La sede della Commissione per i diritti umani del Kenya è stata presa di mira da un gruppo armato proprio durante una conferenza stampa che anticipava le proteste nazionali del 7 luglio, una giornata segnata da eventi decisivi per la lotta ai diritti civili nel paese. L’episodio ha acceso nuovi riflettori sulle tensioni crescenti a Nairobi e ha evidenziato le difficoltà incontrate dalle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani.
L’attacco durante la conferenza stampa alla khrc
Il 6 luglio, mentre la Khrc teneva una conferenza stampa per denunciare arresti arbitrari, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali, la sede dell’organizzazione a Nairobi è stata improvvisamente assalita da circa 20 uomini. Secondo testimoni e agenzie di stampa come Afp, diversi assalitori erano armati di bastoni e hanno fatto irruzione urlando e minacciando i presenti. L’attacco ha avuto luogo mentre la commissione stava lanciando un appello per la fine delle violazioni dei diritti civili che hanno caratterizzato le ultime settimane. Questo episodio ha sconvolto la comunità umanitaria e politica del Kenya, aggiungendo un ulteriore stato di allarme in vista delle proteste programmate per il giorno successivo.
Le proteste nazionali e le misure di sicurezza a nairobi
Il 7 luglio rappresenta una data importante per molti attivisti e cittadini kenioti, che si preparavano a scendere in piazza per chiedere al governo maggior tutela dei diritti umani e rispetto per le libertà civili. In previsione di un’intensa giornata di manifestazioni, la capitale Nairobi è stata posta sotto stretta sorveglianza da parte delle autorità. Le forze dell’ordine, supportate dall’esercito nazionale, hanno preso il controllo di punti nevralgici della città, istituendo veri e propri cordoni di sicurezza. L’intervento militare al fianco della polizia sottolinea la preoccupazione manifestata dal governo per il possibile escalation di violenze e disordini durante le proteste.
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Il bilancio delle recenti manifestazioni e le reazioni delle ong
Le tensioni diffuse da settimane si riflettono già con violenza negli ultimi eventi di piazza. Il 25 giugno, una giornata di manifestazioni durata diverse ore, ha lasciato sul terreno un bilancio pesante: almeno 19 persone sono morte, più di 500 hanno riportato ferite e sono stati effettuati almeno 626 arresti, secondo dati raccolti dalle organizzazioni non governative che monitorano la situazione. Le ONG hanno puntato il dito contro le forze dell’ordine, accusate di usare metodi repressivi sproporzionati e violare i diritti dei manifestanti. Le richieste di Khrc, tra cui la stessa Commissione, si sono concentrate sull’abolizione degli arresti senza giustificazione, il contrasto alle sparizioni e la cessazione di azioni violente da parte dello Stato.
Il clima restava teso nella capitale keniota mentre i cittadini e gli attivisti si preparavano a una giornata di protesta resa ancora più delicata dagli ultimi episodi violenti. Le istituzioni locali e la comunità internazionale osservavano con attenzione l’evoluzione della situazione in un paese dove la difesa dei diritti civili si confronta spesso con la repressione.