. Questi corpi si avvalgono di strumenti come controlli mobili, speed-check-box e autovelox fissi. In Alto Adige però, oggi, esiste soltanto un autovelox fisso, collocato al passo Rombo. Questo limita la capacità di intervenire in modo efficace lungo tutte le strade delle Dolomiti. In particolare, i controlli su veicoli rumorosi rappresentano una sfida ancora più complessa.

Anche i controlli sul rumore risultano più difficili da effettuare. Non solo perché richiedono apparecchiature specifiche, ma anche perché vanno fatti in punti dove il traffico si concentra improvvisamente durante raduni e gare. Questo rende quasi impossibile monitorare continuamente la zona senza un coordinamento rafforzato e un supporto giuridico più chiaro per l’approvazione e l’omologazione di nuovi sistemi di rilevamento.

La richiesta di norme chiare per la gestione del traffico in montagna

Daniel Alfreider ha ribadito la necessità di un intervento diretto e chiaro da parte del ministero che si occupa della circolazione stradale. Secondo l’assessore, è essenziale definire meglio le procedure per approvare nuovi radar e omologare strumenti utili per procedere contro le infrazioni. Senza questi passaggi, le amministrazioni comunali e le forze dell’ordine locali resteranno in difficoltà.

Questo appello nasce dall’esperienza diretta sul territorio. I passi dolomitici sono aree delicate, molto frequentate dai turisti ma anche luogo di eventi non autorizzati che rischiano di rovinare l’ambiente e mettere in pericolo persone. Alfreider ha sottolineato che “non si tratta di limitare il turismo o la frequentazione delle montagne, ma di garantire regole chiare e strumenti efficaci per mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico.”

Con queste premesse, il caso altoatesino può diventare un esempio per altre realtà alpine che affrontano problematiche simili in Italia e anche oltre confine. Il confronto tra amministratori, forze dell’ordine e ministero dovrà portare a una risposta normativa rapida e concreta, capace di arginare gli abusi senza bloccare le attività legittime nei passi delle Dolomiti.

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