Assoluzione per il vicequestore Giuseppe Accroglianò: il Tribunale di Bologna dichiara il fatto non sussistente

Assoluzione per il vicequestore Giuseppe Accroglianò: il Tribunale di Bologna dichiara il fatto non sussistente

Il Tribunale di Bologna assolve il vicequestore Giuseppe Accroglianò, accusato di interruzione di pubblico servizio all’hub vaccinale, sollevando interrogativi su diritto alla salute e libertà d’informazione.
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Assoluzione per il vicequestore Giuseppe Accroglianò: il Tribunale di Bologna dichiara il fatto non sussistente - Gaeta.it

Il Tribunale di Bologna ha emesso una sentenza di assoluzione totale a favore del vicequestore Giuseppe Accroglianò, il quale era stato accusato di interruzione di pubblico servizio in seguito a un episodio avvenuto all’hub vaccinale di Casalecchio. L’assoluzione è arrivata a distanza di quasi due anni dall’accaduto e ha svelato un contesto complesso legato alle misure di contenimento della pandemia da Covid-19. La decisione della giudice Simona Siena ha sollevato interrogativi sull’operato delle autorità e sul bilanciamento tra diritto alla salute e libertà di informazione.

Il caso di Giuseppe Accroglianò: cosa è successo?

Giuseppe Accroglianò, vicequestore della polizia, si è trovato sotto inchiesta dopo aver fatto visita a un hub vaccinale nel gennaio 2022. All’epoca, l’Italia stava affrontando un’emergenza sanitaria senza precedenti a causa della pandemia. L’accusa sostenuta dalla Procura era legata alla sua condotta all’interno della struttura di vaccinazione, che ha destato non poca preoccupazione. Accroglianò si era presentato lì accompagnato da un avvocato e, nel corso dell’appuntamento, aveva posto una serie di domande rivolte al medico di turno. Le sue domande riguardavano la validità del vaccino, i possibili effetti collaterali e il contenuto del preparato.

Le informazioni richieste dal poliziotto, a quanto riportato, non hanno soddisfatto le sue aspettative. In un successivo e controverso sviluppo dell’episodio, Accroglianò ha contattato il numero di emergenza 112, chiamando i carabinieri per presentare ulteriori interrogativi. All’arrivo delle forze dell’ordine, il vicequestore si è presentato e ha continuato a porre le sue domande, sollevando il sospetto di aver interferito con il normale svolgimento delle operazioni di vaccinazione. A conclusione dell’episodio, Accroglianò è stato sospeso dal servizio per non aver rispettato l’obbligo vaccinale.

Le accuse e la richiesta di condanna

L’azione legale contro Accroglianò ha suscitato un acceso dibattito pubblico e un’indagine da parte delle autorità competenti. La Procura ha avviato un’inchiesta, ritenendo che il comportamento del vicequestore fosse strumentale e mirato a ostacolare l’erogazione del servizio vaccinale di emergenza. Al termine delle indagini, l’accusa ha chiesto un decreto penale per una condanna di due mesi, con il riconoscimento di attenuanti generiche, sottolineando la gravità della condotta e il potenziale impatto sull’accesso dei cittadini ai servizi di salute pubblica.

In risposta a queste accuse, Giuseppe Accroglianò ha ingaggiato un legale, l’avvocato Alessandro Ariemme. Accroglianò ha opposto la richiesta della Procura e ha ottenuto un giudizio immediato, segnando l’inizio di un processo che avrebbe messo in discussione il diritto dell’individuo a ricevere informazioni e a fare domande riguardanti la propria salute in un contesto di emergenza.

Il verdetto e le motivazioni dell’assoluzione

Il processo ha visto la difesa presentare un’argomentazione articolata, chiedendo l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Nel corso dell’udienza, l’avvocato Ariemme ha sottolineato come le domande di Accroglianò al personale medico non abbiano superato i sedici minuti, non configurando quindi un’interruzione del servizio pubblico. La difesa ha anche citato una sentenza relativa a un caso simile, evidenziando che il tempo impiegato da un cittadino per comprendere questioni legate alla propria salute non può configurarsi come un’infrazione.

Al termine del dibattimento, la giudice Simona Siena ha accolto la richiesta della difesa, decretando l’assoluzione totale per Accroglianò. Le motivazioni dettagliate del verdetto saranno rese note entro i prossimi novanta giorni, acuendo ulteriormente l’interesse verso un caso che ha alimentato un dibattito su leggi, diritti e doveri in tempo di pandemia.

La vicenda di Giuseppe Accroglianò solleva questioni più ampie riguardanti il diritto all’informazione e alla salute, rimarcando l’importanza di tutelare i cittadini in situazioni delicate come quelle vissute durante l’emergenza sanitaria globale. Questo episodio funge da spunto per riflessioni su come gestire le interazioni tra pubblico e autorità sanitarie, soprattutto in momenti di crisi.

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